Basta non si piange

poesia ispirata da un evento di oggi

Basta non si piange!
Si guarda avanti!

Ma ti prego convieni con me
che di lacrime ce ne son due tipi.

Le prime:

quelle che tolgono la vita,
riportano al mitico passato
per un presente senza senso,
un futuro disperato.
Quelle represse negli occhi
ma che gridano sempre nel cuore
il perché del non senso del tutto.
rami secchi di disperazione,
abissi senza risalita:
realtà più nere
di una singolarità spaziotemporale.

Le seconde:

accolte benevolmente
senza moralista vergogna
di grondare fiumose
dalla carne dolente del corpi,
dagli occhi gonfi e arrossati,
occhi specchio di una mente e un cuore
che guardano avanti fiduciosi:
il senso c’è, contro ogni evidenza,
dove il dato sperimentale
non è adatto a una pubblicazione su Nature,
ma esiste, c’è, possiamo sentirlo forte;
perché ci sostiene infondo all’abisso.
Non può che essere una qualche fede,
indimostrata e indimostrabile,
vero motore di ogni umano pensiero,
che alberga nel cuore e che ci sussurra
con delicatezza e discrezione
che quel senso c’era, c’è, e ci sarà;
che siamo più grandi delle nostre miserie,
della nostra morte.

Paraguay: dal commercio equo e solidale ai SUV americani, passando per Kyoto

Testimonianza diretta e considerazioni a valle di una chiacchierata riguardo le cooperative agricole in Paraguay. Il commercio equo e solidale non sempre realizza i sogni di questa gente; La conversione a soia trasgenica devasta l’ambiente, piuttosto che tutelarlo come asserisce il famigerato protocollo di Kyoto. Anche la cultura e le tradizioni ne vengono ferite.

Calendario di una cooperativa di contadini per la produzione di zucchero di canna in Paraguay
Calendario di una cooperativa di contadini per la produzione di zucchero di canna in Paraguay

A casa di una cugina di famiglia, qui in Paraguay, mi ha attirato l’attenzione questa immagine (cliccarci sopra per ingrandire), che ho fotografato da un calendario in casa.
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Un Ritiro Spirituale a… l’asilo

All’asilo nido si è fatto un incontro di fatto formativo per i genitori; nella emergenza educativa di oggi ce ne è proprio bisogno; Condividere con gli alti genitori aiuta ad allontanare ansie e paure; fermarsi e riflettere è una attività propria dei ritiri spirituali: le curiose analogie con questi eventi; il “Noi” di coppia come un perfetto sconosciuto. La vocazione dell’educatore e un grazie ancora.

asiloIeri ho partecipato a un incontro all’asilo di mio figlio. Tema: fare il punto dopo i primi mesi dall’inserimento. Si parla dunque di “distacco”. Presenti solo genitori.

Inizio ore 17.30.. ma tra una fetta di ciambellone [1]  e l’attesa dell’arrivo di tutti, c’è il quarto d’ora accademico.

Dopo i convenevoli, viene distribuita una favola che viene letta e condivisa. Si narra di come ci comportiamo (se troppo protettivamente o troppo permissivamente) con i nostri figli in relazione alle nostre esperienze infantili. Interessante…. Leggi tutto “Un Ritiro Spirituale a… l’asilo”

80 giorni con la suocera

La suocera fa il giro del mondo e viene a stare fra noi per due mesi e mezzo…. cosa penserà il mondo politicamente corretto? Il dogma sociale impone delle regole: bisogna adeguarsi. Ma forse non è detta l’ultima parola…

Nei periodo natalizio passato alle solite domande “ma che fai questo Natale…?” rispondevo candidamente: “verrà a trovarmi mia suocera verso l’inizio di dicembre e starà con noi circa tre mesi….”  aggiungendo un sorriso sincero e qualche dettaglio del perché e percome….visto che viene dal Sud America.

Ogni volta, puntualmente, i poveri malcapitati rispondevano con le solite battute commiserate alla “non ti invidio certo” oppure con espressioni schifate, o toni scherzosi con un misto fra condoglianze e compassione. Già la suocera è, per definizione, il diavolo incarnato, l’ultima persona che uno desidererebbe avere tra i piedi: è un dogma sociale, un atto di fede in cui tutti, ma proprio tutti, credono fermamente. Perché? Perché lo dicono tutti, ovvio. E se lo dicono tutti: la TV, la gente, i film, le barzellette: dunque deve essere così. Leggi tutto “80 giorni con la suocera”

Nicolaj e la zingarella

Una storia di solidarietà fra poveri.

Periferia romana.

Nicolaj è un vecchietto che viene dall’ Azerbaijan che chiede l’elemosina con un bicchiere di plastica seduto su una cassettina. Ha il parkinson e ogni tanto cerco di interagire con lui, ma non è facile: non parla e non capisce tanto bene l’italiano. Chissà quale è la sua storia…

Qualche settimana fa, una zingarella con due piccole bambine al seguito e un’altro bimbo in braccio, passa davanti a Nicolaj e si ferma. Rovista nella sua borsa, tira fuori un soldino e glielo infila nel bicchiere di plastica. Nicolaj fa qualche inchino reverenziale, come fa a tutti: è il suo modo di ringraziare. La zingarella si allontana dicendogli con quell’inconfondibile accento rom “ciao, ciao, buona fornuta….” tornando poi a strillare dietro ai suoi ragazzini pestiferi.

Quant’è bella bigottezza (Atto II)

Da una conversazione su Tiziano Ferro, scopro per la seconda volta, di dover etichettato come bigotto. Il politicamente corretto di oggi impone di conformarsi all’opinione dominante, senza riguardo alcuno per i cattolici. Si chiama ipocrisia e pregiudizio.

Questo pomeriggio: scena in stanza d’ufficio. Un collega (C) inizia a canticchiare una canzoncina che non conosco:

io: di chi è?

C: Tiziano Ferro

io: non è che lo capisco tanto questo Tiziano Ferro…

C: è Gay
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Italiani brava gente, e Kalas cerca lavoro

Kalas, amico nigeriano, cerca lavoro. Dopo un mese di “affiancamento” non pagato, altri due mesi senza contratto. Italiani brava gente? Possiamo tacere queste nuove forme di schiavitù?

Kalas (nome di fantasia) è un ragazzo nigeriano che vende i soliti calzini e canovacci, che ogni tanto incontro mentre vado a pranzo. Conoscevo già la sua storia, ma qualche giorno fa mi ha raccontato cosa gli sta succedendo in questi giorni, mentre pranzavàmo.

Non ha lavoro e lo cerca in tutti i modi. Vendere calzini gli fa guadagnare troppo poco, anzi niente: lo fa giusto per non stare senza far nulla! Recentemente ha lavorato come “affiancamento” per uno di questi piccoli proprietari di camion che prestano a loro volta servizio presso un noto corriere espresso sempre italiano di cui non posso dire il nome [1].
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Semaforo: mi illumino d’immenso

Fermo a un semaforo due signore con il velo e un bimbo, un signore che porta a spasso il cane mi hanno fatto riflettere. Per fortuna che ci sono le donne africane, ho pensato. E anche i nonni. Anche in una città stanca qualcosa può illuminarci il cuore.

Questa mattina ero fermo a uno dei semafori di Via Palmiro Togliatti (Roma). Al centro delle due carreggiate c’è uno spazio ampio con libero prato. Sulla pista ciclabile due signore giovani con il velo, probabilmente delle eritree o somale, passeggiano allegramente, chiacchierano, sorridono. Leggi tutto “Semaforo: mi illumino d’immenso”

La varecchina di Dio

Chiara 'Luce' Badano

Sono tornato da poche ore, insieme con mia moglie, dalla Celebrazione della Beatificazione di Chiara ‘Luce’ Badano (ne ho parlato quattro giorni fa nel post “Una madre vera per una storia vera”) presso il Santuario del ‘Divino Amore’, poco distante da dove abitiamo. C’era gente venuta apposta dal paesi lontani: ho notato bandiere brasiliane, irakene, e anche… paraguaiane. Ho visto anche cinesi e africani, oltre che naturalmente numerosi italiani venuti  dalle terre di Chiara, piemontesi e liguri. Anche noi eravamo li ‘apposta’, ma… da 10 km soltanto….

La giovane diciannovenne si ammala di osteosarcoma, un tumore dolorosissimo che non lascia scampo; sapeva che ci avrebbe presto lasciato.

Fra i tanti momenti emozionanti e profondi vissuti in quel paio d’ore, ci ha lasciato un segno un brano della sua biografia, letta pubblicamente:

Alla mamma che le chiede se soffre molto risponde: «Gesù mi smacchia con la varecchina anche i puntini neri e la varecchina brucia. Così quando arriverò in Paradiso sarò bianca come la neve [1]» Leggi tutto “La varecchina di Dio”