«la cultura del provvisorio ci bastona tutti» dice Papa Francesco. Che implicazioni ha la fedeltà con la società post-moderna e le esigenze del mercato di oggi?
«…rimprovero questa cultura del provvisorio, che ci bastona tutti, perché non ci fa bene: perché una scelta definitiva oggi è molto difficile. Ai miei tempi era più facile, perché la cultura favoriva una scelta definitiva sia per la vita matrimoniale, sia per la vita consacrata o la vita sacerdotale. Ma in questa epoca non è facile una scelta definitiva. Noi siamo vittime di questa cultura del provvisorio». [1]
Così Papa Francesco ai giovani in cammino vocazionale. Ma in che senso ci bastona?
L’equazione è presto fatta: Il consumismo ha bisogno sempre di nuovi bisogni, nuove necessità da indurre in un mondo sempre più velocemente mutevole. Chi fa una scelta definitiva, di qualunque tipo essa sia, oggi è un eversivo, perché è contro il potere del conformismo che vuole solo soggetti pronti a cambiare scelte in nome di una vita sempre mutevole, sempre dinamica. Relativismo sociale: tutto è mutevole, le relazioni, la vita, le scelte. Non c’è posto per la fedeltà, scelta liberamente: è pericolosa perché eversiva. In un sistema dove il soggetto è innanzitutto soggetto di consumo la fedeltà fa rallentare i processi: chi fa scelte definitive immobilizza il mercato, perché si radica per tutta la vita in abitudini o convinzioni dalle quali non è disposto a tornare indietro: un pessimo consumatore; il provvisorio dunque è il contrario della fedeltà. Il mercato ha bisogno di mutevolezza, più si muta velocemente più cambiano i bisogni più si creano nuovi mercati che i volponi della sociologia e gli statistici dei trend con rapidità intercettano prima di altri. Questo è il dogma di ciò che il potere chiama progresso. Chi si oppone è un inetto, un retrogrado, un bigotto [2], e altre etichette simili.
Non è facile rendersi conto come molti dei bisogni economici e di un certo concetto di benessere richiedano una ridefinizione di principi etici: manipolazione genetica ed embrionale, mercato della fecondazione in vitro per la produzione in serie di esseri umani etc…
E’ un bastone che fa poco male, anzi somiglia molto a una carota. Perché in un mondo dove tutto è provvisorio si ha sempre l’illusione di poter fare un’altra scelta, dunque di essere più liberi. La libertà viene misurata con il numero di scelte possibili che l’uomo si trova difronte; equazione banalissima:
numero di scelte maggiore = + libertà
con la cultura del provvisorio questa misurazione è perfetta! La libertà si mostra come massimizzata. Ti vengono così proposte infinite scelte tranne una: essere fedeli a se stessi.
Quando però ci si interroga su quali siano gli strumenti per fare le giuste scelte in questo marasma di possibilità che la vita liquida post-moderna ci propone, allora iniziano i guai. E l’uomo si trova solo. E forse qualcuno inizia a chiedersi di che tipo di libertà stiamo parlando davvero: c’è davvero bisogno di un Papa per ricordarcelo? Ma dove sono gli intellettuali liberi di una volta?
[1] da www.news.va
[2] miei precedenti post qui.