Il giappone è la patria dei sucidi, per cultura e radici storiche; ma ora la questione sta venendo allo scoperto, anche politicamente e come consapevolezza sociale del problema; “ai o kometa osekkai” suggerisce una possibile risposta.
Giappone. La patria dei suicidi. Uno ogni quarto d’ora. Anche la politica inizia a prendere sul serio coraggio il problema e a parlarne pubblicamente, abbattendo un tabù.
Non è raro che all’ingresso di una stazione della metropolitana di Tokyo si veda l’annuncio di un ritardo a causa di un “ginshinjico”, ossia un “incidente con una persona”: è la formula eufemistica con cui si definisce il suicidio di chi si è gettato tra i binari al passaggio di un treno. L’annuncio è ormai di routine. Il corpo viene rapidamente portato via, i moduli di polizia riempiti in tutta fretta e la circolazione riprende in tempi brevi, frenetica ed efficiente come sempre.
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In un recente dibattito televisivo a cui hanno partecipato tre giovani donne che avevano tentato il suicidio, una di esse, la 26nne Shinohara Eiji, ha raccontato il suo dramma, iniziato alle scuole medie superiori dove era presa in giro perché grassa. La continua umiliazione, anno dopo anno, la portò alla decisione di togliersi la vita. Al ritorno a casa dall’ospedale dove era stata ricoverata con le vene dei polsi tagliate, fu accolta dal padre che l’abbracciò. Era la prima volta in tutta la sua vita che riceveva un abbraccio da suo padre [in giappone e in genere in oriente il contatto fisico è rarissimo e anzi evitato, anche tra gli affetti in famiglia, NdR]. “Non ci siamo detti una parola, ma in quel momento, tra le sue braccia, ho capito che la vita era bella e degna di essere vissuta”.
Tutte e tre le giovani si sono trovate d’accordo nel ritenere che ciò di cui avrebbero avuto bisogno per vincere la disperazione era “ai o kometa osekkai”. “Ai o kometa” significa “essere accompagnate, motivate, dall’amore”, mentre “osekkai” vuol dire “essere oggetto di interesse e di cura”: un modo giapponese per far capire che avrebbero avuto bisogno di qualcuno che si fosse interessato con amore dei loro problemi. In parole più semplici, un po’ di amore le avrebbe trattenute da quel gesto estremo.
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Infondo è questo che desideriamo tutti. E’ ciò che da senso alla vita: un abbraccio d’amore.