Come la Lega difende lo status quo in Europa dicendo di volerla cambiare

Ho ascoltato questa intervista di Marco Zanni, europarlamentare della Lega (ex M5S) e ho preso appunti. Sarebbero molte e lunghe le mie osservazioni critiche, ma mi soffermo per sintesi solo su due passaggi.

Le «radici giudaico-cristiane»

La questione annosa dell’identità Europea e la questione delle così dette “radici cristiane”: Zanni dice che va riconosciuta “l’Identità e le radici giudaico-cristiane” (dal 1’15” in poi) che non sarebbero state valorizzate in passato. A mio avviso è una questione mal presentata, e quindi la risposta anche è problematica. Se si fa la battaglia ideologica di voler riconoscere tale identità in senso difensivo ed esclusivo (come mi pare faccia la Lega e non solo), è un tema completamente fuori dal tempo e perciò anche fuori dal futuro dell’Europa. Tuttavia anche la loro esclusione risulta antistorica ed ideologica: il riconoscimento di una vera identità Europea ha senso solo se affiancata dagli altri tre pilastri dimostrati dalla storia (ricordo gli appunti a suo tempo inviati dal caro Paolo Ponzano): praticamente tutti gli storici concordano mi pare nel ritenere che essi siano: (1) pilastro greco-romano (2) pilastro giudaico-cristiano (3) pilastro dell’umanesimo (4) pilastro dell’ illuminismo. Non è possibile escludere nessuno di questi senza fare una qualche scelta forzatamente ideologica e quindi errata: è ideologico quindi rivendicare il (2) senza gli altri (come sembra fare Zanni) ma anche rivendicare gli altri tre volendo escludere il (2) (laicismo radicale antireligioso). Giusto quindi rivendicare il (2), ma solo se insieme agli altri tre.

Ho parlato approfonditamente di questo argomento in un vecchio post di dieci anni fa.

PS: ho usato il termine “pilastri” invece di “radici” perchè ritengo sia una immagine più positiva, che sottolinea il “sostenere” piuttosto che il “rimanere aggrappato a…” come fanno appunto le radici. La radice è una immagine purtroppo ambigua: da un lato ha il significato positivo del “nutrirsi” essere cioè la fonte del nutrimento dell’albero; dall’altra però evoca immobilismo, stare fermi senza muoversi e senza abbeverarsi ad altre fonti. Nella stessa Bibbia il termine è usato sia in senso negativo che positivo: perchè si può essere “radicati” tanto nel bene quanto nel male; il Cristo la usa raramente e nelle sue tante immagini a sfondo agricolo, predilige parole come “frutti”, “tralci e viti”,  “fondamenta” (più simile ai pilastri appunto). Lui stesso era molto critico verso le autorità religiose gelose di certe “radici”, in realtà discutibili.

Esiste l’interesse europeo? O può essere anche creato nell’interesse di tutti?

Il secondo argomento riguarda il tema dell’ interesse europeo: prima Zanni afferma che in tema di politica estera (dal minuto 6’39” ) dice che non è possibile ipotizzare una difesa europea perchè i paesi hanno interessi diversi (riferimento per esempio alla politica nel mediterraneo vedi il disastro della Libia) poi più avanti afferma: «E’ chiaro che Trump fa gli interessi degli Stati Uniti come noi dovremmo fare gli interessi dei nostri paesi» (da 15’05” in poi) e anche se non dice interesse dell’Europa, implicitamente ammette che c’è un interesse europeo. Qui però si vede la miopia politica: come può esserci un interesse solo economico senza anche un interesse geopolitico e quindi di difesa e sicurezza? Su questo punto dobbiamo completamente ribaltare la frittata: prendiamo ad esempio i padri fondatori dell’Europa: Esisteva forse un «interesse europeo» quando fu fondata la CECA? E l’Euratom? No… c’era invece una volontà strategica (=”che guarda al futuro”) che voleva evitare altri disastri ai figli e ai nipoti di allora: cioè noi. Ci sono riusciti, visto che siamo qui a raccontarcelo. L’interesse europeo si è venuto a creare dopo che si è creato l’organismo politico sovranazionale, non prima. Esso non è nato da un interesse incombente e pragmatico del momento, ma da una visione di ampio respiro sul futuro, sulla pace , su temi non strettamente economici o mercantilistici, come invece oggi si va per la maggiore nel discorso europeo, diciamo da dopo Maastricht in poi. Il motivo del disastro sulla Libia, della non volontà politica estera davvero unificata deriva da una mancanza di visione delle nostre leadership come invece avevano i padri Fondatori. Insomma: quale Europa riformata promette la Lega se continua su visioni puramente mercantilistiche e di convenienza del momento? E poi la convenienza del momento coincide con la convenienza delle future generazioni? I politici di oggi guardano al massimo a prospettive di 5-6 anni al massimo 10. I padri fondatori guardavano ai decenni, se non i secoli.

Ho più volte affermato che La Lega è conservatrice in Europa e difende cioè lo status quo: dice di voler cambiare l’Europa ma non dice come; facendo un adeguato fact-checking delle loro interviste si può facilmente dimostrare che in realtà difendono una Europa solo attenta gli interessi del mercato interno e basta. Solo mercantilista insomma. La stessa che criticano a gran voce. Prima c’era il loro grido di “Roma ladrona”, ora la colpa è dell’Europa: serve sempre un qualche nemico a chi vende fumo, a chi si alimenta di tante frustrazioni non soddisfatte, producendo solo io egoico; saggiamente ce lo illustra una simpatica poesia dialettale di Trilussa:

ER NEMMICO

Un Cane Lupo, ch’era stato messo
de guardia a li cancelli d’una villa,
tutta la notte stava a fa’ bubbù.

Perfino se la strada era tranquilla
e nun passava un’anima: lo stesso!
nu’ la finiva più!

Una Cagnola d’un villino accosto
je chiese: — Ma perché sveji la gente
e dài l’allarme quanno nun c’è gnente? —
Dice: — Lo faccio pe’ nun perde er posto.

Der resto, cara mia,
spesso er nemmico è l’ombra che se crea
pe’ conservà un’idea:
nun c’è mica bisogno che ce sia.

Il «buio» medioevo: si, mediatico e culturale (1)

Lezione di filosofia nella scuola di Roma da un affresco del pittore fiorentino Benozzo Gozzoli (secolo xv). chiesa di Sant'Agostino a San Gimignano (Siena).
Lezione di filosofia nella scuola di Roma da un affresco del pittore fiorentino Benozzo Gozzoli (secolo xv). chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano (Siena).

Pausa pranzo. Argomento matematica e storia. Si finisce affermando che lo sviluppo europeo della matematica riprende nel Vecchio Continente solo con Tartaglia e Fibonacci mentre prima i grandi progressi sono fatti da Arabi e Indiani granzie anche a traduzioni dal greco mentre in Europa si continuava a far di conto con i numeri romani. Un illustre collega esordisce affermando che a suo avviso il millenarismo medievale – ossia la credenza religiosa che la fine del mondo fosse imminente – fosse stato il principale ostacolo allo sviluppo medioevale, a un sostanziale disinteresse per le cose della natura e che abbia sostanzialmente “fermato” il progresso per lunghi secoli.

A me è sembrato subito un cliché alimentato da un pregiudizio comune che vede il medioevo come «epoca buia» in qualche modo molto veicolato dai media ma poco presente, anzi smentito, nei trattati di storia almeno recenti che abbiano un certo spessore scentifico e non solo divulgativo. L’ho sospettato perchè questa visione mi sembrava cozzasse completamente con la Storia della Chiesa (di cui so qualcosa), con la Tradizione cattolica, con la dottrina Patristica e i confronti-scronti con le varie eresie lungo i secoli. Non fidandomi troppo di me stesso mi sono dato a una ricerca di fonti affidabili sulla filosofia medioevale e non ha evidenziato nessun peso rilevante al millenarsimo. Anzi è emerso tutt’altro. Leggi tutto “Il «buio» medioevo: si, mediatico e culturale (1)”

Je Ne Suis Pas (Exactement) Charlie

je-suois-charlieTraduco dall’inglese un articolo che ho trovato in rete e che condivido, e provo a spiegare perché secondo me lo slogan “je suis Charlie” scelto dopo i tragici e gravissimi fatti di Parigi, se da un lato vuole sintetizzare una emozione, uno sdegno più che giusto, anzi sacrosanto, dall’altro non è proprio una scelta così felice, perché infondo infondo i motivi per dissentire da una tale adesione ci sono eccome. Possono essere diversi, da quello ideologico di un Le Pen, che afferma che quel giornale non aveva alcuna morale politica in quanto anarco-trotskista e perché aveva chiesto lo scioglimento del suo partito, il Fronte Nazionale. Non mi paiono proprio delle ragioni alte…. ma solo per dire che ce ne possono assere anche di molto diverse dalla mia sensibilità. Se ne possono trovare molte altre in rete, ma quella più seria e acuta, mi è sembrata essere l’articolo di Remy M. Maisel [1] «Je Ne Suis Pas Exactement Charlie» [Non sono (esattamente) Charlie]; sottotitolo: «why I condemn the killings in Paris—but don’t endorse the mockery of Islam», cioè: perchè condanno la strage di Parigi – ma non approvo la derisione dell’Islam.

Devo dire infatti che l’espressione “je suis Charlie” è un po’ infelice perché si presta anche a una interpretazione per cui chi vuole esprimere il giusto sgomento per un atto così barbaro, finisce per approvare o far credere che possa approvare anche il contenuto e le modalità con le quali questo giornale aveva deciso di esprimere la libertà di stampa. Nel mondo mussulmano hanno trovato mi pare uno slogan più condivisibile ed efficacie: not in my name.

Traduco dall’inglese [2] omettendo alcuni passaggi, troppo legati alla realtà statunitense: (la traduzione non è ovviamente rivista ne approvata dall’autore). In colore marrone ho messo i passaggi della cui traduzione non sono sicuro oppure che non condivido personalmente. I grassetti sono miei.

[Inizio traduzione]

L’attacco terroristico al giornale satirico francese Charlie Hebdo ha portato una diffusa condanna della violenta repressione della libertà di parola, così come il supporto generale per il concetto di satira. Ma mentre è giusto che la nostra disapprovazione alla violenza sia incondizionata, forse dovremmo esaminare il particolare tipo di satira di Charlie Hebdo, prima che tutti noi cambiamo le nostre foto nei nostri profili e  dire “Je suis Charlie“.

Anche se va da se che nessuno dovrebbe sentirsi o essere minacciato per aver esercitato il proprio diritto alla libera espressione, indipendentemente da quello in cui si crede, ad ogni modo diciamolo comunque. Nonostante la nostra predilezione nel beffarci dei francesi e mangiare troppe patatine della Libertà [gioco di parole intraducibile: “patatine francesi” negli USA vuol dire “patatine fritte”, NdT], l’America e la Francia sono nati con ideali simili, e si aiutavano a vicenda grazie alle rivoluzioni che ci hanno generato. Quindi la libertà di parola e di stampa è un ideale illuministico che le nostre nazioni condividono. Come la citazione famosa attribuita erroneamente a Voltaire Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo“. E, infine, è da considerare nobile il desiderio dell’editor di Charlie Hebdo Stéphane Charbonnier dimorire in piedi [piuttosto] che vivere in ginocchio , che ha espresso dopo la che pubblicazione fu incendiato nel 2011.

Là. Lo abbiamo detto. Terroristi cattivi. Charlie Hebdo buona. Je suis Charlie. Nous sommes tous Charlie.

Ma lo siamo davvero? Charlie Hebdo è un settimanale che contiene vignette e contenuti che sono noti per essere molto irriverenti ed estremamente antireligiosi. Pubblica una sorta di satira, ma di che tipo? È vera satira, o è pseudosatira? E qui sta una distinzione importante.

La vera satira ha solo benefici, contribuendo a mantenere una democrazia funzionante, incoraggiando il pensiero critico e un ragionato impegno politico e sociale. Soprattutto negli Stati Uniti, la satira ha avanzato largamente il nostro dialogo politico ed ha educato il nostro elettorato. […]

[…]

Non tutto ciò che si autoproclama satira è veramente tale.

La satira americana è uno spettro graduato, e all’estremità opposta di spettacoli come The Daily Show vi sono spettacoli come South Park e Family Guy. Essi sono spesso divertenti e usano lo stile ironico della vera satira come The Daily Show, ma non hanno un intento focalizzato. Sono puro intrattenimento, e sempre a spese di chi viene deriso. Ad esempio, mentre Stephen Colbert (un devoto cattolico) deride l’abuso di autorità religiose, South Park prende in giro solo il religioso, o il concetto di religione.

Ed è quello che Charlie Hebdo fa tipicamente. Spesso, l’obiettivo delle vignette di Charlie Hebdo sono le persone che sono caricaturate e ridicolizzate; è semplicemente il religioso. Altre volte, l’obiettivo è chiaro, l’ultimo Tweet prima che l’attacco è stato un cartone animato del capo dell’ ISIS che offre desideri di vacanza politicamente corretti. I musulmani già affrontano la discriminazione in Europa come in America e prendersi beffa di loro non è ne coraggioso ne benefico. Le vignette hanno rappresentato tutte le religioni, ma il porsi come una trasgressione per pari-opportunità è anche parte di ciò che lo rende un generatore di pseudosatira. Non c’è proprio niente di coraggioso su secolari uomini bianchi che deride tutti gli altri. Non si può satirizzare l’ intolleranza essendo intollerante.

La vera satira, che dovrebbe essere sana e benefica, deve essere distinta da quello che nei termini di Russell Peterson è la semplice presa in giro nella pseudosatira. La vera satira non tira mai colpi verso il basso; l’obiettivo deve essere sempre qualcuno in una posizione alta, sopra il satirico, non qualcuno con meno privilegi. Così, mentre potrebbe essere divertente, alla pseudosatira mancano i benefici sociali della vera satira, che comprendono una maggiore consapevolezza politica e l’impegno tra i telespettatori. Invece, la pseudosatira promuove il cinismo, l’apatia, l’ intolleranzaproprio quelle cose che la vera satira combatte.

Parte di ciò che ha reso The Colbert Report così notevole è stata la sua capacità di creare coinvolgimento pubblico attraverso la satira, spesso utilizzando i social media. Ad esempio, Colbert HA incoraggiato gli spettatori a unirsi a lui in tweeting nello stile del senatore Chuck Grassley utilizzando #IGotTheTweetsLikeGrassley per evidenziare la relativa inefficacia dei repubblicani al rafforzamento delle relazioni con gli elettori attraverso i social media. Ma non abbiamo bisogno sempre di essere sollecitati da un professionista. Durante lo shutdown del governo degli Stati Uniti, il pubblico ha preso a Twitter per postare #ShutdownPickupLines che hanno evidenziato sia il ridicolo della situazione e il modo in cui essa comprometterebbe cittadini medi, con il valore aggiunto di essere divertente.

Per Charlie Hebdo è famosa, tra le altre cose, la pubblicazione di una serie di vignette danesi raffiguranti il profeta Maometto, la Vergine Maria con il naso di un maiale e un cane di fare sesso con il presidente francese Francois Hollande. La pseudosatira usa ironia e umorismo in molto simile alla vera satira, ma con differenze cruciali che alterano drasticamente l’effetto al momento della fruizione. La maggior parte delle paure infondate che le persone hanno sulla satira, e il fatto che i giovani sembrano preferire al mainstream, i metodi tradizionali di consumo di notizie, sono in realtà i timori di pseudosatira e il cinismo e l’intolleranza si riproduce. Questo è quello che Charlie Hebdo, francamente, fa spesso.

 [fine della traduzione]

Un’altra considerazione che mi sovviene è che, no Charlie Hebdo, non rappresentata affatto i valori illuministi, che anzi sono i primi a essere stati da loro traditi (e non voglio mancare di rispetto alle povere vittime). Ancora più tradito è proprio il dogma transalpino di Liberté, Égalité, Fraternité. Chissà perchè tutti i giornali parlano oggi (basta dare una sfogliata in giro) solo di violazione della Libertè. Il motto ci ricorda che le tre cose vanno insieme: non si può reclamare la libertà schiacciando e umiliando la dignità dell’altro quando questo altro è un tipo-umano generico (e non un potente come ci fa giustamente notare il blogger statunitense): insomma Charlie Hebdo reclamava solo una libertà a senso unico, ma di fatto non vuole prendere sul serio altri pilastri e finiva per disstruggere e minare proprio la Fraternité che la  societas necessita per un sano convivere civile. E non voglio certo insinuare “se la son cercata…”: i fatti di Parigi sono scontatamente di una gravità tale che neanche voglio troppo soffermi a puntualizzarlo, visto che di inchiostro ce ne è già abbastanza. Infondo nell’emozione del momento lo slogan siffatto, per sintesi ed efficacia immediata, si può pure tollerare. Ma è appunto una tolleramza, la mia, più che una piena adesione.

Ma anche su questo che oggi dobbiamo interrogarci: per ora tutti continueranno a dire “Je suis Charlie” a causa della forte onda emotiva. Ma poi, dopo la sbornia, verrà il momento della riflessione.

L’Europa sta tradendo i suoi più alti principi: lo sta facendo contro il meglio che l’illuminismo ci ha dato. Figuriamoci poi se vuole prendere sul serio altri pilastri, come per esempio quello giudaico-cristiano, contro l’inserimento del quale in una bozza di Trattato per una Costituzione Europea, proprio la Francia ha dato aspra e ideologica battaglia, negando ogni evidenza storica.

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    [1] Remy M. Maisel è un blogger e co-autore, con Sophia A. McClennen, di Is Satira Risparmio nostra nazione? Derisione e American Politics (Palgrave 2014).
    [2] con l’aiuto del traduttore di Google Translate.

    Da Benedetto XVI a Francesco: ovvero dalla scuola al lavoro

    Benedetto XVI e Francesco: due papi contrapposti dai media; Con quali fondamenti? La logica cattolica dell’ et-et non è compresa dalle logiche mondane. Una parabola dalla scuola al lavoro.

    Una foto scattata da cellulare durante in ritorno in pulmino a Santa Marta subito dopo l'elezione di Papa Francesco
    Una foto scattata da cellulare durante in ritorno in pulmino a Santa Marta subito dopo l’elezione di Papa Francesco

    Di tutte le foto dell’evento straordinario, storico, circa l’elezione di Papa Francesco ho scelto questa qui sopra. Molti i primati fatti notare: primo papa gesuita, primo americano etc, etc.. e anche primo papa “informalissimo”, dico io, se escludiamo quelli dei primi secoli, su cui non sappiamo gran che.
    La foto mi ricorda le gite di scuola quando, salendo sul bus, si faceva a gara per prendere gli ultimi posti. All’epoca non c’era il cellulare, ma se ci fosse stato la foto sarebbe più o meno così: volti sorridenti, foto sgranata, proprio come fosse fatta da un adolescente esuberante.
    E invece è un gruppo di cardinali in ritorno dal conclave, e con il Papa che preferisce stare con loro (mi ricorda lo “stare” di Gesù con i suoi discepoli di cui parla l’evangelista Marco) piuttosto che l’auto a lui riservata: me lo immagino il cardinale che scatta la foto, e poi la scarica da cellulare e gli fa fare il giro del mondo: con i mezzi di oggi bastano pochi secondi. Leggi tutto “Da Benedetto XVI a Francesco: ovvero dalla scuola al lavoro”

    Auguri “per strappare un sorriso”

    uno studio di architettura invia a me e suoi altri clienti la slide che sta girando in rete “E vidi che era cosa buona e giusta”. Molte le volgarità; un uso a senso unico e pregiudiziale proprio verso il cristianesimo; una rasentata blasfemia verso Gesù Bambino; incensato il Dalai Lama, simbolo del “politicamente corretto” all’occidentale, dimenticando bambini che muoiono di fame, cristiani cinesi – e non solo – perseguitati. E tutto questo proprio per augurare “buone feste” natalizie. Ma per favore!

    Ricevo da uno studio di architettura e restauro il seguente messaggio di auguri di buone feste. Ecco qui uno screenshot del messaggio (ho oscurato in grigio i dati personali): Leggi tutto “Auguri “per strappare un sorriso””

    Questa Europa non s’ha da fare

    L’Europa ha dimenticato perchè i suoi stati stanno insieme. Ha dimenticato la sua anima. Forse bisogna ricordare che l’anima di un popolo non può essere l’economia, la convenienza dello stare insieme, ma ci vogliono degli obiettivi alti, che i fondatori di questa Europa avevano ma che i politici di oggi, drammaticamente deboli e asserviti a poteri non democratici, hanno purtroppo dimenticato o non hanno la forza di portare avanti.

    E’ da un po’ che osservo con attenzione il comportamento dell’opinione pubblica e dei politici nazionali ed esteri Europei.

    Mi pare che l’Europa, distratta dagli spread e dittatura finanziaria mondiale, euro e diktat bancari abbia un po’ dimenticato le ragioni stesse del suo esistere. Perché gli stati europei stanno insieme? Per convenienza?

    Il Segretario di Stato degli USA George Marshall

    Ci avevano fatto credere fare una grande Europa economica avrebbe creato maggiore stabilità e prosperità. Probabilmente è anche vero che sia accaduto, ma la percezione oggi è che qualcuno cominci a pensare che non gli convenga più stare in Europa, oppure che chi vuole stare dentro deve starci alle proprie condizioni, cioè quelle del più forte e del più bravo e virtuoso a danno dei meno virtuosi: mi riferisco al moralismo Tedesco che proprio non sopporta di dover pagare prezzi alti per una pan-solidarità europea, nel frattempo però le loro banche fanno soldi comprando titoli degli stati così detti “pig” a tassi molto elevati: non è che sia, proprio, un atteggiamento virtuoso e solidale. La Germania ha dimenticato che essere primi della classe ha si dei vantaggi, ma comporta anche delle responsabilità. La Germania pensa di agire “con giustizia”, ma sembra aver dimenticato che se i vincitori della Seconda Guerra avessero ragionato con gli stessi criteri di “giustizia”, il Piano Marshall non avrebbe dovuto esserci. E invece c’è stato. Con le conseguenza che ben conosciamo. Ai tedeschi di oggi bisognerebbe ricordare che hanno accettato di rinunziare al forte marco in cambio dell’assenso (Francese) alla riunificazione tedesca post caduta del Muro di Berlino. Lo stesso e saggio Helmut Kohl ebbe a dire “Molti dei miei cittadini sono contro l’euro, però io voglio l’euro perché, caduto il muro di Berlino, dev’essere chiaro che non vogliamo un’Europa germanica ma una Germania europea” [1]. Chissà cosa pensano i Greci di oggi leggendo queste parole.

    Ad ogni modo mi pare che siamo tutti, ricchi e poveri, presi dalla dittatura economico-finanziaria, tutti proprio convinti che si tratti di un problema economico: infatti tutti continuano a parlare solo di questo. E invece non è così, anzi il contrario. E’ invece l’assenza di un programma politico e di obiettivi alti che è causa della situazione di incertezza economica attuale. E’ proprio l’essersi ripiegata sull’euro, sul debito, su questioni puramente finanziare e l’aver messo da parte, volutamente ogni altro progetto politico europeo a essere la causa di tutto questo.

    Torniamo alla domanda originaria: perchè siamo insieme? In una famiglia c’è chi guadagna di più, chi meno, chi per niente. Si sta insieme perchè si è una famiglia, perchè ci sono legami che vanno oltre il discorso economico, non perchè conviene.

    Adenauer, Schuman, De_Gasperi parlavano tutti e tre il tedesco e lo facevano direttamente e senza intermediari

    Guardate questi tre uomini nella foto a destra: non finiremo mai di ringraziarli: bisognerebbe tornare indietro a loro; sono De Gasperi, Schuman, Adenauer che ci ricordano perchè siamo insieme: siamo insieme per garantire pace, giustizia e libertà alle persone di una terra per secoli martoriata da odi fra popoli e nazioni di ogni tipo. Forse oggi una guerra non è pensabile (la globalizzazione, bisogna riconoscerlo, è un ottimo deterrente ai conflitti armati) ma questo non vuol dire che vecchi egoismi e che altre guerre, non armate ma sotto altre forme, non possano svilupparsi se sono gli egoismi a prevalere.

    I tecno-politici alla Monti-Merkel-Hollande (inorridisco al pensiero di mettere una loro foto a fianco dei loro illustri predecessori) invece non hanno nessuna alta prospettiva: non sono più politici ma semplici burocrati: sanno parlare solo di spread, di economia, di benessere. Forse non abbiamo capito che le vacche grasse sono da tempo terminate per tutti. E dobbiamo tornare all’essenziale. Questi politicanti eseguono decisioni prese altrove, nessuno sa prese esattamente da chi e soprattutto perchè e con quali obiettivi.

    Lo vado ripetendo più e più volte in questo blog: la democrazia si sta appiattendo in occidente, ma soprattutto in Europa, se non troviamo forme ideali, forme altre e soprattutto alte di convivenza e civiltà.

    Mi espongo a dare una ricetta in tre punti.

    1. Sul piano ideale: l’Europa deve “darsi” una identità, dei valori intorno a quali stare insieme e che siano la ragione stessa dello stare insieme. Per definire queste basi ideali non si tratta di inventare nessuna pericolosa ideologia. E’ necessario semplicemente guardare alla storia e accettare serenamente, innanzitutto, i propri pilastri e farne il fondamento del proprio stare insieme (ne ho già parlato in un precedente post):
      1. Fondamento della civiltà greco-romana
      2. Fondamento giudaico-cristiano
      3. Fondamento umanista
      4. Fondamento illuminista

      Questi fondamenti sono finalizzati a creare e garantire, ai popoli e fra le nazioni:

      • Pace
      • Prosperità
      • Sviluppo
      • Giustizia
      • Solidarietà

      I fondamenti sono necessari, perchè senza di essi non può esserci condivisione di come realizzare gli obiettivi: anche paesi come la Cina si danno gli stessi obiettivi – o dichiarano di farlo –  ma  le modalità con le quali le realizzano in concreto sono molti diverse perchè diversi sono i valori e i fondamenti storici e culturali.
      L’economia, l’euro e tutto il resto sono dunque  strumenti per realizzare questi obbiettivi, non i fini
      .

    2. Sul piano istituzionale: darsi una chiara struttura federale. Gli stati nazionali, invece di concordare “coordinamenti”, deleghino chiari poteri allo Stato  Federale. Si potrebbe cominciare con poteri limitati ad alcuni aspetti di politica  economica o, ad esempio, unificare la  ricerca scientifica. Ma nel lungo periodo dovrà necessariamente includere altri settori come difesa e politica estera, le ambasciate nazionali all’estero dovranno chiudere.
    3. Rafforzamento democratico: i cittadini europei eleggano un parlamento, che esprima una maggioranza, un governo con un programma politico che si rivolga direttamente ai cittadini. La politica europea deve essere separata da quelle nazionali, non come oggi avviene in cui i parlamentari di Strarsburgo sono goffe appendici ai partiti nazionali. Si potrebbe ipotizzare, anche se non nel breve periodo, anche l’elezione diretta di un Presidente a suffragio universale.

    Gli stati che vogliono stare a questo patto ci stiano, e beneficino anche dei vantaggi economici correlati, chi non vuole sia lasciato libero e potrà avere solo una collaborazione economica collaterale con l’Europa.

    Per volare alto ci vogliono degli obiettivi alti: finché saremo qui a discutere su come salvare l’euro  non ne caveremo nulla di buono, altrimenti l’euro diventa una pericolosa ideologia, cosa che ha in realtà già rischiato di diventare: infatti è così che viene percepita da larghi strati di opinione pubblica ed è proprio da questo fenomeno che nasce, appunto, molto dissenso anti-europeista: esso ha radici nel grande tradimento di cui sono colpevoli le ultime generazioni di politici. Il tradimento del progetto che i Fondatori avevano in mente e che tutti gli Europei sognavano.

    Alcuni lamentano che le forze disgreganti in Europa oggi (vedi Lega Nord in Italia) non permettono di fatto progetti così ambiziosi: c’è da chiedersi piuttosto se questi movimenti non siano invece la causa di una scarsa e poco attraente politica europea. I politici europei devono saper scaldare i cuoi delle persone, con dei programmi, con delle idee, ma per farlo hanno bisogno appunto di quegli ideali che pare abbiano messo in soffitta negli ultimi 20-30 anni. I politici europei abbiano il coraggio di dire ai propri cittadini “in questi 30 anni siamo stati timidi e un po’ miopi. Abbiamo avuto paura, non siamo stati all’altezza della generazione post bellica che ci ha preceduto. Non abbiamo veramente sognato. Per questo pensiamo di aver un po’ tradito le vostre aspettative. Vi chiediamo scusa per questo. Adesso, però è venuto il momento di riprendere quella via…. quella dei Padri Fondatori”. Ecco, mi piacerebbe sentire un politico che parlasse così, oggi, in Europa.

    I politici europei dovranno poi affrontare il problema della lingua comune, che in europa non c’è. Ne parlerò in un altro post.

    L’Europa può farcela, ma per farcela deve riprendere i passi dei propri Padri Fondatori. Non correre dietro a spread, euro e debiti pubblici, i quali avranno pure una importanza, ma fintanto si guarda solo a quelli siamo come un gigante che si guarda la mosca sulla punta del naso.

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      [1] da  Discorso di Romano Prodi in apertura al Convegno sull’edizione dei dispacci Pacelli, pronunciato a Munster il 24 marzo 2010. Dal suo blog.

       

      Per i numerosi e stanchi uccelli che vagano senza meta in cerca di ristoro

      “Ricerca Cesnur: «Religione irrilevante per il 70% degli italiani»” Analisi delle cause e delle conseguenze, le sfide che questo comporta per la Chiesa. La purificazione in atto, mediante “gli scandali”, la prospettiva del chicco di senape che cresce.

      Commento un articolo uscito sul Messaggero online che titola: “Ricerca Cesnur: «Religione irrilevante per il 70% degli italiani»” , segnalata da un mio caro amico ateo. Devo dire che per un credente è estremamente fruttuoso avere un amico ateo militante: aiuta decisamente a tenersi allenati.

      Sembra strano che l’indagine sia stata condotta su un campione così ridotto, e anche pare strano che la Sicilia Centrale sia considerata “rappresentativa dell’Italia in generale”; ad ogni modo ho letto molti articoli di Introvigne e lo ritengono uno studioso molto serio e attento, che argomenta sempre con estrema analiticità, con dati e riscontri di quello che dice. Le stesse conclusioni cui arriva non mi sorprendono affatto, anche se la sintesi del giornale online è per forza eccessiva. Sarebbe interessante leggere il libro. Leggi tutto “Per i numerosi e stanchi uccelli che vagano senza meta in cerca di ristoro”

      Risposta al prof. Koch su “cristianesimo e scambiabilità”

      Gentile prof. Koch,

      Mi permetto di rilevare alcune criticità del suo post “cristianesimo e scambiabilità” sul suo blog personale. Leggi tutto “Risposta al prof. Koch su “cristianesimo e scambiabilità””

      Olimpia Tarzia “P.E.R.” gaffe e strafalcioni

      Movimento “P.E.R.” promosso da Olimbia Tarzia: manifesto e iniziativa interessante; ma tanta pubblicità a lettere imbarazzanti di politici navigati che di etico hanno dimostrato di avere ben poco non fa chiarezza sulla reale natura del movimento. Si vuole “rifondare il nuovo” avendo per alleati i vecchi: come è possibile? Una sfida alla Tarzia.

      Mi sono imbattuto nella rete sul sito del “Movimento P.E.R.” promosso da Olimpia Tarzia. Uno dei tanti e positivi fermenti dei una nuova stagione politica cattolica. Leggo il manifesto: bello, condivisibile. Faccio un giro sul sito: molto interessante. Complimenti, buona fortuna!

      Ma… qualcosa non mi convince: dalla HOME, in un click si accede alla pagina “Dichiarazioni di Appoggio”. Vediamo…. sei lettere di personaggi politici, tutte entusiaste ed elogiative per il neonato movimento, me le sono lette.

      Sorvolo sugli aspetti patetici dei testi, nel solito politichese vecchio stile… ma pazienza gli alleati non ce li scegliamo… bisogna sopportarli,  mi dico.

      Ma ecco gli strafialcioni e gaffe incredibili che ho trovato. Leggi tutto “Olimpia Tarzia “P.E.R.” gaffe e strafalcioni”

      Il Caso McBridge

      NOTA (2011-01-01): alcune parti sono errate e non sono più condivise dall’autore: le si è mantenute in testo barrato per motivi storici e si è precisato nei commenti più sotto.

      * * *

      A seguito del post di un blog che seguo “Suora scomunicata per aver salvato una vita” [1] rispondo qui perchè i commenti su quel blog non permettono testi così articolari.

      Ecco la mia analisi. Leggi tutto “Il Caso McBridge”