Carlo Calenda: Il Patto, e oltre

Ho iniziato a leggere “Il Patto” di Carlo Calenda; e ho finito per leggerne anche altri

Uno come me, che è: un elettore non assiduo, ma comunque pentito, del PD; che non ha mai letto di questi libri di uomini politici; che avrebbe votato sempre molto volentieri qualcosa di alternativo alla dicotomia destra-sinistra; che ricorda quando ero giovane l’entusiasmo generale per la nascita del “bipolarismo” e di cui oggi mi sento pesantemente deluso; che ha iniziato a votare da un po “Azione” sebbene alcune scelte politiche del suo leader risultino poco intellegibili e comprensibili.

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“Si vuol dire si”: Maria la prima; ma qualcosa non torna…

Un simpatico meme gira sui social con questa immagine che ironizza efficacemente sul “presepe inclusivo e laico”, ne ho trovato una copia qui.

Un passaggio recita:

Non contiene Maria, perché propone l’immagine di una donna prona al patriarcato.

Essere un popolo “molto cattolico”, come quello italiano, comporta un prezzo molto alto: il maggiore tasso di ignoranza di vera cultura cattolica fra la popolazione; è il prezzo da pagare; lo stereotipo lo conferma.

«non horruisti virginis uterum» recita il Dies Irae Te Deum, ovvero “[Dio] non ha disdegnato l’utero di una vergine”; e, udite udite!, perfino questo Dio, patriarcalissimo, chiede permesso a questa giovane donna, di una famiglia sconosciuta: “scusa posso incarnarmi nel tuo utero? Ne avrei bisogno per salvare l’umanità”. Lei non capisce proprio bene, e si permette anche di fare qualche domanda ulteriore: “come diamine funzionerebbe ‘sta cosa qui?”. Dio le spiega, e alla fine ottiene il suo assenso; e solo dopo si permette di agire. Altro che il “si vuol dire si” dei perbenisti di oggi: mica se lo sono inventato loro, Maria lo ha esercitato un bel po di tempo fa, dando il primo esempio.

Ho una curiossità-domanda molto semplice, se solo qualcuno potesse spiegarmi: come cavolo ha fatto una società che patriarciale era prima, e patriarcale ha continuato ad esserlo dopo, e patriarcalissimo sarebbe quel Dio, a inventarsi una storia del genere? E non solo: fino al punto da farla diventare una storia così importante nella narrazione fondamentale di una intera religione “patriarcalissima”. A me qualcosa non torna…

Società liquida

breve favola sulla “società liquida” di questi tempi

Una roccia che passava la sua vita sul bordo dei flutti del mare disse un giorno al dio Poseidone:

com’è triste la vita nella mia rigidità, forma contratta e immutabile, senza libertà senza espressione e variazione. Come sarebbe bello cambiare forma, tutta malleabile e gaia. Non è la staticità il mio desiderio di libertà ma nel plasmarmi libera e soave senza questi vincoli strutturali, perché sempre uguali a se stessi.

Ogni volta che vedo le onde muoversi liberamente penso alla mia libertà perduta al mio essere ferma, senza cambiamenti. Oh come invidio, Poseidone, l’acqua dei tuoi mari sconfinati! Come sarebbe bello assumere forme ogni volta diverse!

Il mondo cambia sempre e così posso cambiare io con lui, e così essere in armonia con tutto il resto; basta questa durezza e questa immutabilità così antica e oppressiva! Voglio essere libera! Come l’acqua, e assumere la forma ogni volta diversa e finalmente godere senza vincoli! Ti prego, o Poseidone, tu che comandi le acque, trasformami in acqua pura!

E così fu: la roccia fu tramutata in acqua che si disciolse in tutto il mare e con essa si confuse.

Ma qui conobbe tante altre antiche rocce, ossa, legni e diamanti che come lei erano state tramutate dal potente dio in acqua, poiché avevano fatto la stessa preghiera al dio del mare, lo stesso desiderio di libertà.

E tutti dissero all’antica roccia: oh se sapessi cosa ci attende! Tutti in un miscuglio confuso e tremendo! Non abbiamo vera libertà di assumere alcuna forma, perchè la forma che dobbiamo avere è quella decisa dal contenitore che ci contorna. Se presi in un secchio abbiamo la forma di un secchio, poi gettati di nuovo nel mare, e poi tornare nella confusione e nel miscuglio. Se presi in un bicchiere dobbiamo assumere la forma di un bicchiere, se presi in un barile la forma di un barile. Se in un lago la forma di quel lago, se nel mare l’immensa forma del mare. Non c’è nessuna libertà in questo stato!

Questo dio Poseidone dice subito di si, ma poi è un padre severo!

Nate sotto il segno della scienza, ma non della scuola

Sintesi di una partecipazione a un evento scolastico astronomico con i miei figli.

Scuola dei miei figli “Rita Levi Moncalcini” . Roma. Con una circolare di qualche giorno fa si proponeva la partecipazione a un evento aperto a genitori e studenti “Nate sotto il segno della scienza” nell’ambito della “settimana dell’astronomia”.

Oggi prendo perfino un permesso dal lavoro a fine pomeriggio per passare un po’ di tempo coi miei figli, e dare loro un buon esempio, sperando nella qualità e interesse per l’evento. E poi visti gli studi che ho fatto, il lavoro che svolgo, la passione per la scienza che mi porto dietro fin dall’adolescenza, il lavoro che faccio con il gruppo Altrascienza, tutto questo poteva forse esimermi dall’andare? Certo che no….

L’evento volutamente rimarcava la versione tutta al femminile, ben sapendo purtroppo come sia sottorappresentato questo sesso nel mondo della ricerca. Interventi di: Pia Astone, dirigente di Ricerca INFN; Edwige Pezzulli, astrofisica e divulgatrice italiana. Martina Cardillo, ricercatrice dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali; moderati da: Federica Duras, divulgatrice INAF.

Purtroppo il risultato è stato ampiamente deludente.

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Viterbo, Gesù palestrato: diamo una medaglia o una laurea ad honorem!

Il buon umore rallegri sempre lo spirito della fede, per mostrare la sua bellezza.
Questo mondo ha bisogno di chi lo sostiene e lo incoraggia, non di chi fa il lamento di tutto quello che non gli garba, solo perché appartiene ad altri linguaggi. La vera bestemmia è ben altro.

Leggo dagli orrori della stampa:

Non capisco perché tutte queste polemiche per un cartellone pubblicitario di questo tipo che i cristiani dovrebbero in realtà ringraziare, vista l’opportunità che ci dà di parlare di lui.

Mi pare che il cartellone evidenzi profondità teologiche interessanti:

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Il mondo al contrario, o il Regno: dal saio di S. Francesco alle medaglie del Generale

di ritorno da Assisi una contemplazione sulle reliquie del Santo mi porta a pensare l’oggi polarizzante che mi provoca un certo disagio interiore.

Oggi sono stato ad Assisi. Da turista, più che da pellegrino, ad essere sinceri. Nella stupenda Basilica Inferiore, mentre mi preparo a scendere giù i gradini per la rituale visita alla tomba del Santo mia moglie mi indica una stanza laterale dove, mi dice, è presente un reliquario, dove vi sarebbe anche il saio originale di S. Francesco.

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«Verranno i russi e staremo meglio»

Riporto, senza commenti ulteriori, un accadimento di oggi che mi ha molto colpito: l’incontro e una battuta fugace con una signora “russa di Odessa”.

Oggi sono andato al lago di Albano con la famiglia e i bambini. Bagno, pranzo al sacco; giornata tranquilla, serena. Nel pomeriggio arrivano nella nostra piccola “spiaggetta” due signore bionde con un ragazzino sui 10 anni, biondissimo anche lui.

“Saranno ucraini”, mi suggerisce mio fratello, “qui ci sono molti profughi ucraini”. Infatti poco dopo sento il bambino dire a una delle donne “spasiba” dopo che gli aveva passato una tavoletta galleggiante in acqua. “E’ il grazie in russo, ma potrebbe essere anche ucraino”, penso, “visto che le lingue sono molto simili”. Passa il tempo, noi continuiamo la nostra gita, qualche sorriso fugace scambiato con le vicine.

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STATISTICHE COME E PERCHÉ

breve recensione dei questo librettino di Alberto Zuliani edito da Donzelli Editore, collana Saggine, 2010. Sottotitolo: a cosa servono, come si usano. Libretto molto interessante: ovviamente tanti numeri ma anche spiegazioni, aneddoti, casi concreti.

Statistiche come e perchè; A. Zuliani, 2010

Ho letto questo piccolo libretto di Alberto Zuliani, ordinario di Statistica alla Facoltà di Economia alla Sapienza, ora in pensione, scritto nel 2010, dopo la sua esperienza di presidente dell’ ISTAT fino al 2001.

Il libro è divulgativo e può essere adatto a comprendere questa scienza anche per chi non abbia solide basi matematiche, ma come inevitabile contiene molti dati, tabelle, numeri.

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Basta non si piange

poesia ispirata da un evento di oggi

Basta non si piange!
Si guarda avanti!

Ma ti prego convieni con me
che di lacrime ce ne son due tipi.

Le prime:

quelle che tolgono la vita,
riportano al mitico passato
per un presente senza senso,
un futuro disperato.
Quelle represse negli occhi
ma che gridano sempre nel cuore
il perché del non senso del tutto.
rami secchi di disperazione,
abissi senza risalita:
realtà più nere
di una singolarità spaziotemporale.

Le seconde:

accolte benevolmente
senza moralista vergogna
di grondare fiumose
dalla carne dolente del corpi,
dagli occhi gonfi e arrossati,
occhi specchio di una mente e un cuore
che guardano avanti fiduciosi:
il senso c’è, contro ogni evidenza,
dove il dato sperimentale
non è adatto a una pubblicazione su Nature,
ma esiste, c’è, possiamo sentirlo forte;
perché ci sostiene infondo all’abisso.
Non può che essere una qualche fede,
indimostrata e indimostrabile,
vero motore di ogni umano pensiero,
che alberga nel cuore e che ci sussurra
con delicatezza e discrezione
che quel senso c’era, c’è, e ci sarà;
che siamo più grandi delle nostre miserie,
della nostra morte.