Recensione “Essere John Malkovich” (film, 1999) [spoiler]

un film strano, con chiavi di lettura ambigue e a tratti inquietanti

Ieri ad un cineforum ho visto questa commedia dell’ormai lontano 1999.

Vado direttamente alle conclusioni del finale e alla “morale” del film, si perchè sono sempre fermamente convinto che nessuna opera (libro, teatro, cinema) sia neutra, ma vi è sempre in se una qualche visione del mondo (Weltanschauung) una qualche forma di “bene” e “male” implicitamente presente nell’opera.

Non necessariamente tutti vedranno la stessa, e non necessariamente è quella che volevano trasmettere i registri/sceneggiatori/produttori.

Provo a dire la mia.

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Hop, hop somarello

Mi è sovvenuto in mente un ritornello di quando ero bambino: “hop hop somarello…”. Una rapida ricerca in internet e…..

Per qualche misteriosa ragione, mi torna in mente il ritornello “hop hop somarello”, una canzone di quando ero bambino. Ricordo che i miei avevano comprato un 45 giri e che ascoltavo spesso questa canzone perchè mi piaceva.

Giusto il tempo di scrivere su you tube “hop hop….” che subito l’autocompletamento trova la canzone giusta. L’artista è Paolo Barabani. Ascolto la canzone di cui ricordavo solo il ritornello e con mia sorpresa scopro pure che parla della Passione Cristo: “che strano”, mi dico, “ricordavo il ritornello, ma niente del testo…”. Evidentemente ero troppo piccolo. Poi vedendo su internet la copertina dell LP (al alto in figura) mi sono tornati alla mente altri ricordi; ma cosa dicesse la canzone proprio non lo ricordavo….

Curioso anche, a distanza di 30 anni, vedere che fine abbia fatto questo quasi-sconosciuto artista che fece un solo, unico album dopo quel Sanremo del 1981 ed ebbe un successo strepitoso, ma poi subito cadde nel dimenticatoio. Dalle stelle alle stalle con la stessa velocità con cui è andato dalle stalle alle stelle. Leggi tutto “Hop, hop somarello”

Invigorisciti, o amico, a volere la verità

parole senza tempo di Silvio Pellico. Sembrano scritte oggi. E a te?

Queste parole senza tempo, mi sono parse scritte oggi. E a te ?

“il primo de’ nostri doveri si è l’amore della verità, e la fede in essa. La verità è Dio. Amare Dio ed amare la verità sono la stessa còsa. Invigorisciti, o amico, a volere la verità, a non lasciarti abbagliare dalla falsa eloquènza di que’ melanconici e rabbiosi sofisti che s’industriano a gettar dubbi sconfortanti sopra ogni còsa. La ragione a nulla sèrve, e anzi nuòce, quando si vòlge a combattere il vero, a screditarlo, a sostenere ignobili supposizioni; quando traèndo disperate conseguènze dai mali ond’è sparsa la vita, nega la vita èssere un bène (…) Ciò riconosciuto, diamo arditamente bando allo scetticismo, al cinismo, a tutte le filosofie degradanti; imponiamoci di credere al vero, al bèllo, al buòno”.

Silvio Pellico, Dei doveri degli uomini

 

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    troppo lungopoco chiaronon ci avevo mai pensato
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    La speranza ‘inventata dai padroni’

    Mario Monicelli dice che «La Speranza è un trappola. E’ una brutta parola. Non si deve usare. La speranza è una trappola inventata dai padroni». Siamo d’accordo?

    Mario Monicelli, suicidatosi in questi giorni

    Il suicidio di Monicelli mi ha fatto documentare e incuriosire sulla vita e il pensiero di questo personaggio. Dopo il post «Presidente, per quanto tempo ancora?» ho ascoltato una intervista a Mario Monicelli a Raiperunanotte. Si parla dell’Italia, del Duce, di Berlusconi…

    Sono completamente d’accordo con tutto quello che il grande regista dice fino a 2’00”.  Ma poi prosegue (trascrivo il resto):

    Giornalista: …non sento speranza dalla sue parole, maestro….

    Monicelli: La Speranza è un trappola. E’ una brutta parola. Non si deve usare. La speranza è una trappola inventata dai padroni. Leggi tutto “La speranza ‘inventata dai padroni’”

    …ma Voltaire non l’ha mai detto!

    «Non condivido le tue idee ma sono pronto a morire affinché tu possa avere il diritto di esprimerle»: la più famosa citazione attribuita a Voltaire è falsa. Un’altra invece…

    Tomba di Voltaire al Panthèon di Parigi

    Nel precedente post «Voltaire si rivolta nella tomba» ho fatto alcune considerazioni circa la famosa citazione attribuita al filosofo francese: «Non condivido le tue idee ma sono pronto a morire affinché tu possa avere il diritto di esprimerle».

    Si tratta, come ho già detto di una frase citata all’infinito, nota da tutti dai banchi di scuola. Ma Voltaire non l’ha mai detta! Si tratta infatti di una citazione apocrifa, come documento efficacemente con opportune fonti da Wikipedia in Inglese [1] di cui ho tradotto un passaggio: Leggi tutto “…ma Voltaire non l’ha mai detto!”

    Skàndalon!

    Maria di Nazareth è un grande scandalo.

    Le immagini che vedete in questa pagina sono scandalose. Come il film di Guido Chiesa «Io sono con te».

    Maria di Nazareth è il primo, grande scandalo, del cristianesimo: che all’origine della Salvezza di Dio, c’è un libero “si” pronunciato da una giovane donna, in quanto tale per tutti insignificante; di una famiglia insignificante, di una città insignificante, di una nazione insignificante.

    Theotókos: Madre di Dio, non di Gesù. Leggi tutto “Skàndalon!”

    Provocazioni intelligenti

    considerazioni su uno spot intelligente sulla prevenzione del tumore al seno. Dedicato a tutte le donne.

    Dedico questo post a tutte le donne.

    Chi ha detto che tutte le provocazioni con erotico background sarebbero squallide e di cattivo gusto? E vero: se ne trovano tante in giro che sono infatti squallide e di cattivo gusto. Ma… Leggi tutto “Provocazioni intelligenti”

    Star Trek, Aldo Fabrizi e convivialità

    Il commento di “Cri” (mia cugina) nel post precedente “Brutta Befana” mi ha ispirato un nuovo tema riguardo la fantascienza: in certe serie televisive di fantascienza, telefilm, episodi, manca sempre e completamente l’argomento: “gioa e convivialità”.

    In questi film, episodi, serie televisive, romanzi non c’è quasi mai un sorriso di affetto, di empatia, di amore, un espressione di intensa gioia. E soprattutto mai un momento di convivialità: ma questi avventurieri dello spazio non mangiano mai? Non si mettono mai a tavola? Non fanno mai convivialità? Non bevono mai un bicchierino? Una specialità spaziale trovata su qualche pianeta? Ah gia… un tempo pensavamo che “nel futuro” avremmo mangiato con le pillole. Però nei film e romanzi non ti fanno vedere neanche quelle. Intanto “il 2000” mitico è già passato da un pezzo, ma le gite in campagna e le cene in famiglia sembrano essere ancora l’unico standard e momento preferito per “ritrovare se stessi” per molte persone in tutto il mondo.

    Essere a tavola ci fa “entrare in contatto con l’altro”. Non è che forse il mangiare insieme ha un non so che… un qualcosa di antropologicamente profondo e irrinunciabile? Voglio dire… non è soltanto un “prendere cibo”. Gli animali “prendono cibo”; l’uomo invece socializza, fa convivialità, parla, si arrabbia, ride, scherza, canta. Si dice spesso che mangiare da solo non è bello: è vero, diventa solo una assunzione di cibo. Eppure “mettersi intorno alla tavola” è qualcosa di molto di più che assumere cibo. E’ come un rito.

    Questa poesia di Aldo Fabrizi, “Ner Duemila” scritta nel lontano 1930 ci dice molto su come un tempo immaginavamo fosse il futuro, “il mitico duemila” che è gia passato da nove anni:

    Ner duemila godremo in tutto er monno
    trasformato quant’è largo e quant’è tonno:
    ce sarnno le grandezze der progresso
    e la vita nun sarà più com’è adesso.

    Io ciò ‘n’appartamento su la luna
    nun pago gnente e fò come me pare:

    mi’ moje sta impegnata ar Polo Norde
    e grazziadio me posso accontentà.

    Ner duemila nun ciavremo tante noie
    vestiremo tutti gnudi, senza foje,
    er magnà sarà der tutto differente
    e li denti serviranno a poco e gnente.

    ‘N’ignezione de brodo de gallina,
    quattro confetti de lasagne ar forno
    ‘na pillola d’abbacchio con contorno
    e poi facioli e cotiche in cascè.

    Ner duemila li Musei saranno pieni
    d’aeroplani, d’automobili e de treni,
    Bastimenti, Zeppelli, sottomarini,
    serviranno a fa giocà li regazzini.

    Io vado qui in America un momento
    perchè m’hanno invitato colazione

    Tu aspetteme su Giove o su Saturno
    oppuramente aspetteme su Marte,
    fatte magara ‘na partita a carte
    che tra mezz’ora se vedemo li.

    (cliccare qui per consultare il testo completo della poesia)

    Che illusione! Guardiamo a come siamo oggi: gite fuori porta, cene in famiglia, e crisi globale rampante. Mentre riusciamo a fare una gita a Parigi per pochi euro in aereo, il Concorde non è piu un aereo di linea. Non dobbiamo dispiacercene, per una mancata realizzazione di un sogno che fu: vuol dire piuttosto che il sogno era falso e inflazionato. Meglio quindi non averlo realizzato.

    Sono certo che ci ritroveremo ancora intono a una tavola anche nell’anno 4000, anche se saremo davvero su Marte o nello spazio e con cibi transgenici o insalate lunari. Aldo Fabrizi, da buon intenditore delle dinamiche conviviali, nella sua poesia lo aveva almeno già intuito: che non avremmo comunque rinunciato alla buona tavola con la prenenza umana di familiari e amici.

    Spirito dell’ Arte Moderna

    Buona Pasqua


    C’è chi critica l’arte moderna per cui non sarebbe in grado di tradurre lo stesso senso mistico che invece fanno le icone classiche di Giotto o di Rublev. E’ vero che queste hanno raggiunto un livello tale che difficilmente possono essere superate, ed è vero anche che l’arte moderna ha una grande difficoltà a comunicare il senso mistico e spirituale. E se non fosse tanto l’arte ad avere difficoltà con il mondo spirituale? L’arte non è un ente: è fatta dagli uomini. Giotto e Rublev non erano grandi perché era grande la loro arte, lo erano perché erano persone profondamente spirituali e vivevano in un tempo e uno spazio profondamente intrisi di spiritualità. L’arte è comunicazione. E quindi essi hanno comunicato quello che erano.

    Se l’arte moderna ha più difficoltà è perché noi uomini di oggi (artisti e spettatori) abbiamo difficoltà con questo mondo, con il mondo spirituale, con il mondo dell’assoluto, dell’oltre, del trascendente, di ciò che supera ogni spazio e ogni tempo, per ciò che supera e demolisce ogni sovrastruttura umana, ogni falsità, ogni inflazione del linguaggio, ogni superbia. Ovvero ciò che supera ogni dimensione terrena.

    Eppure alcune opere moderne, secondo me, riescono a vincere la sfida: l’immagine che ho scelto e che mi ha molto colpito, è una “Resurrezione” di Walter Angelici.

    Buona Pasqua a tutti.