Voglio anch’io un ministro così

Shahbaz Bhatti, 1968-2011. Ministro per le minoranze religiose in Pakistan assassinato il 2 marzo.

Come molti sanno quest’uomo, ministro per le minoranze religiose in Pakistan è stato assassinato in questi giorni dai fondamentalisti perchè si è pronunciato a favore di Asia Bibi e contro la legge sulla blasfemia in quel paese.

Questo è il suo testamento.

«Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia. Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di Gesù. Fu l’amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico. Mi è stato richiesto di porre fine alla mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora — in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan— Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese.

Molte volte gli estremisti hanno desiderato uccidermi, imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Io dico che, finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri.

Credo che i cristiani del mondo che hanno teso la mano ai musulmani colpiti dalla tragedia del terremoto del 2005 abbiano costruito dei ponti di solidarietà, d’amore, di comprensione, di cooperazione e di tolleranza tra le due religioni. Se tali sforzi continueranno sono convinto che riusciremo a vincere i cuori e le menti degli estremisti. Ciò produrrà un cambiamento in positivo: le genti non si odieranno, non uccideranno nel nome della religione, ma si ameranno le une le altre, porteranno armonia, coltiveranno la pace e la comprensione in questa regione.

Credo che i bisognosi, i poveri, gli orfani qualunque sia la loro religione vadano considerati innanzitutto come esseri umani. Penso che quelle persone siano parte del mio corpo in Cristo, che siano la parte perseguitata e bisognosa del corpo di Cristo. Se noi portiamo a termine questa missione, allora ci saremo guadagnati un posto ai piedi di Gesù ed io potrò guardarLo senza provare vergogna».

Tratto da “Shahbaz Bhatti. Il testamento spirituale” – il Corriere della Sera,

http://it.wikipedia.org/wiki/Shahbaz_Bhatti

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    12 pensieri riguardo “Voglio anch’io un ministro così”

    1. «E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico.»

      Vuoi un ministro per le minoranze religiose interessato a proteggere i propri correligionari?

      Io preferisco Salmaan Taseer, morto perché difendeva una cristiana, lui musulmano. Non pensi che sia più nobile, come gesto?

      1. Vuoi un ministro per le minoranze religiose interessato a proteggere i propri correligionari?

        Non ti viene forse il dubbio che potevo voler dire che “vorrei un ministro pronto a dare la vita per la giustizia”? Era un’allusione ironica a certi ministri dalle nostre parti che viaggiano su standard molto diversi…. C’è infatti anche un modo diverso di vedere le cose, che non applicare ad altri le proprie stesse categorie di faziosità.

        Io preferisco Salmaan Taseer, morto perché difendeva una cristiana, lui musulmano. Non pensi che sia più nobile, come gesto?

        Mi colpisce molto l’uso della parola “preferisco”.

        Di fronte a fatti così gravi non dovremmo invece (per una volta!) essere tutti d’accordo? Non ho voluto citare Taseer (pur conoscendone la vicenda) e mi sono ben guardato dal fare un accostamento o esprimere una “preferenza” fra i due. Mi svilirebbe.

        Non “preferisco” nessuno dei due: entrambi sono morti per la giustizia. E siccome per me la giustizia è Gesù Cristo, entrambi sono morti per Cristo. L’unica “differenza” (che è ben altra cosa dalla “preferenza”) è che uno non sapeva di morire per Cristo, mentre l’altro ne era pienamente cosciente.

        Se Asia Bibi fosse stata invece accusata non di blasfemia ma, diciamo, di adulterio come mussulmana, ne devo dedurre che secondo il tuo schema di pensiero, applicato specularmente, avresti “preferito” Bhatti a Taseer? Prova invece per un attimo a dimenticare il fatto che Bhatti era cattolico e che Taseer era mussulmano, così sono certo riuscirai a vedere più chiaramente con lucidità la grandezza dei loro gesti, senza pregiudizi sulle loro appartenenze. E, sono certo, riuscirai a vederli più come li vede Dio. Non giudicare le persone in base alla fazione cui appartengono, ma in base ai gesti reali e concreti che essi compiono nella loro vita (come faceva Cristo, appunto).

        Questa faziosità, credimi, è davvero inopportuna, fatta dietro la pelle di gente innocente, morta violentemente, non solo per la libertà dei Pakistani, ma lasciami dire, per tutti noi.

        Un altro motivo per cui il solo fatto di stabilire una “preferenza” mi imbarazza, è la coscienza che io stesso non mi sento che avrei avuto il coraggio di donare la vita come questi due eroi, quindi ho una certa vergogna a volermi mettere arbitro e dire chi dei due “preferisco” come fosse un menù da cui scegliere “il più buono”.

        Dice infatti il Signore: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” (Gv 15,13). Se dunque dare la vita per la giustizia è il massimo dell’amore, come possiamo stabilire una “preferenza” fra chi ha dato, appunto, il massimo di ciò che poteva? Quando hai dato la vita non ti rimane più niente, hai donato tutto. Proprio per questo grande è il tuo tesoro in cielo.

        Dal mio punto di vista, cristiano, tanto Bhatti che Taseer testimoniano la grandezza di Cristo: il primo perché ha mostrato che è possibile seguirlo direttamente come discepolo; il secondo perché ha mostrato che anche chi non crede in Lui perché non lo conosce, può essere chiamato, con altrettanta efficacia, a donare la vita come ha fatto Cristo per la giustiza esattamente allo stesso modo, mostrando che lo Spirito Santo non è una “proprietà privata” dei cristiani (o del conclave quando si elegge il Papa, per i cattolici), ma elargisce a tutti gli uomini i suoi doni: doni che i cristiani non hanno il diritto di monopolizzare, ma sono solo chiamati a custodire, testimoniare, annunciare, a renderli “espliciti” al mondo, conformemente al mandato di Cristo.

        Tutto questo apre una speranza e una ampiezza di vedute ben più grande che non la mera faziosa appartenenza religiosa che tu suggerisci con la tua frase mi pare provocatoria; pur essendo un giusto ambito di distinzione, è sempre a rischio il meschino e umano partitismo o tifoseria. La Sposa di Cristo, che è Chiesa, ripete senza sosta nella Storia che Cristo non è morto solo per Bhatti, ma anche per Taseer. Se Lui, Cristo, proprio sulla croce, non ha fatto alcuna “preferenza”, neanche contro chi lo insultava e schermiva, come posso farla io? Bisogna distinguere negli atti i meriti dal significato.

        Vale la pena, a tal proposito, leggersi la Nostra Aetate, del Conc.Vaticano II.

        Grazie davvero per il tuo commento.

    2. Sorprende molto anche me il fatto che si accusi, implicitamente, di faziosità un uomo che è morto per difendere i diritti di minoranze perseguitate, sebbene quelle minoranze fossero della sua stessa religione; forse non è “politicamente corretto” che un cristiano difenda i diritti umani di altri cristiani? Come se aiutare i cristiani fosse già di per sè faziosità, e non solidarietà! E contemporaneamente non si fa il minimo accenno di critica ai fondamentalisti, che opprimono le minoranze ed hanno ucciso il ministro…

      1. @Massimiliano

        ciao Massimiliano, grazie per essere tornato su questo blog!

        Condivido quello che hai scritto, anche se in realtà ilCensore ha (solo parzialmente) ragione quando dice che ti riferisci alla persona sbagliata: in realtà lui lo ha fatto nel suo blog.

        @ilCensore
        non essere ingiustamente servero con Massimiliano: egli non conosce il tuo blog e quindi si riferiva evidentemente solo a quanto hai scritto qui.

    3. «Non ti viene forse il dubbio che potevo voler dire che “vorrei un ministro pronto a dare la vita per la giustizia”?»

      Ma non è quello che ha fatto Bhatti, il quale ha dato la vita per i cristiani del suo paese:

      «Fu l’amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. […] E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico. […] Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora — in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan— Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. […] finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri.»

      «Di fronte a fatti così gravi non dovremmo invece (per una volta!) essere tutti d’accordo? Non ho voluto citare Taseer (pur conoscendone la vicenda) e mi sono ben guardato dal fare un accostamento o esprimere una “preferenza” fra i due. Mi svilirebbe.»

      «Svilirebbe». Per caso, avevo scritto un post intitolato proprio «Non svilite il significato della morte di Shahbaz Bhatti ». In quell’articolo dicevo che Bhatti è morto «per difendere i diritti di tutti», e che trattarlo come un martire cristiano, come una persona che è morta «per la propria fede» sia equivalente a svilirne il sacrificio.

      Non credi che chi lotta per i diritti degli altri, per i diritti di chi non la pensa come lui, possa essere detto «migliore» di chi lotta per i propri diritti, per la propria gente? Non pensi che il mondo debba andare d’accordo nella tutela dei diritti di tutti, e non solo di quelli propri?

      Questo è il senso del mio commento.

      «Prova invece per un attimo a dimenticare il fatto che Bhatti era cattolico e che Taseer era mussulmano, così sono certo riuscirai a vedere più chiaramente con lucidità la grandezza dei loro gesti, senza pregiudizi sulle loro appartenenze.»

      Ma questo lo faccio già, anzi, li credo ugualmente grandi perché hanno lottato contro l’ingiustizia. L’ho scritto nell’articolo.

      Ma se di Bhatti sottolinei il testamento cristiano, se di lui evidenzi le motivazioni che lo hanno spinto a lottare per i propri correligionari, se i vescovi pachistani lo definiscono un «martire per la fede», si finisce per sottolineare il fatto che Bhatti era cattolico, invece di dimenticarsene. E per questo il suo sacrificio ne esce svilito: passa dalla difesa dei diritti di tutti alla difesa dei diritti dei suoi correligionari.

      Quello di Taseer è un gesto che non tiene conto della religione degli oppressi. Facciamo che questo valga anche per il sacrificio di Bhatti.

      «Questa faziosità, credimi, è davvero inopportuna, fatta dietro la pelle di gente innocente, morta violentemente, non solo per la libertà dei Pakistani, ma lasciami dire, per tutti noi.»

      Non credo che questa faziosità mi appartenga; voglio credere che ci sia stato un malinteso.

      Ciao

    4. «Sorprende molto anche me il fatto che si accusi, implicitamente, di faziosità un uomo che è morto per difendere i diritti di minoranze perseguitate, sebbene quelle minoranze fossero della sua stessa religione; forse non è “politicamente corretto” che un cristiano difenda i diritti umani di altri cristiani? Come se aiutare i cristiani fosse già di per sè faziosità, e non solidarietà!»

      Se di Bhatti sottolinei il fatto che fosse un cristiano che lottava per i cristiani, ne svilisci il sacrificio. Taseer è morto perché difendeva il diritto di religione di una minoranza cui non apparteneva; spero che vogliate dire di Bhatti la stessa cosa, non sottolinearne il «martirio per fede», che di per sé è partigianeria.

      «E contemporaneamente non si fa il minimo accenno di critica ai fondamentalisti, che opprimono le minoranze ed hanno ucciso il ministro…»

      Stai indirizzando le tue critiche alla persona sbagliata, Massimiliano.

    5. Ma non è quello che ha fatto Bhatti, il quale ha dato la vita per i cristiani del suo paese:

      Ti ricorto e ripeto ancora che per un cristiano la giustizia e Cristo sono la stessa cosa. Chi muore per l’una muore per l’altra. Se leggi le parole di Bhatti con questa chiave interpretativa, ti accorgerai che egli intendeva esattamente questo. E così l’ho inteso io.

      Questo è il senso del mio commento.

      Avevo letto il tuo post, ma quello che ho scritto qui si riferiva solo a quello che hai scritto qui, non a quel post.
      Se volessi commentare il tuo post, avrò la buona educazione di farlo sul tuo blog 🙂

      Quello di Taseer è un gesto che non tiene conto della religione degli oppressi. Facciamo che questo valga anche per il sacrificio di Bhatti.

      Questo proprio non l’ho capito. Cosa vuol dire?

      Non credi che chi lotta per i diritti degli altri, per i diritti di chi non la pensa come lui, possa essere detto «migliore» di chi lotta per i propri diritti, per la propria gente?

      Bella la domanda, Censore.

      Risposta secca:

      no, non credo affatto che questo sia un “valore di per se”.

      Ecco il perché:

      Prima di tutto dipende da quali sono i contenuti di questi diritti, cioè da quale è il modello di giustizia che decidiamo di assumere.

      Secondo (e più importante): se accettassimo una qualche “misura” di questo tipo dovremmo accettare il fatto che l’aiuto del “diverso” (qualunque cosa sia questo “diverso”) diventerebbe ipso-facto di “maggiore” importanza, con la conseguenza di “misurare” in qualche modo l’amore basato non più sulla carità autentica ma in base ad altre etichette esterne, in base a “misure” umane, e quindi artificiali.

      Le conseguenze sarebbero del tipo (banalizzo, ma tanto per rendere l’idea):

      • Se un cristiano salva la vita a mussulmano è “meglio” che se la salva a cristiano
      • Se un uomo aiuta una donna è “meglio” che se la fa a un uomo
      • Se un bianco aiuta un nero è “più bello” e “più buono” che se aiuta un bianco
      • Se un israeliano salva la vita a un palestinese è “più bello” e “più buono” che se lo fa a israeliano

      …e così via discorrendo….

      il Signore, invece, dice di amare “senza misura”. Che non vuol dire solo “in modo illimitato”. Ma anche “senza fare misure di alcun tipo”. Misurare vuol dire comparare, confrontare, mettere sulla bilancia: questo non è evangelico, se si ama si ama punto e basta. Non importa come, non importa con quale criterio, non importa chi e perché. E se non importa allora vuol dire che ogni criterio è accetato, che ogni modo è buono. Non importa neanche con quali risultati e con quali impatti quantitativi o qualitativi. Famosa la citazione di S. Agostino “ama e fa ciò che vuoi”. Vuol dire questo.

      Nell’episodio sconcertante di Maria di Betania che “spreca” dell’olio preziosissimo di nardo versandolo sul capo di Gesù (Mc 14,3-9), i discepoli avevano obiettato: “che spreco! non si poteva vendere quell’olio per 200 denari e darlo ai poveri?” e sono meravigliati dalla risposta del Signore che non li asseconda e dice “i poveri li avrete sempre con voi, me invece non avrete sempre” e dice di lasciar stare, e che anzi quella donna aveva “molto amato”. Sconcertante. Scandaloso.

      Al Signore non importa se tu con i tuoi 200 denari fai il vaccino a venti poveri o dai l’istruzione e la scuola a un solo bambino oppure se compri un giocattolo di lusso a un bambino povero che lo desiderava (che spreco! eh?) oppure se spendi tutta la vita per convertire un amico alla fede. Allo stesso modo non importa se ami “il fratello cristiano perché cristiano”, o il mussulmano proprio perchè “diverso da te”: ogni cosa è preziosa ai suoi occhi, se hai amato davvero. Lui non fa “misure” come lo facciamo noi.

      Questi esempi mostrano quanto il Vangelo sia controcorrente e fortemente contrario alla nostra comune intuizione che tende sempre a voler “misurare” sempre tutto in qualche modo. Non avremmo forse anche noi detto “non si poteva vendere quell’olio prezioso per 200 denari e darlo ai poveri?”.

      E’ la logica del “et-et” opposta a quella del “out-out”, una delle cose più difficili da accettare del Vangelo, perché meno intuitive. Il Signore ci dice che ognuno di questi modi di amare “esprime un qualcosa di bello” ed è quindi prezioso, l’importante è che ami davvero. Amare cioè “senza misura”. Come fa il Signore, appunto: duro da praticare, duro da accettare in un mondo che è abituato a “misurare” tutto: dal PIL interregionale alla Co2 emessa per un vasetto di yogurt.

      Poi ci sarebbe il discorso della vocazione, strettamente legata al “modo di amare”, ma… dovrei divagare troppo, ed evito.

      Non pensi che il mondo debba andare d’accordo nella tutela dei diritti di tutti, e non solo di quelli propri?

      E’ una domanda populista, retorica, da comizio elettorale. Di quelle che tutti sono tentati a rispondere “si , certo come no!”. Poi però, se vai ad approfondire certe parole, ti accorgi ad esempio che “non tutti” intendono i “diritti” allo stesso modo: come la mettiamo? Per molti ad esempio in Pakistan è un diritto lapidare Asia Bibi. Perchè? Semplice: sta scritto sul Corano; vaglielo a spiegare…

      Non credo che questa faziosità mi appartenga; voglio credere che ci sia stato un malinteso.

      Con queste parole non voglio esprimere un giudizio su di te: accetto l’offerta di malinteso, ma piuttosto volevo manifestare una mia impressione personale.

      A me sembra, però che vedi davvero tutto in senso fazioso / partititco / politically correct. Non volevo dire che sei fazioso: si può non essere fazioso in qualcosa ma vedere il mondo intorno a se come tale. E’ un modo di vedere.

      Mi spiego: lo confermi tu stesso ancora una volta con le parole “sottolineare il «martirio per fede», è di per sé partigianeria”.

      Mi pare che pensi che sia una partigianeria perché credo che vedi le cose in modo partigiano e proietti sugli altri gli stessi criteri di partigianeria, pensando che non ce ne possono essere degli altri. Ma ti invito a scoprire anche prospettive diverse di vedere le cose: le prospettive cioè inclusive (et-et) e non esclusive (out-out) come appunto spiegavo sopra con l’esempio dei 200 denari da spendere e l’olio di nardo. La logica cioè non del “questo o quello” ma del “questo per una ragione e del quello, anche, per un altro motivo”.

      Proclamare Bhatti martire non è credimi partigianeria da quattro soldi, perché ogni cosa ha il suo senso, il suo significato simbolico, che rimanda a qualcosa di specifico, di suo proprio, di prezioso, di bello. Ecco perché conta l’et-et e non l’out-out. Non è tutto sempre riducibile, come pensi, alla partigianeria. C’è anche altro. La partiginaeria esiste perchè ci sono le menti di partigiani, gli occhi e le orecchie di partigiani, le bocche di partigiani, i cuori di partigiani.

      Ma Cristo, credimi, è tutta un’altra cosa rispetto a queste partigianeria: in esso si respira la vera libertà, perché supera ogni partigianeria, in un certo senso “includendole” tutte, superandole. E desta per questo un certo sconcerto in questo mondo che vuole sempre “misurare” tutto.

      Grazie per il tuo importante stimolo. Non avevo mai pensato a queste considerazioni e grazie a te “mi sono uscite”.

    6. «Ti ricorto e ripeto ancora che per un cristiano la giustizia e Cristo sono la stessa cosa. Chi muore per l’una muore per l’altra. Se leggi le parole di Bhatti con questa chiave interpretativa, ti accorgerai che egli intendeva esattamente questo. E così l’ho inteso io.»

      Ha mai scritto «voglio impegnarmi per tutte le minoranze, a prescindere dalla loro religione?»

      «Questo proprio non l’ho capito. Cosa vuol dire?»

      Taaser non difendeva i propri correligionari, ma persone di una religione differente. Se dici che Bhatti è un «martire per la fede», morto per la difea dei cristiani oppressi, non puoi affermare lo stesso.

      «Secondo (e più importante): se accettassimo una qualche “misura” di questo tipo dovremmo accettare il fatto che l’aiuto del “diverso” (qualunque cosa sia questo “diverso”) diventerebbe ipso-facto di “maggiore” importanza, con la conseguenza di “misurare” in qualche modo l’amore basato non più sulla carità autentica ma in base ad altre etichette esterne, in base a “misure” umane, e quindi artificiali.»

      Se leggessi sul giornale che una persona stava affogando, ma ha nuotato con tutto l’impegno e si è salvata, ti stupiresti del suo gesto? Credo di no, dato che presumiamo che una persona si impegni al massimo per la propria vita.

      Se leggessi sul giornale che una persona stava affogando, e che suo padre si è gettato in mare e l’ha salvato a proprio rischio, ti stupiresti del suo gesto? Credo di no, ma stimeresti questo gesto più eroico di quello precedente, dato che il padre ha, per amore del proprio figlio, messo in pericolo la propria vita per salvare quella del figlio.

      Se leggessi sul giornale che una persona stava affogando, e che uno sconosciuto si è gettato in mare e l’ha salvato a proprio rischio, ti stupiresti del suo gesto? Credo di sì, e stimeresti questo gesto più eroico di quello precedente, dato che lo sconosciuto ha messo in pericolo la propria vita per salvare quella di una persona con la quale non aveva alcun legame.

      Se leggessi sul giornale che una persona stava affogando, e che il suo più acerrimo nemico si è gettato in mare e l’ha salvato a proprio rischio, ti stupiresti del suo gesto? Credo di sì, e stimeresti questo gesto ancora più eroico di quelli precedenti, al limite della follia, dato che il nemico aveva tutto da guadagnare dalla morte del proprio avversario e ha messo in pericolo la propria vita per salvare quella di una persona che avversava solo in nome di una solidarietà tra esseri umani.

      Come vedi, è assolutamente naturale stimare come più generoso un aiuto portato verso chi ci è lontano, col quale abbiamo solo blandi legami, piuttosto che un aiuto portato a chi ci è vicinissimo.

      «il Signore, invece, dice di amare “senza misura”. Che non vuol dire solo “in modo illimitato”. Ma anche “senza fare misure di alcun tipo”. »

      E perché ha bisogno di impartire questo comandamento? Perché evidentemente le persone tendono ad amare (e dunque aiutare) di più chi è loro vicino (parenti, colleghi, correligionari, compatrioti) piuttosto che chi è loro lontano.

      «Al Signore non importa se tu con i tuoi 200 denari fai il vaccino a venti poveri o dai l’istruzione e la scuola a un solo bambino oppure se compri un giocattolo di lusso a un bambino povero che lo desiderava (che spreco! eh?) oppure se spendi tutta la vita per convertire un amico alla fede.»

      E trovo la cosa moralmente aberrante, sinceramente.

      «E’ una domanda populista, retorica, da comizio elettorale. Di quelle che tutti sono tentati a rispondere “si , certo come no!”. Poi però, se vai ad approfondire certe parole»

      Il fatto che tu abbia dovuto scrivere «però» dimostra che non era retorica…

      «Per molti ad esempio in Pakistan è un diritto lapidare Asia Bibi. Perchè? Semplice: sta scritto sul Corano; vaglielo a spiegare…»

      Io ho chiesto a te se quello non sia il comportamento cui il mondo dovrebbe aspirare. Che c’entra il fatto che non sia condiviso da tutti ora? Cambia forse il giudizio morale?

      «Mi pare che pensi che sia una partigianeria perché credo che vedi le cose in modo partigiano e proietti sugli altri gli stessi criteri di partigianeria, pensando che non ce ne possono essere degli altri. »

      “Fazioso”, “partigiano”, significa che è interessato solo agli interessi di una parte. Tra me che chiedo che di Bhatti si sottolinei la difesa degli oppressi, e i vescovi pachistani che vogliono sottolineare la difesa degli oppressi cristiani, chi è “partigiano”?

      «Ma ti invito a scoprire anche prospettive diverse di vedere le cose: le prospettive cioè inclusive (et-et) e non esclusive (out-out) »

      Non puoi usare l’unguento per et profumare Gesù et sfamare i poveri: aut fai il gesto di venerazione verso un Dio incarnato che tra poco morirà, aut sfami i poveri.

      Come vedi, sono due prospettive diverse, ma non alternative, dato che una (et-et) è inapplicabile al caso.

      «Proclamare Bhatti martire non è credimi partigianeria da quattro soldi, perché ogni cosa ha il suo senso, il suo significato simbolico, che rimanda a qualcosa di specifico, di suo proprio, di prezioso, di bello. »

      Vero, ma per i vescovi pachistani il qualcosa di bello è il «sacrificarsi fino a morire per la fede», per me è il «sacrificarsi fino a morire per gli oppressi». Sono due prospettive diverse, certo, ma sono dello stesso valore? (occhio a non diventarmi relativista… :-D)

      «Ma Cristo, credimi, è tutta un’altra cosa rispetto a queste partigianeria: in esso si respira la vera libertà, perché supera ogni partigianeria, in un certo senso “includendole” tutte, superandole.»

      Bhatti ha scritto (enfasi mia): «fu l’amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero». Davvero tu non vedi una partigianeria in questo?

      È un piacere dialogare con te.

      1. 1. Ha mai scritto «voglio impegnarmi per tutte le minoranze, a prescindere dalla loro religione?»
        credo che dal suo testamento spirituale si evinca. Ma se anche non fosse così, non toglierebbe un epsilon al suo gesto (vedi sotto il perché).

        2. riguardo i vari “Se leggessi sul giornale….”
        certamente hai ragione quando parli di stupore: è umano e ragionevole vedere le cose nel modo che tu hai descritto. Se vogliamo dire che il gesto di Taseer “stupisce” più di quello di “Bhatti” … beh… certo che è così. Infatti tu parli di stupore e non di amore. Il che mi sembra corretto. Infatti non ha nulla a che vedere con la “misura” dell’amore, che è tutta un’altra cosa. La dichiarazione di Bhatti come martire della fede non ha niente a che vedere con questo “stupore” di cui parli.

        3. Perché evidentemente le persone tendono ad amare (e dunque aiutare) di più chi è loro vicino (parenti, colleghi, correligionari, compatrioti) piuttosto che chi è loro lontano.
        esatto: ma questo non vuol dire che il secondo “vale” più del primo.

        4. E trovo la cosa moralmente aberrante, sinceramente.
        e ne capisco benissimo le ragioni. Perchè non riesci a fare a meno di “misurare” le cose… i gesti d’amore. Si chiama utilitarismo: stabilire cioè un qualche criterio di “misura” per cose di questo tipo. Se ti sembra aberrante l’episodio di Maria di Betaria, ti sembrerà ancora più aberrante la parabola dei talenti (Mt 25,14-30) in cui Gesù conclude “Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.”. Se tutto questo ti scandalizza, non preoccuparti è tutto normale.
        E se questo ancora non ti basta e vuol scandalizzarti ancora di più, leggiti 1 Cor dal verso 20 in poi. In particolare i versi:

        23 noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;
        25 Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
        27 Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti,
        28 Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono

        Oggettivamente, cosa c’è di più stolto nell’adorare un crocefisso?
        Insomma se Betania e i Talenti ti sembrano stoltezza, scandalo, aberrazione: è tutto normale. Il Vangelo è uno scandalo, perchè “il mondo” tende “di suo” a ragionare in modo utilitarista. Se inizi a scandalizzarti davvero del Vangelo e di Cristo, allora vuol dire che stai iniziando a conoscerlo davvero.

        5. Cambia forse il giudizio morale?
        volevo semplicemente mettere in luce la debolezza della domanda retorica originaria. nulla più.

        6. Non puoi usare l’unguento per et profumare Gesù et sfamare i poveri
        non mi sono allora spiegato su l’ “et-et”. Et-et non significa fare tutte e due le cose insieme. Significa dare medesima dignità a entrambe anche se apparentemente sembrano opposte e esclusive una con l’altra. Significa accettare che decidere di fare una in favore dell’altra non significa togliere nulla al gesto anche quanto quello che scegliamo sembra avere “meno effetti buoni” come appunto accade nell’episodio di Maria di Betania: non sono infatti gli effetti che contano (utlilitarismo). Gesù infatti con quella risposta non voleva mica dire che l’elemosina ai poveri non era cosa buona, ma voleva dire che il gesto di Maria era alla pari.

        7. Sono due prospettive diverse, certo, ma sono dello stesso valore?
        La logica dell’et-et ci dice che entrambe (anche se apparentemente in contrasto una con l’altra) hanno la propria medesima dignità. Tu invece applichi la logica dell’out-out: ovvero quella di preferire una all’altra: ma per fare questo hai dovuto in qualche modo “misurare” in base a qualche criterio tuo: infatti la tua domanda “sono dello stesso valore?” presuppone proprio questa “necessità di misurare”.

        8. Davvero tu non vedi una partigianeria in questo?
        Se per partigianeria intendi un semplice e neutrale stato di fatto, certamente lo è.
        Se intendi invece un giudizio per cui “misuri” i gesti ponendo “gesto eroico partigiano=meno buono” e “gesto eroico antipartigiano=molto buono” allora non sono d’accordo assolutamente, perchè questo non può essere un criterio cristiano (fermo restando la validità circa quello che hai detto sopra sullo “stupore” come fatto e impressione umano – ma non dobbiamo farci prendere solo dalle emozioni e dalle impressioni). Come ripeto sono entrambi buoni, se fatti con il cuore e con l’orientamento giusto, come Cristo ci ha insegnato.

        È un piacere dialogare con te.
        grazie! Me too.

    7. Piccole aggiunte.
      «Ti ricorto e ripeto ancora che per un cristiano la giustizia e Cristo sono la stessa cosa. Chi muore per l’una muore per l’altra.»

      Taseer, moro per la giustizia, è dunque un «martire per la fede», secondo il punto di vista cristiano?

      «il Signore, invece, dice di amare “senza misura”. Che non vuol dire solo “in modo illimitato”. Ma anche “senza fare misure di alcun tipo”. »

      E tra Bhatti, che amava i cristiani oppressi fino al sacrificio, e Taseer, che avava gli oppressi di qualunque religione fino al sacrificio, chi ha rispettato il comandamento di Gesù?

      Ciao

      1. Taseer, moro per la giustizia, è dunque un «martire per la fede», secondo il punto di vista cristiano?

        sai già la risposta: ha senso risponderti? Prova a chiederti il perchè Taseer non può essere un martire della fede… anche se in concreto è morto per la giustizia.

        E tra Bhatti, che amava i cristiani oppressi fino al sacrificio, e Taseer, che avava gli oppressi di qualunque religione fino al sacrificio, chi ha rispettato il comandamento di Gesù?

        non so a quale comandamento di Gesù tu ti riferisca, comunque risponderei “entrambi”, solo che uno ne era cosciente, l’altro no, ma questo l’ho già detto. Se mi dai qualche riferimento (magari del testo evangelico) facciamo prima…

    8. «1. Ha mai scritto «voglio impegnarmi per tutte le minoranze, a prescindere dalla loro religione?» credo che dal suo testamento spirituale si evinca.»

      Credo di no. Dice esplicitamente che fu colpito dalla condizione dei cristiani, e che era disposto a sacrificarsi per aiutarli. Da nessuna parte parla di minoranze e basta, dice sempre minoranze cristiane.

      «certamente hai ragione quando parli di stupore: è umano e ragionevole vedere le cose nel modo che tu hai descritto. […] La dichiarazione di Bhatti come martire della fede non ha niente a che vedere con questo “stupore” di cui parli.»

      Dunque concordi che il gesto di Taseer è più nobile, più altruista di quello di Bhatti? Bhatti è morto a causa del suo amore per i suoi correligionari e del suo Dio, Taseer è morto per amore dei suoi nemici.

      «esatto: ma questo non vuol dire che il secondo “vale” più del primo.»

      Stavamo parlando del fatto che Gesù ordina di amare «senza misura», «in modo illimitato». Dunque, tra Bhatti che ha amato limitatamente ai suoi correligionari, e Taseer che ha amato senza limiti di sorta, chi ha rispettato quel comandamento?

      «Insomma se Betania e i Talenti ti sembrano stoltezza, scandalo, aberrazione: è tutto normale. Il Vangelo è uno scandalo, perchè “il mondo” tende “di suo” a ragionare in modo utilitarista.»

      Preferisco non commentare su di un testo che dice di essere stolto per confondere chi ragiona e per essere accettato dagli stolti; assumerò che sia vero per amor di discussione.

      Allora ti chiedo, dato che ritieni che il contenuto scandaloso del vangelo sia così importante, e dato che comandamenti come «ama il tuo nemico» sono scandalosi: chi è stato più scandaloso tra Bhatti e Taseer, chi ha amato i suoi amici o chi ha amato i suoi nemici?

      Per usare il tuo linguaggio, se dici che Bhatti è un «martire per la fede», piuttosto che un «martire per i diritti umani» (inclusi dunque quelli di coloro che non la pensano come lui), il suo gesto è meno scandaloso, meno corrispondente al comandamento «ama il tuo nemico».

      «volevo semplicemente mettere in luce la debolezza della domanda retorica originaria. nulla più.»

      Era una domanda di morale, di giusto o sbagliato; che non tutti facciano quello che è giusto non rendere quell’atto meno giusto, non è una debolezza.

      «Gesù infatti con quella risposta non voleva mica dire che l’elemosina ai poveri non era cosa buona, ma voleva dire che il gesto di Maria era alla pari.»

      Continuo a trovarlo aberrante.

      «Tu invece applichi la logica dell’out-out: ovvero quella di preferire una all’altra: ma per fare questo hai dovuto in qualche modo “misurare” in base a qualche criterio tuo»

      E come fai a scegliere se applicare la logica dell’et-et o quella dell’aut-aut (è latino, non inglese…)? Decidi a priori che tutte le cose hanno lo stesso valore? Se non lo fai, come credo, devi misurarle, ad un certo punto.

      E nota che misurare qualcosa non è sempre utilitarismo. Se dico che questa cosa è più giusta di quella, se ne misuro il valore, non sto facendo utilitarismo.

      «Se intendi invece un giudizio per cui “misuri” i gesti ponendo “gesto eroico partigiano=meno buono” e “gesto eroico antipartigiano=molto buono” allora non sono d’accordo assolutamente, perchè questo non può essere un criterio cristiano»

      Quindi Pietro Micca che si fa saltare in aria per evitare che i suoi commilitoni muoiano, e Giorgio Perlasca che rischia la vita per evitare che muoia gente che con lui non ha nulla a che fare sarebbero ugualmente buoni, in base al criterio cristiano?

      «Hai già la risposta: ha senso risponderti? Prova a chiederti il perchè Taseer non può essere un martire della fede… anche se in concreto è morto per la giustizia.»

      Vorrei che me lo dicessi tu. Se per te Taseer è morto per la giustizia, se tu sei cristiano, e se per un cristiano «la giustizia e Cristo sono la stessa cosa. Chi muore per l’una muore per l’altra», allora per te Taseer è morto per Cristo; perché non lo consideri martire per la fede?

      «E tra Bhatti, che amava i cristiani oppressi fino al sacrificio, e Taseer, che avava gli oppressi di qualunque religione fino al sacrificio, chi ha rispettato il comandamento di Gesù?

      non so a quale comandamento di Gesù tu ti riferisca, comunque risponderei “entrambi”»

      «Ama il tuo nemico», il comandamento “scandaloso”.

      Ciao

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