E l’INPS ringrazia

una anziana si suicida dopo aver scoperto che gli hanno tagliato la pensione di 200 euro. E l’INPS ci guadagna.

Le riducono la pensione, anziana si uccide “sconvolta dall’ingiustizia”

“Solo ieri mia madre ha saputo da noi che la sua pensione era stata tagliata di 200 euro. Non sapeva darsi pace, era disperata, la riteneva un’ingiustizia”. E’ quanto ha detto Bruno, il figlio della donna di Gela suicidatasi dopo aver appreso che la sua pensione Inps era stata ridotta da 800 a 600 euro. “Gia’ dopo la morte di mio padre, Giuseppe, invalido al 100% con diritto all’accompagnamento, -racconta l’uomo- l’Inps aveva sospeso la pensione per 6 mesi. (notizia AGI.it) Leggi tutto “E l’INPS ringrazia”

Steve Jobs: santo laico o idolatra virtuoso?

Dopo la morte di Steve Jobs e il tanto clamore mediatico, come vedere le opere che questo uomo rappresenta con gli occhi della fede? Può essere definito un “santo laico”? Le sue virtù sembrano avere molte interessanti analogie con la fede cristiana e la testimonianza dei santi. Eppure non tutto sembra brillare, qualche dubbio viene.

Della morte di Steve Jobs se ne è parlato molto. Anche da un punto di vista della fede cristiana. In questa prospettiva ne ha parlato, tanto per fare qualche nome Famiglia Cristiana, Antonio Socci, La Bussola Quotidiana.  Condivido in particolare, per profondità di pensiero, il post sul blog di Antonio Spadaro, che ha rimarcato come la sua visione della vita e della morte sia assolutamente non banale. Per chi ha fede è non banale proprio perché detto da un non credente.

Al di la di certe polemiche, ci sono comunque parole (soprattutto nel ormai famoso discorso “siate affamati, siate folli”)  che possono suonare come vicine ad atteggiamenti simili a quella di certi santi. L’uomo credente non può non vedere in quelle parole  molti molti elementi cari proprio alla fede. Leggi tutto “Steve Jobs: santo laico o idolatra virtuoso?”

La speranza ‘inventata dai padroni’

Mario Monicelli dice che «La Speranza è un trappola. E’ una brutta parola. Non si deve usare. La speranza è una trappola inventata dai padroni». Siamo d’accordo?

Mario Monicelli, suicidatosi in questi giorni

Il suicidio di Monicelli mi ha fatto documentare e incuriosire sulla vita e il pensiero di questo personaggio. Dopo il post «Presidente, per quanto tempo ancora?» ho ascoltato una intervista a Mario Monicelli a Raiperunanotte. Si parla dell’Italia, del Duce, di Berlusconi…

Sono completamente d’accordo con tutto quello che il grande regista dice fino a 2’00”.  Ma poi prosegue (trascrivo il resto):

Giornalista: …non sento speranza dalla sue parole, maestro….

Monicelli: La Speranza è un trappola. E’ una brutta parola. Non si deve usare. La speranza è una trappola inventata dai padroni. Leggi tutto “La speranza ‘inventata dai padroni’”

Presidente, per quanto tempo ancora?

Lettera aperta al Presidente della Repubblica sulla sua uscita circa il suicidio del regista Mario Monicelli

Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana

On. Giorgio Napolitano.

Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

Signor presidente, lei ha affermato in questi giorni che il gesto di Mario Monicelli di porre fine alla sua vita sarebbe “un estremo scatto di volontà che bisogna rispettare” [1].

Le ricordo, Signor Presidente, che Mario Monicelli non era una persona qualunque, ma un personaggio pubblico. E come tutti i personaggi pubblici creano modelli di imitazione. Le ricordo, Signor Presidente, che anche lei non è una persona qualunque, ma un personaggio pubblico. Anzi il primo cittadino di questo paese. E come tutti i personaggi pubblici creano modelli di imitazione. Leggi tutto “Presidente, per quanto tempo ancora?”

Ai o kometa osekkai

Il giappone è la patria dei sucidi, per cultura e radici storiche; ma ora la questione sta venendo allo scoperto, anche politicamente e come consapevolezza sociale del problema; “ai o kometa osekkai” suggerisce una possibile risposta.

Giappone. La patria dei suicidi. Uno ogni quarto d’ora. Anche la politica inizia a prendere sul serio coraggio il problema e a parlarne pubblicamente, abbattendo un tabù.

Non è raro che all’ingresso di una stazione della metropolitana di Tokyo si veda l’annuncio di un ritardo a causa di un “ginshinjico”, ossia un “incidente con una persona”: è la formula eufemistica con cui si definisce il suicidio di chi si è gettato tra i binari al passaggio di un treno. L’annuncio è ormai di routine. Il corpo viene rapidamente portato via, i moduli di polizia riempiti in tutta fretta e la circolazione riprende in tempi brevi, frenetica ed efficiente come sempre.

[…]

In un recente dibattito televisivo a cui hanno partecipato tre giovani donne che avevano tentato il suicidio, una di esse, la 26nne Shinohara Eiji, ha raccontato il suo dramma, iniziato alle scuole medie superiori dove era presa in giro perché grassa. La continua umiliazione, anno dopo anno, la portò alla decisione di togliersi la vita. Al ritorno a casa dall’ospedale dove era stata ricoverata con le vene dei polsi tagliate, fu accolta dal padre che l’abbracciò. Era la prima volta in tutta la sua vita che riceveva un abbraccio da suo padre [in giappone e in genere in oriente il contatto fisico è rarissimo e anzi evitato, anche tra gli affetti in famiglia, NdR]. “Non ci siamo detti una parola, ma in quel momento, tra le sue braccia, ho capito che la vita era bella e degna di essere vissuta”.

Tutte e tre le giovani si sono trovate d’accordo nel ritenere che ciò di cui avrebbero avuto bisogno per vincere la disperazione era “ai o kometa osekkai”. “Ai o kometa” significa “essere accompagnate, motivate, dall’amore”, mentre “osekkai” vuol dire “essere oggetto di interesse e di cura”: un modo giapponese per far capire che avrebbero avuto bisogno di qualcuno che si fosse interessato con amore dei loro problemi. In parole più semplici, un po’ di amore le avrebbe trattenute da quel gesto estremo.

[fonte]


Infondo è questo che desideriamo tutti. E’ ciò che da senso alla vita: un abbraccio d’amore.