Recensione “Essere John Malkovich” (film, 1999) [spoiler]

un film strano, con chiavi di lettura ambigue e a tratti inquietanti

Ieri ad un cineforum ho visto questa commedia dell’ormai lontano 1999.

Vado direttamente alle conclusioni del finale e alla “morale” del film, si perchè sono sempre fermamente convinto che nessuna opera (libro, teatro, cinema) sia neutra, ma vi è sempre in se una qualche visione del mondo (Weltanschauung) una qualche forma di “bene” e “male” implicitamente presente nell’opera.

Non necessariamente tutti vedranno la stessa, e non necessariamente è quella che volevano trasmettere i registri/sceneggiatori/produttori.

Provo a dire la mia.

Malkovich rappresenta quel desiderio di “essere un altro”, quella limitatezza umana che sentiamo pressare su di noi continuamente, quel senso di incompletezza che ci fa sentire separati dal mondo. Da questo desiderio profondamente umano e spirituale prende forma l’atto creativo (si veda Je suis l’autre) che è emblematico nel desiderio artistico del protagonista Craig, che però se non adeguatamene orientato da una disciplina rischia di prendere le pieghe più nefaste, come poi si vede in tutta la trama.

Chi sono i vincitori nel finale? Eccoli, in ordine di importanza decrescente:

  • la setta dei vecchietti immortali, detentori di una conoscenza superiore (gnosticismo) ricchi, lussuriosi, benestanti e sfruttatori che pur di perpetuare il ciclo delle “rinascite” non si fanno ovviamente scrupolo di commettere angherie (rapimento di Maxine) sono gli unici ad essere veramente disciplinati e consapevoli nel loro modi di sfruttare il mondo.
  • Lotte, una psicopatica ossessionata dagli animali e debole negli affetti che non sembra superare ne cambiare davvero durante la trama, quindi rimane fondamentalmente se stessa.
  • Maxine, una spregiudicata, cinica e arrivista donna per nulla interessata a relazione vere, ma a sfruttare e manipolare tutti gli altri e le situazioni che le offre la vita. Anche lei rimane fondamentalmente se stessa.
  • Essendo queste ultime mostrate come “vincenti”, lo è anche l’amore lesbico finale fra le due (unico vero cambiamento che la vicenda sembra avere insegnato alle due donne in quanto rimangono fondamentalmente quelle che erano prima). E’ l’epilogo di tutte le ambiguità sessuali conseguenti le singolari esperienze di “essere Malkovich”.

Passiamo ora ai perdenti, sempre in ordine decrescente:

  • Craig, il protagonista, che nonostante cada anche lui nelle perverse maglie di “essere Malkovich” e addirittura in modo superiore agli altri, realizzando così il suo sogno di burattinaio, era comunque l’unico che aveva un vero sogno creativo, un ideale e un desiderio profondo di realizzazione attraverso la creatività e il senso della vita, anche se realizzato poi nell’ingiustizia e nella manipolazione: infatti egli diventa, essendo burattinaio, l’unico a imparare ad essere burattinaio di Malkovich: il suo dono creativo si trasforma così in malefico e possessivo. Nonostante questo in lui non si spegne completamente il bene e riesce nonostante tutto a rinunciare a questo suo sogno per l’amore verso Maxine (che in realtà essendo finto, era solo manipolatorio, non veramente corrisposto). E’ l’unico che attraverso la trama percorre vari tipi di cambiamenti, oscillanti. Per questo è il vero protagonista, che però viene presentato come perdente.
  • Malkovich vittima inconsapevole e soprattutto impotente delle angherie di un “potere superiore” inspiegabile e possessivo (interessante la similitudine fra possessione diabolica e il caso Malkovich dove in entrambi i casi viene meno la libertà individuale); nonostante sia stato vittima temporanea della sete di potere di tutti i protagonisti (da Craig a Lotte, a Maxine compresi gli innumerevoli “paganti” che volevano “essere Malkovich”) rimane comunque definitivamente vittima della setta, e continuerà a rimanere tale nel finale, nonostante acquisti un ritorno alla libertà, forse solo temporaneo. Egli rimane pur sempre vittima e oggetto di “forze superiori” misteriose e inaccessibili.
  • I clienti paganti del sodalizio Craig-Maxine: tutto il resto della “gente” è descritto come una massa indistinta senza dignità, una specie di sub-umani condannati a non realizzare i propri sogni se non pagando il solito pedaggio ai ricchi e agli sfruttatori per avere in cambio qualche minuto di illusoria ed effimera “dose” di una droga che possa dare l’illusione di una vera realizzazione. E invece si rivela essere una famelica beffa.

Conclusioni: le letture possono essere di due tipi:

  • cinica: i veri vincitori sono quelli più forti, quelli che detengono il potere, che sono più spregiudicati, che sono depositari di conoscenze e poteri occulti, e che sanno essere pronti alla fluidità sessuale. Il futuro appartiene a loro.
  • critica: come nei Malavoglia di Verga non necessariamente un finale amaro ha intenti negativi, ma anzi intende far riflettere su l’animo umano, sul desiderio innato di creatività, “di essere considerati” (cioè amati), e di come il desiderio di queste cose belle e legittime possa causare – se orientato in modo distorto dalle nostre azioni – profonda infelicità: il male non realizza mai quello che promette.

Protendo per la seconda ipotesi; ma chi può dirmi se i ricchi, settari e snob registi di Hollywood non abbiano sotto sotto qualche preferenza per la prima?

Durante la proiezione qualcuno ha ipotizzato che il film sia una manifesto sulla fluidità sessuale, anche perchè nel finale si intravede la “figlia” delle due lesbiche, che appunto non si sa bene di chi sia figlia, visto che Maxine era incinta nelle ultime scene del film, e il rapporto sessuale che l’ha ingravidata sarebbe avvenuto quando Lotti aveva rapporti con Maxine “essendo Marlovich”. Se questo fosse l’intento dello sceneggiatore non saprei, ma la lettura non tanto mi convince, anche se rimane possibile; ma se quello fosse stato l’intento allora l’epilogo sulle due donne sarebbe dovuto essere decisamente positivo; e invece su di loro rimangono delle ombre, un amaro che non le dipinge pienamente come persone realizzate (almeno questa è la mia interpretazione). Craig soprattutto è il vero protagonista, quello con il quale lo spettatore tende inevitabilmente a identificarsi e che attraversa le vere trasformazioni dalle vicende del film; sarebbe allora dovuto essere lui il “pienamente realizzato” e in modo sessualmente fluido; invece lui rimane eterosessuale e non sarebbe dovuto essere “lo sfigato che perde”.

Quindi non ci vedo propriamente un “manifesto LGBT”: al massimo potrebbe essere stato un tentativo di “introdurre solo indirettamente” certe tematiche, giusto per iniziare a parlarne infrangendo il tabù sullo schermo, senza però farne il filone principale narrativo, in quanto nel 1999 i tempi non erano ancora maturi e si era ancora agli inizi di questa agenda trasformativa della società occidentale; agenda che oggi chiamiamo in vari modi: LGBT, gender, e altri impronunciabili acronimi.

Un commento su “Recensione “Essere John Malkovich” (film, 1999) [spoiler]”

  1. Leggendo wikipedia mi sono accorto successivamente che mi era sfuggito un aspetto importante del finale:

    Craig scopre l’amore tra le due donne e affranto ritorna nel tunnel per rientrare in Malkovich con lo scopo di riconquistare Maxine, ma la mezzanotte è passata e rimane intrappolato nel corpo e nella mente della figlia di Maxine, l'”ospite” successivo a Malkovich. Soppresso dall’inconscio dell'”ospite”, Craig sarà impossibilitato a fare qualunque cosa e gli rimarrà solamente la possibilità di guardare Maxine e Lotte vivere felicemente attraverso gli occhi della loro bambina.

    Non ricordavo che “l’ospite successivo a Malkovich” fosse proprio questa bambina, figlia di Maxine, nella quale finisce intrappolato Craig per sempre. Se è così la lettura è davvero inquietante: una storia infondo potentemente triste.

    Rimane allora ancora più ambigua la lettura come “manifesto LGBT”: perchè offrire uno spaccato così deprimente, arrogante e schiavizzante rispetto al povero protagonista quasi da apparire ripugnante: che colpa avrebbe Craig per meritare tutto cio, se non quella di essere eterosessuale? Mi sembra troppo cinica e crudele per essere ragionevole da parte di chi vorrebbe sponsorizzare un mondo le cui parole d’ordine sarebbero libertà, felicità, giustizia, uguaglianza, inclusività, rispetto e che pretende di presentarsi con una faccia buona e gentile, tutta proiettata nel vendere speranza per un mondo più giusto nel futuro prossimo venturo.

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