Il commento di “Cri” (mia cugina) nel post precedente “Brutta Befana” mi ha ispirato un nuovo tema riguardo la fantascienza: in certe serie televisive di fantascienza, telefilm, episodi, manca sempre e completamente l’argomento: “gioa e convivialità”.
In questi film, episodi, serie televisive, romanzi non c’è quasi mai un sorriso di affetto, di empatia, di amore, un espressione di intensa gioia. E soprattutto mai un momento di convivialità: ma questi avventurieri dello spazio non mangiano mai? Non si mettono mai a tavola? Non fanno mai convivialità? Non bevono mai un bicchierino? Una specialità spaziale trovata su qualche pianeta? Ah gia… un tempo pensavamo che “nel futuro” avremmo mangiato con le pillole. Però nei film e romanzi non ti fanno vedere neanche quelle. Intanto “il 2000” mitico è già passato da un pezzo, ma le gite in campagna e le cene in famiglia sembrano essere ancora l’unico standard e momento preferito per “ritrovare se stessi” per molte persone in tutto il mondo.
Essere a tavola ci fa “entrare in contatto con l’altro”. Non è che forse il mangiare insieme ha un non so che… un qualcosa di antropologicamente profondo e irrinunciabile? Voglio dire… non è soltanto un “prendere cibo”. Gli animali “prendono cibo”; l’uomo invece socializza, fa convivialità, parla, si arrabbia, ride, scherza, canta. Si dice spesso che mangiare da solo non è bello: è vero, diventa solo una assunzione di cibo. Eppure “mettersi intorno alla tavola” è qualcosa di molto di più che assumere cibo. E’ come un rito.
Questa poesia di Aldo Fabrizi, “Ner Duemila” scritta nel lontano 1930 ci dice molto su come un tempo immaginavamo fosse il futuro, “il mitico duemila” che è gia passato da nove anni:
Ner duemila godremo in tutto er monno
trasformato quant’è largo e quant’è tonno:
ce sarnno le grandezze der progresso
e la vita nun sarà più com’è adesso.
…
Io ciò ‘n’appartamento su la luna
nun pago gnente e fò come me pare:
…
mi’ moje sta impegnata ar Polo Norde
e grazziadio me posso accontentà.
…
Ner duemila nun ciavremo tante noie
vestiremo tutti gnudi, senza foje,
er magnà sarà der tutto differente
e li denti serviranno a poco e gnente.
…
‘N’ignezione de brodo de gallina,
quattro confetti de lasagne ar forno
‘na pillola d’abbacchio con contorno
e poi facioli e cotiche in cascè.
…
Ner duemila li Musei saranno pieni
d’aeroplani, d’automobili e de treni,
Bastimenti, Zeppelli, sottomarini,
serviranno a fa giocà li regazzini.
…
Io vado qui in America un momento
perchè m’hanno invitato colazione
…
Tu aspetteme su Giove o su Saturno
oppuramente aspetteme su Marte,
fatte magara ‘na partita a carte
che tra mezz’ora se vedemo li.
…
(cliccare qui per consultare il testo completo della poesia)
Che illusione! Guardiamo a come siamo oggi: gite fuori porta, cene in famiglia, e crisi globale rampante. Mentre riusciamo a fare una gita a Parigi per pochi euro in aereo, il Concorde non è piu un aereo di linea. Non dobbiamo dispiacercene, per una mancata realizzazione di un sogno che fu: vuol dire piuttosto che il sogno era falso e inflazionato. Meglio quindi non averlo realizzato.
Sono certo che ci ritroveremo ancora intono a una tavola anche nell’anno 4000, anche se saremo davvero su Marte o nello spazio e con cibi transgenici o insalate lunari. Aldo Fabrizi, da buon intenditore delle dinamiche conviviali, nella sua poesia lo aveva almeno già intuito: che non avremmo comunque rinunciato alla buona tavola con la prenenza umana di familiari e amici.