Da Benedetto XVI a Francesco: ovvero dalla scuola al lavoro

Benedetto XVI e Francesco: due papi contrapposti dai media; Con quali fondamenti? La logica cattolica dell’ et-et non è compresa dalle logiche mondane. Una parabola dalla scuola al lavoro.

Una foto scattata da cellulare durante in ritorno in pulmino a Santa Marta subito dopo l'elezione di Papa Francesco
Una foto scattata da cellulare durante in ritorno in pulmino a Santa Marta subito dopo l’elezione di Papa Francesco

Di tutte le foto dell’evento straordinario, storico, circa l’elezione di Papa Francesco ho scelto questa qui sopra. Molti i primati fatti notare: primo papa gesuita, primo americano etc, etc.. e anche primo papa “informalissimo”, dico io, se escludiamo quelli dei primi secoli, su cui non sappiamo gran che.
La foto mi ricorda le gite di scuola quando, salendo sul bus, si faceva a gara per prendere gli ultimi posti. All’epoca non c’era il cellulare, ma se ci fosse stato la foto sarebbe più o meno così: volti sorridenti, foto sgranata, proprio come fosse fatta da un adolescente esuberante.
E invece è un gruppo di cardinali in ritorno dal conclave, e con il Papa che preferisce stare con loro (mi ricorda lo “stare” di Gesù con i suoi discepoli di cui parla l’evangelista Marco) piuttosto che l’auto a lui riservata: me lo immagino il cardinale che scatta la foto, e poi la scarica da cellulare e gli fa fare il giro del mondo: con i mezzi di oggi bastano pochi secondi.

Mi immaginavo un papa con questo taglio, lo consideravo probabile. Ma quando ho sentito annunciato Bergoglio ho realizzato che i cardinali hanno davvero esagerato. Sono davvero andati oltre, visto che sapevano bene chi stavano eleggendo. E mi viene in mente che, forse, se non ci fosse stato Vatileaks, scandalo degli abusi sessuali e tutte queste cose, forse oggi non avremmo Papa Francesco, ma un Paolo VII, o Benedetto XVII o Pio XIII. Questa è la forza misteriosa della Chiesa: più sembra “acciaccata” più risorge. Tutte le altre entità del passato, una volta sufficientemente schiacciate, sono morte.

Dunque la chiesa ha molte sorprese da aspettarsi da un papa così.

Ora i media si scatenano con le contrapposizioni, che tanto piacciono all’opinione pubblica ormai più avvezza alla cultura degli urli da talk show che non a una visione pacata e rigorosa della realtà: e quindi ecco subito contrapporre la croce d’oro che Benedetto preferiva a quella di ferro di Francesco. Dimenticando che tutti prima di Benedetto l’hanno fatto: anche Giovanni Paolo II, che stranamente però non viene citato. Più serio sarebbe stato argomentare la scelta di Francesco rispetto a quella dei precedenti.

Potrei parlare anche delle famose “scarpette rosse” di papa Benedetto XVI e quelle “semplici” di Francesco, ma sorvolo [un interessante post di Luigi Accattoli, vaticanista affronta la questione].

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l’arcivescovo Jorge M. Bergoglio bacia un bambino malato di AIDS.

Papa Francesco su quattro interventi pubblici che ha fatto, in ben due di essi ha parlato esplicitamente del demonio (fa parte del bagaglio gesuita): cosa sarebbe accaduto se Benedetto XVI avesse fatto lo stesso all’inizio del suo pontificato? Sarebbe stato sommerso di critiche a conferma dei pregiudizi che orbitavano intorno la sua figura. A Francesco, invece, solo applausi. Le dinamiche  mediatiche e i pregiudizi sociali che stanno dietro questi meccanismi li lasciamo agli studiosi di sociologia. Ad ogni modo ben venga un papa così, se serve a condurre gli uomini a Cristo.

Papa Benedetto parlava e comunicava in modo profondo e ragionato: non adatto quindi per una opinione pubblica abituata ai reality show. Benedetto parlava dentro la chiesa: a chi quel linguaggio simbolico (anche nell’abbigliamento quindi) lo sapeva comprendere. L’obiettivo era rinsaldare la fede e tenerla ferma difronte alle sfide ideologiche, ai “venti di dottrina” come disse nella famosa omelia “pro-eligendo pontefice” del 2005. Chi invece quel linguaggio non lo capiva, ne aveva una visione opposta, perché lo interpretava con le categorie mondane: le stesse categorie mondante di linguaggio cui Papa Franscesco, proprio ieri, ha messo in guarda i giornalisti. Francesco invece è più diretto, più semplice, più francescano appunto.

La croce d'oro di Benedetto XVI e quella di ferro di papa Francesco.
La croce d’oro di Benedetto XVI e quella di ferro di papa Francesco.

Non tutti capiscono che entrami gli stili, anche se opposti, vanno nella stessa direzione: pazienza. Il tempo renderà giustizia. Il cattolicesimo è, da sempre e per molti versi, la logica et-et mentre molto spesso la logica mondana predilige l’ out-out: ecco allora che la croce d’oro di Benedetto è “scandalo” e quella di ferro di Francesco è “buona e bella”. Sono convinto che Francesco è perfettamente cosciente del rischio comunicativo che questo suo stile comporta e che saprà gestirlo saggiamente.

Mi piace pensare che Benedetto è il papa che ha fatto “scuola” alla chiesa e dentro la chiesa, d’altra parte era un professore.

Francesco invece è il papa del lavoro: dopo la scuola, infatti, si va appunto nel mondo del lavoro. Lo Spirito Santo non sceglie a caso.

Per otto anni i cattolici che hanno ascoltato Benedetto sono andati a scuola, diciamo che hanno finito l’università.

Adesso si va a lavorare.

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