Gli atei credono?

Roberto Mercadini dice che non condivide quando gli dicono che anche gli atei in realtà credono; per come espone la questione ha ragione, ma la fede non è solo quella e non è proprio un gioco di parole.

Questo funambolismo linguistico di cui parla Mercadini è, si, veramente ridicolo.

Ridicolo, certo, dire che l’ateo “crede nel nulla”. Nel senso che non c’è nessuna fede esplicita.

Ma c’è un altro livello per cui tutti noi infondo crediamo in qualcosa e senza giocare con le parole! Vediamo.

Anche l’ateo normalmente crederà in qualcosa; anzi non solo l’ateo, ma proprio tutti. Senza parlare di Dio (nel quale evidentemente l’ateo non crede) avrà pur un qualche senso di giustizia, crederà in una bellezza, in una qualche forma di verità, nell’amore etc… oppure nel nichilismo, nella disperazione… qualcun altro penserà che nella scienza o nel razionalismo si racchiude tutto il senso della vita; Nietzsche decise che nel suo Dioniso vi era l’essenza dell’essere – e ne usci pazzo; di tutte queste cose (che non sono Dio, anche se per il credente possono rimandare a Dio) sono di fatto cose credute perché sono tutti concetti per i quali – scavando a fondo – non si hanno vere evidenze oggettive di alcun tipo, ma possono solo essere credute.

Il credente “appende” la giustizia, la bellezza, l’amore etc… a un “chiodo” che chiama Dio. L’ateo invece le appenderà a qualcosa d’altro… ma il concetto non cambia. Quando ci poniamo domande di tipo esistenziale, qualunque sia la risposta che diamo, o non diamo, non possiamo che fare appello a questioni o a scelte di fede.

“Scelta di fede” non significa dunque “una fede esplicita di qualche tipo” (cristiana, indù, etc…). Tutte le questioni profonde dell’essere umano richiedono un qualche atto di fede, esplicito o non.

Perché anche il “non decidere” è un atto di fede? Perché comunque questa scelta determinerà a che tipo di “chiodo” intendo ancorare le mie convinzioni; qualcuno si affiderà al potere del mercato oppure al “tanto tutti fanno così’“, al conformismo, o all’anticonformismo etc… ma in ogni caso avrà sempre fatto la sua scelta che avrà conseguenze di tipo esistenziale nella propria vita. In questo senso “tutti crediamo” e in questo senso siamo “veramente umani”: la fede (in questa accezione ampia) è ciò che veramente ci distingue dagli altri essere viventi. E non è un gioco di parole perchè “fede” vuol dire “aver fiducia” . L’uomo è l’unico essere per quale il proprio essere è una questione su cui interrogarsi e non può che finire per avere fiducia nelle scelte che fa (poi magari se ne pente): e la soluzione a questo problema è ineludibilmente una risposta di fede. Anche per chi decide di non decidere: e non è un gioco di parole, ma una questione aperta cui l’uomo semplicemente non può sfuggire.

PS: non è vero che un ateo è necessariamente meno confortato di un credente; Stephen Hawking, ateo dichiarato, ad esempio ha affrontato la malattia in modo tutt’altro che disperato o negativo…. viceversa ci sono credenti che perdono la fede dopo un lutto. Non è sempre così semplice, sono dinamiche complesse e misteriose dell’essere umano.

Giubileo della Misericordia: da Amazon a Guitton

Jean Guitton, 1901-1999

Premessa: l’articolo è stato modificato dopo la prima pubblicazione, a causa di una errata ricerca: il testo è stato invalidato con la barratura.

Chiese il giornalista: «perchè lei è cattolico» ? [9]
«Sono cattolico perché voglio tutto».
Così rispondeva Jean Guitton, filosofo e scrittore francese del secolo scorso [8].

Ed eccomi a rispondere alla domanda dell’amico e collega ateo che, a proposito del Giubileo, pretendendo perplesso che a diversi sforzi e atti corrispondano necessariamente diversi benefici, secondo l’equazione:

più cose da fare = piu benefici

Leggi tutto “Giubileo della Misericordia: da Amazon a Guitton”

Un concreto “Dio strabiliante”

Dio non è così strbiliante quando fa miracoli. Di ben più strabiliante ci sono le tante domande e questioni sull’uomo. Questioni concrete, reali, che si toccano con mano. Se è strabiliante ciò che si vede, perchè non può anche esserlo ciò che non si vede?

Maestro di Tolentino. Annunzio ai pastori
Annunzio ai pastori, affreschi del Cappellone del Santuario di San Nicola a Tolentino. Maestro di Tolentino (o Pietro da Rimini?)

Un collega, ateo, a valle di brevi e poco significative battute sulla Trinità, esordisce con una battuta più interessante, di questo tenore: “tutti gli dei si sono arrogati di fare cose strabilianti”, e aggiungeva una risata sarcastica. Evidentemente si riferiva a miracoli e cose del genere. Un tema sempre molto “toccato” proprio dagli atei, molto più che dai fedeli, chissà perchè….

A parte il fatto che non viene minimamente colta la radicale differenza fra il concetto, tutto ebraico,  della Rivelazione e una qualunqe religione pagana, ma sorvoliamo…

La parola su cui vorrei invece soffermarmi è appunto lo stupore delle cose strabilianti.

Parliamo piuttosto di cose concrete, cose reali che si toccano con mano e di cui tutti, ma proprio tutti, facciamo esperienza concreta.

Non da forse stupore l’universo stesso? Io lo trovo strabiliante.

Non è stupefacente la Terra, la Vita, l’Uomo, l’ Esistenza stessa? Io lo trovo strabiliante. Se non lo sono, allora, vuol dire che tutti i poeti, filosofi, artisti di ogni epoca e di ogni luogo sono gente senza valore e chi li apprezza è ancor meno di valore… giusto?

E che dire del libero arbitrio, dell’amore, del dramma della morte, del senso di giustizia e di Verità, dell’esistenza del bene e del male, del bello, del buono, del problema della dignità umana… insomma tutte cose che nell’intimo pù profondo sentiamo così legate all’esperienza umana ma allo stesso tempo così misteriose? Non è forse stupefacente che tutte queste cose sono proprie dell’ uomo? Di questo essere solo e sperduto come un puntino in una sperduta galassia dell’universo? Non è tutto questo forse fonte di stupore, prima ancora di certe domande esistenziali a cui dare risposta?

Già lo stupore… se tutto questo non ci stupisse, se non ci sembrerasse davvero strabiliante, non ci porremmo neanche tutte queste domande: domande che, ripeto, ogni uomo di ogni epoca e luogo si è sempre posto.

A me un Dio che fa miracoli a Fatima o Lurdes non stupisce di più di tutte queste cose che ho scritto sopra. Non lo trovo particolarmente strabiliante se paragonato a tutte le altre cose strabilianti sull’uomo e sul creato, dei misteri che portano con se, della loro bellezza e grandezza. Anzi trovo ancora più strabiliante che dopo 400 anni di scienza moderna, e dopo un secolo di progressi scientifici e tecnologici senza precedenti nella storia umana, nessuna di queste domande è andata in pensione.

Dunque se tutte queste cose, concrete e reali, che non richiedono fede per essere credute, sono strabilianti e stupefacenti, cosa dovrebbe esserci di strano in un Dio che fa cose strabilianti e stupefacenti? Solo perchè non lo si vede? Forse non si vuole prendere in considerazione una premessa logica: che cioè un Dio che ha creato un mondo così strabiliante (e che lo sia non è un fatto di fede, ma una fatto concreto) non può che fare cose strabilianti.

Molti atei o non credenti (non so se è il caso del mio collega) pensano o credono che non si debba credere a cose troppo strabilianti: dicono questo per dare una motivazione del loro non-credere. Ma non è vero: essi in realtà toccano con mano cose  molto strabilianti, eppure ci credono, perchè ne fanno esperienza. Allo stesso modo chi crede, non lo fa perchè Dio fa cose strabilianti come i miracoli, ma perchè ha fatto esperienza di Dio. Ed è solo in questo modo, solo se si è toccati dall’amore, facendo esperienza di Dio, si può credere. Le cose strabilianti rimangono strabilianti e non ci serve davvero un dio per spiegarle. Tuttavia quando si crede in Dio tutte quelle cose strabilianti (visibili o no)  acquistano un nuovo sapore: è come un insalata scondita a cui si è aggiunto olio, sale, aceto; rimane insalata riconoscibile come gusto di insalata, ma il sapore è tuttavia cambiato, è un sapore nuovo e diverso. Questo nuovo sapore è la prospettiva di fede, che non è una spiegazione diversa della realtà ma è una prospettiva contemplativa differente di essa.

Ma è proprio questa la differenza radicale di cui accennavo all’inizio: la Rivelazione biblica nasce da una esigenza d’ amore, anzi è tutta una storia d’amore; il popolo di Israele crede facendo esperienza di Dio (esodo). Mentre invece il paganesimo non nasce da un esperienza di tipo storico, nasce da credenze: e infatti sono ogni volta diverse. Che siano dinamiche completamente diverse non lo dico io, ma gli antropologi, che sono scienziati. La “fides que”, poi,  è un’altra cosa.

Sono certo che il mio amico ateo concorda con me nel fatto che per stupirsi e vedere cose strabilianti non serve guardare in cielo. Basta guardare sulla terra.

Se ne è accorto anche l’uomo biblico che nel famoso Salmo 8 eleva uno spettacolare inno alla bellezza del creato, cose concrete, e, partendo da questa, eleva l’inno a Dio:

O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,

con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,

che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?

Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.

Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:

tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,

gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.

O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

 

Lettera aperta agli atei: non vi credo, ma credo in voi

Caro amico ateo:

Un mio lettore ha commento [1] (grassetto mio):

anche se [la Religione] all’inizio dei tempi ha contribuito a far “uscire gli uomini dalle caverne”, ormai sul piano sociale e umano, è sempre e comunque nociva.

E’ una affermazione che sento ripetere spesso in ambienti atei o “laici” che dir si voglia, insieme ad altre affermazioni, quasi tutte concordi, sul giudicare cosa è male in queste cose.

Consentimi di trarre spunto da questo commento, per rivolgerti una domanda generale: cosa sarebbe per l’uomo sempre e comunque buono? Saresti in grado di spiegarlo? Cosa è il buono, il bene, il vero? Se infatti sei così certo di poter dire quando una certa cosa è male, è perché il tuo riferimento di bene sta evidentemente da un’altra parte: dove esattamente? Sei in grado di spiegarlo? Quale è questo bene?
Se non sei in grado di fare questo, scusa ma ogni tua critica rispetto a ciò che giudichi essere male, cade miseramente. Leggi tutto “Lettera aperta agli atei: non vi credo, ma credo in voi”

Per i numerosi e stanchi uccelli che vagano senza meta in cerca di ristoro

“Ricerca Cesnur: «Religione irrilevante per il 70% degli italiani»” Analisi delle cause e delle conseguenze, le sfide che questo comporta per la Chiesa. La purificazione in atto, mediante “gli scandali”, la prospettiva del chicco di senape che cresce.

Commento un articolo uscito sul Messaggero online che titola: “Ricerca Cesnur: «Religione irrilevante per il 70% degli italiani»” , segnalata da un mio caro amico ateo. Devo dire che per un credente è estremamente fruttuoso avere un amico ateo militante: aiuta decisamente a tenersi allenati.

Sembra strano che l’indagine sia stata condotta su un campione così ridotto, e anche pare strano che la Sicilia Centrale sia considerata “rappresentativa dell’Italia in generale”; ad ogni modo ho letto molti articoli di Introvigne e lo ritengono uno studioso molto serio e attento, che argomenta sempre con estrema analiticità, con dati e riscontri di quello che dice. Le stesse conclusioni cui arriva non mi sorprendono affatto, anche se la sintesi del giornale online è per forza eccessiva. Sarebbe interessante leggere il libro. Leggi tutto “Per i numerosi e stanchi uccelli che vagano senza meta in cerca di ristoro”

Attivissima sleale intolleranza

risposta a Paolo Attivissimo su cosa sia la vera tolleranza.

la home page di attivissimo.net

Rispondo direttamente a Paolo Attivissimo (giornalista informatico anti-bufala, anti-complottista e anti-ufologo e -aggiungo io- decisamente scientista) per via del suo post recente, che segnala e commenta questo articolo.

Qualcuno accuserebbe forse di oscurantismo una sezione di partito -diciamo rifondazione comunista- che negasse la richiesta d’uso di suoi locali per pubblicizzare idee neo-liberali?

Qualcuno accuserebbe forse di intolleranza un imam che dicesse no all’uso dei locali della moschea per presentare un libro che mette in cattiva luce il Corano?

Qualcuno accuserebbe forse di bigottismo Paolo Attivissimo se dicesse “no” a un ufologo che vuole scrivere nel suo blog?

Nessuno, ovviamente: tutti ammettono che questi rifiuti non sarebbero altro che la giusta misura della coerenza.

Ma ecco che se una parrocchia osa opporsi che una nota atea militante venga dato megafono alle proprie idee usando spazi su cui la parrocchia vanta dei diritti, allora tutti sono autorizzati ad accusare di oscurantismo, intolleranza e bigottismo. E hanno anche gli applausi di molti! Strano. Leggi tutto “Attivissima sleale intolleranza”

Il mondo di Occam è una impronta di Dio

il rasoio di occam è una impronta di Dio.

Dio non è una ipotesi necessaria: è bello averne piena consapevolezza. Ci si può “accontentare” di molto meno; non ritengo  questo schema irrazionale o irragionevole.

E però è anche sorprendente come sia possibile un sistema di pensiero altrettanto razionale (non razionalista), in cui Dio è compreso. In esso ho scorto tesori ineffabili e sempre nuovi. Leggi tutto “Il mondo di Occam è una impronta di Dio”

Il mondo di Hawking è il nostro

Stephen Hawking

Stephen Hawking, fisico teorico stimato e conosciuto al grande pubblico per libri divulgativi di successo [6], ha scritto un libro che sta facendo parlare in questi giorni [1] [2] [3] [4]: si chiama “The Grand Design” e pare che affermi che Dio non esiste. Non esprimo giudizi di merito perchè non ho letto il libro. Leggi tutto “Il mondo di Hawking è il nostro”

A come Ateo, Alto, Al di sopra degli altri

Richard Dawkins promuove una campagna ateista di fatto violenta e discriminatoria, che si erge al di sopra degli altri, di fatto a unica verità. Michele, catecumeno in questa Pasqua, ci svela altre ipocrisie.

Questa immagine fa parte della campagna di ateisti militanti sponsorizzati dal noto Richard Dawkins (di cui ho letto l’interessante libro “Il gene egoista”).

C’è un atteggiamento incredibilmente violento e intollerante da parte di queste idee.

Un immagine, un icòna, non è mai innocente: rispecchia un modo di pensare e trasmette un modo di vedere la realtà, di vedere se stessi rispetto a “gli altri”. E lancia messaggi ben precisi.

Cosa “dice” questa immagine?

Dice sostanzialmente che chi ha una certa fede (le persone in basso che animatamente discutono – con tanto di punti esclamativi) si trovano “in basso”, sono dunque da compatire perché persone irragionevoli. Mentre chi si pone il dubbio (il punto interrogativo) si trova “in alto” e in atteggiamento decisamente altezzoso, misto a compassione commiserevole, si pone “sul gradino”, perché si crede più intelligente.

La cosa curiosa è che essi rimproverano alle religioni di mettersi dalla parte della verità, di ergersi un gradino più in alto degli altri. Ma loro non si mettono sul gradino: vanno direttamente sul podio, un podio anche più alto del solito; e di fatto, fanno la stessa cosa: la “A” di Ateismo, ti consentirebbe di “stare più in alto”, di essere superiore agli altri, di guardarli dall’alto verso il basso. E di dispezzarli.

E così, negando ogni verità, proclamano la propria verità: che loro sono meglio di tutti gli altri, che la loro prospettiva è “la più alta”.

Interessante anche il titolo di questa “innocente” immaginetta propagandistica, il cui file online contiene le parole inglesi extremist e moderate: estremista sarebbe chiunque crede in una fede e moderati sono senz’altro loro dall’alto della propria “A”: solo chi sarebbe ateo sarebbe “moderato”; solo chi si pone nel dubbio (ma è veramente un dubbio?) può guardare gli altri dall’alto verso il basso, come un sovrano déspota che scruta i suoi sudditi.

Hanno fatto della loro “A” il proprio idolo, usato per farsi superiori agli altri.

Questo modo di vedere le cose mi pare l’anticamera della discriminazione, dell’annullamento della libertà altrui, di rapace intolleranza e illiberalità. Non dobbiamo stupirici: questa è la logica conseguenza se si prende l’ateismo veramente sul serio, come fanno i fun di Dawkins, o come ha fatto di recente il tanto televisivo Umberto Veronesi in italia.

C’è poi un’altro volto, più ipocrita, della ideologia ateo-liberale: Michele, figlio di atei, di 31 anni e programmatore è un ragazzo (quasi coetaneo e collega) che ha ricevuto il battesimo in questa Pasqua e dice:

«Non mi ero mai reso conto – ammette adesso – che le mentalità atea e liberale hanno, ugualmente, una forte influenza sulla formazione di una persona, determinando ugualmente l’agire». Non essere stato battezzato, quindi, non ha significato essere «libero di scegliere», ma semplicemente vivere ed essere educato con altri valori e un’altra «bussola». [2]

Quello che non capisco è, allora, per quale ragione il non voler battezzare i propri figli spesso viene giustificato, con immensa ipocrisia, come un voler “lasciar libero di scegliere da grande”, quando invece non si ha la forza (o la consapevolezza?) in realtà di “volerlo educare ad altri valori”, il che sarebbe più coerente; ma in virtù di un falso senso di libertà, non lo si vuole ammettere.

Tutti abbiamo degli idoli, delle bussole e questo di per se non è un male ne un bene; li abbiamo sempre, che ne siamo coscienti o no. Perchè ne abbiamo naturalmente e ontologicamente bisogno: l’importante è conoscerli e soprattutto sapere dove ci portano. E i vostri idoli, dove vi portano? Le vostre bussole, che direzione segnano?

[1] formato originale dell’immagine qui:

[2] storie tratte da “Catecumeni, storie di una vita nuova @ RomaSette.it”

Colloquio con Margherita Hack

Ho trovato questa intervista su YouYube de “Le Iene” a “Margherita Hack” risalente credo ad aprile del 2005.

Mi sono divertito a trascriverla, e ho aggiunto me stesso in un ipotetico “dialogo”. L’intervista è lunga ma davvero di un livello molto basso, in stile “Le Iene”: mi stupisce che persone così intelligenti cadano in certe ingenuità; comunque è il prototipo di un modo tipico e molto diffuso di ragionare: molti luoghi comuni, schemi fissi di ragionamento, frasi fatte, pregiudizi, e ignoranza totale su ciò che viene criticato; è questo che mi preme commentare perchè molto comune.

I: domanda de Le Iene
M: risposta di Margherita
F: mio commento personale.

I: sei credente?
M: no
F: si

I: come ti definisci?
M: atea
F: cattolico

I: cosa vuol dire?
M: non credo in Dio, nell’anima, nell’aldilà. Credo nella materia.
F: Nulla da eccepire sulla prima affermazione. Ma la seconda non mi sembra onesta: scusa Margherita, come puoi dire “credo nella materia?”: la materia è un dato oggettivo, non è un qualcosa in cui credere o non credere, non ti pare? Una scienziata come te dovrebbe saperlo. Se ti chiedessi “credi nell’esistenza di tua madre?”, pensi che qualcuno razionalmente risponderebbe “no, non ci credo”? Che informazione fornisce la frase “credo nella materia”? Per me nessuna.

I: Chi ti dice che Dio non esiste?
M: Credo che Dio sia una invenzione per spiegare tutto ciò che non sappiamo
F: Anche se alcuni può essere così, mi sembra una risposta semplicistica. Mi piacerebbe sapere da te cosa spiegherebbero, di ciò che non sappiamo ancora, parole come Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo oppure fece l’uomo a sua immagine e somiglianza o ancora cosa spiegherebbe il mistero dell’Incarnazione? E Il sacrificio Pasquale? E la croce? La Trinità? Quali conoscienze andrebbero a colmare? E’ davvero necessario tutta questa sovrastruttura per spiegare tutto cio che non sappiamo? Se ciò che non sappiamo cambia con il tempo (per il progresso del sapere), allora come mai la fede è sempre la stessa? Se ciò che non sappiamo varia nel tempo, allora anche la fede e Dio dovrebbe “variare” notevolmente nel tempo. Quali misteriose equazioni sconosciute verrebbero risolte da Dio? Come mai la fede non è scomparsa con l’avvento della scienza moderna dal 1700, quando l’uomo si è reso conto che poteva da solo conoscere molto di più di quanto pensava? E poi, la fede non è forse fatta di “misteri”? Se la credenza in Dio fosse fatta di spiegazioni di ciò che non sappiamo come tu dici, allora non si parlerebbe di “misteri”. Perchè allora la dimensione del mistero, per i credenti, è così importante? E poi, scusa, non hai risposto veramente alla domanda! Penso sarebbe stato più onesto, da atea, rispondere: “non me lo dice nessuno; non ci credo e basta”.

I: E allora i miracoli?
M: Penso si tratta di illusioni o di fenomeni naturali non ben compresi
F: Ok.

I: E le madonnine che piangono?
M: Ma perchè non ridono mai?
F: La risposta sembra sarcastica, ma toscanamente “risponderòlti molto brevemente:” In realtà non piangono sempre. Se non ridono è perchè il ridere non ci comunicherebbe alcun messaggio spirituale. Se piangono è per l’amore infinito di Dio; la Vergine piange la nostra infedeltà, per la nostra lontananza a Lui. Per i nostri peccati. E’ un pianto d’amore: la Madre di Dio e Madre nostra piange perchè i suoi figli (noi) sono lontani dal suo unico figlio (Gesù Cisto). Ma è un pianto anche di speranza perchè la Vergine non manca mai di indicare quale è cammino che l’uomo deve intraprendere: la via di Cristo.

I: che lavoro fai?
M: sono un fisico che studia la natura fisica dei corpi celesti

I: quanti pianeti esistono nel nostro pianeta solare?
M: 9

I: quanti soli esistono nella nostra galassia?
M: 400 miliari

I: quante galassie nell’universo?
M: centinaia di migliaia

I: e la terra quanto durerà?
M: almeno altri 5 miliardi di anni

I: perchè, poi cosa accadrà?
M: mercurio, venere e poi anche la terra saranno inghiottiti dal sole

I: e l’universo finira?
M: oggi sappiamo che l’unvierso è in espansione all’infinito….

I: e non lo ha creato Dio?
M: Dio è un ipotesi che ritengo non necessaria
F: Per il tuo lavoro certamente non lo è (e meno male!), ma vedi Margherita il mondo e l’uomo non è solo conoscienza, non ci chiediamo solo “come funziona” o “come è fatto” o “come è stato”. Il mondo è anche amore e relazione. E’ qui che entra Dio. Forse hai un ricordo troppo offuscato del vecchio catechismo da bambina quando ti spiegavano che Dio ha “creato” il mondo e ti immaginavi i fumetti, tipo quelli della cappella sistina. Bello. Ma eri bambina: quelle cose te le spiegavano perchè non potevi capirlo diversamente. Ma poi, sei cresciuta. La tua intelligenza è cresciuta, ma la tua fede e la tua immagine di Dio è rimasta come quella da bambina… e non avendola fatta crescere insieme a te l’hai abbandonata perchè era diventata incompatibile e arida. Quel seme che hai ricevuto con il battesimo, l’hai lasciato seccare invece che annaffiarlo con la tua intelligenza e i doni di scienziata che hai ricevuto.

I: e chi l’ha creata?
M: la materia probabilmente è sempre esistita
F: “sempre”? Ma la fisica non dice che il tempo anche fa parte del tutto? Dunque anche il tempo fa parte dell’universo. E allora? In ogni caso non hai risposto alla domanda, alla quale, da buona atea, avresti potuto meglio rispondere “non credo affatto che debba esserci un qualcuno che l’abbia creata”. o no?

I: e la materia chi l’ha creata?
M: è sempre esistita
F: aridaje! idem.

I: chi è stato Gesù Cristo?
M: una grandissima figura, uomo non Dio!
F: Grandissima figura? Da credente dovrei rispondere ovviamente che è vero Dio e vero uomo (uso il presente non il passato), ma poichè non ci sarebbe argomento di discussione, mi abbasserò alla tua logica del non credente: non hai mai pensato che se Gesù fosse solo un uomo, sarebbe stato davvero un pazzo da legare? Io non penso che sarebbe “una grande figura” ma un autentico bugiardo, fanatico o pazzo drogato: uno che dice di essere il figlio di Dio, che dice cose insensate tipo prendete e mangiate, questo il mio corpo… questo è il mio sangue oppure io sono la verità, la via, la vita e io vi darò da bere acqua di vita eterna… e tante altre cose di questo tipo… se è solo un uomo meritava forse davvero la crocefissione! Ma come si fa a dire che è un “grande uomo”? Questa posizione “buonista” che vuol per forza vedere in Gesù almeno un uomo buono e misericordioso che da le carezze ai bambini mi sembra solo una posizione ipocrita, mielosoa e di comodo, solo perchè si vuole salvarlo compassionevolmente. Chissà perchè. No, mi spiace: se Cristo era solo un uomo, la sua figura è completamente da rigettare perchè tutto quello che ha detto e fatto è completamente folle. Fuori da ogni logica umana. Meglio allora grandi uomini veri che almeno non erano bugiardi e dicevano di essere quello che erano veramente: solo uomini; come Gandhi, Buddha, Platone, Seneca, Confucio, e tanti altri. Perchè voi atei, che partite dal presupposto ovvio che Gesù non può essere il Figlio di Dio, non avete il coraggio di dire queste cose? A me sembrano così evidenti razionalmente!

I: quale ruolo ha avuto nella storia la religione?
M: è stata importantissima

I: e il cristianesimo?
M: la parola di cristo “ama il prossimo tuo come te stesso” sono una morale che tutti possono accettare: laici e credenti.
F: Scusa Margherita se insisto, ma penso proprio che hai un cattivo ricordo del catechismo o hai avuto un cattivo insegnate (capita!). Quella frase è ancora dell’Antico Testamento. Cristo non l’ha mai detta. Ha detto qualcosa di completamente nuovo che completa e supera questo concetto: “Amatevi come io vi ho amato”. Non so se rende l’idea sulla radicale differenza del concetto… cosa c’è di “umano” in queste parole? No non è una “morale” per tutti. Solo con la fede la si può accogliere.

I: sai l’atto di dolore?
M: non so nemmeno che cosa sia.
F: non preoccuparti, non è necessario visto che non sei credente. Dio ti ama lo stesso.

I: cosa è che non ti spieghi?
M: ci sono tante cose che la scienza non può spiegare…
F: meno male! sennò gli scienziati sarebbero disoccupati! 🙂 Ma è così anche nella fede: non si può spiegare tutto e in modo completo, quindi anche i teologi avranno sempre lavoro in abbondanza 🙂

I: e l’ultima cosa che ti sei spiegata?
M: che l’universo è piano cioè obbedisce alla geometria euclidea, perciò l’universò è infino nel tempo e nello spazio
F: non mi pare sia così… le teorie sono tante… comunque sorvoliamo.

I: studiando l’universo hai mai trovato traccie di Dio?
M: no davvero!
F: come credente, questo tranquillizza molto anche me. Infatti non puoi trovare Dio se non nel tuo cuore.

I: e quando guardi dentro di te cosa vedi?
M: noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza per un principio morale, non perchè ci aspettiamo una ricompensa in paradiso
F: Anche, qui, Marghetira, mi pare che la tua visione della fede sia ancora legata a immagini infantili sulla logica del premio/ricompensa. Non è questo il motivo fondante che spinge una persona credente (e adulta!) a credere. Cristo non parlava ai bambini, ma sempre e solo agli adulti: c’era una ragione ben precisa. Anche chi non crede o chi ha rifiutato Cristo può avere la vita eterna con le buone opere, ma il Regno dei Cieli è un’altra cosa. In ogni caso il discorso dell’aldilà è si importante, ma non determinante riguardo le ragioni del credere. Noi credenti crediamo di dover agire secondo il volere di Dio che è origine dei principi morali che tentiamo umanamente (e imperfettamente) di applicare, ma il motivo che ci spinge a questo non è la ricompensa nel così detto “paradiso”. E’ la coscienza di essere suoi Figli (data dal Battesimo) e la volontà di avvicinarsi e unirsi a Lui perchè siamo inesorabilmente misticamente fatti “a sua immagine”, in quanto perennemente bisognosi di un amore infintio che solo Dio può colmare con il dono di se (Cristo stesso). Non tutti “sentono” questo…. è vero che la “ricompensa” è il Regno dei Cieli, ma questo non vuol dire che non si va in cielo senza fede.

I: da quale materia è composta un essere umano?
M: dalla stessa materia di cui sono composte le stelle

I: perchè viviamo?
M: per domandarci chi siamo, da dove veniamo…
F: lo scopo del vivere sarebbe porsi queste domande? E quali sarebbero le risposte? La fede da risposte a queste domande. Che senso ha porsi domande per lasciarle aperte?

I: dopo la morte dove andiamo?
M: dopo la morte non ci siamo più
F: detto da un atea mi sembra una risposta chiara e coerente.

I: hai mai avuto dubbi?
M: no
F: strano. Un uomo di scienza dovrebbe sempre averne. Ma forse qui ti riferisci ai dubbi riguardo la fede. Come credente, invece, ho avuto molti dubbi, eccome!
Non puoi immaginare quante volte mi sono chiesto durante le preghiere, di fronte al Santissimo Sacramento: “…e se quell’ostia fosse solo un pezzo di pane?”. Poi però continuavo a pregare…

I: hai mai bestemmiato?
M: oh! io bestemmio sempre, son toscana!
F: vabbè…. giusto perchè sei toscata! 😀

I: come hai vissuto la morte del Papa?
M: pever’uomo! faceva pena, vederlo così mal ridotto…!

I: è giusto cancellare programmi per una settimana? [Rifetito al fatto che dopo l’elezione di Benedetto XVI la RAI ha dedicato così tanto tempo al fatto, NdR]
M: assolutametne no! L’italia dovrebbe essere uno stato Laico!
F: cioè uno stato laico non dovrebbe parlare di fatti riguardanti la religione e censurarli? Che principio di laicità è questo, se si riduce a censuare la religione? Forse una risposta più razionale sarebbe stata “una settimana mi sembra oggettivamente eccessiva”, magari argomentanto anche il perchè;
ma invocare la solita laicità come fosse un deus ex machina, o peggio una contro-religione, mi sembra molto ideologico, un linguaggio ormai vecchio, vuoto, privo di senso e di contenuti.

I: un’aggettivo per papa Woytila
M: un buon papa, non un papa santo!
F: Ti dichiari atea e pensi anche di saperne molto sulla santità. Ma perchè no?

I: un’aggettivo per papa Ratzinger?
M: mah.. lo vedremo all’opera!
F: Chissà cosa avresti da dire oggi dopo tre anni e mezzo che ha speso a parlare di ragione e fede…

I: la chiesa esisterà in eterno?
M: penso di no
F: anche un credente pensa di no. “fino alla fine dei tempi” invece si. Per la fede, sono due cose diverse.

I: e la religione?
M: nemmeno
F: strano. Pare che oggi il fenomeno religioso sia in crescita un po’ in tutto il mondo. Ma questo, in effetti, non vuol dire nulla.

I: in cosa la chiesa condiziona la vita politica?
M: in italia moltissimo!
F: scusa ma perchè non rispondi alla domanda? La domanda era “in che cosa” non “dove”. Da quando influenzare la politica è una cosa cattiva? Non hanno tutti il diritto di farlo? I sindacati possono farlo. La confindustria può farlo. Tutti i movimenti possono farlo. La massoneria può farlo anche in modo occulto e nessuno dice niente. Ma la Chiesa no! E lo fa pure apertamente. La libertà è per tutti, tranne per i credenti. Davvero singolare questo modo di ragionare.

I: in che modo condiziona la tua vita?
M: la mia non la condiziona affatto
F: lo credo bene 🙂

I: perchè diminuiscono i preti occidentali diminuiscono e aumentano quelli del terzo mondo?
M: la religione si raccomanda quando si vive male, quando si fa la fame…
F: Ah si? E allora perchè proprio gli U.S.A. sono al contempo un paese dove la religione è socialmente molto rilevante e allo stesso tempo c’è molto benessere? Cara Margherita, hai mai provato a vedere una mappa statistica del mondo e vedere se c’è davvero una corrispondenza fra povertà e partecipazione religiosa? E perchè non proviamo a misurare anche le derivate di queste misure? Questo si, mi sembra un approccio scientifico. In India i cristiani in questi giorni sono perseguitati e pagano con la vita perchè portano istruzione, scuole, ospedali e una speranza di salvezza per tanti disgraziati: i fuori casta. Non portano certo malessere e fame che invece fa comodo ad altri gruppi di potere economico, che hanno bisogno di queste masse come serbatoio di manodopera a basso costo, in nome di uno sviluppo economico ingiusto che invece di vedere l’uomo al centro, lo mette a margine. Chi vuole veramente la fame e il male?

I: perchè la democrazia si è sviluppata maggimente dove era diffuso il cristianesimo?
M: gesu è stato forse il primo socialista della storia.
F: Già. Gesù per molti è proprio di tutto: un filosofo, un socialista, un comunista, un vegetariano, un pacifista. Tutto, fuorchè il Figlio di Dio Incarnato e Risorto. Scusa ma per spiegare il socialismo, c’è proprio bisogno di Gesù? Nella storia del socialismo non ho trovato nessun riferimento a Gesù: vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Socialismo. Ma perchè vogliamo mettere questo Gesù per forza dappertutto? Perchè neanche gli atei riescono a liberarsene definitivamente? Perchè anche i non credenti, proprio perchè non credenti, non riescono proprio a ignorarlo? Dopotutto se sono non credenti, cosa gliene importa di uno che dice di essere stato il figlio di Dio? E poi, Margherita, cosa centra il socialismo con la democrazia? Non sono la stessa cosa. La domanda parlava di democrazia. Tu hai parlato di socialismo e ci hai per forza voluto buttare dentro Gesù. Ma perchè tutta questa ammucchiata inutile? Scusa ma è meglio che ti occupi di astronomia. Un ultima provocazione: se i credenti e la chiesa non esistessero, e Dio fosse un concetto sconosciuto, gli atei non avrebbero nulla da dire, nulla su cui ragionare circa il proprio ateismo, nulla da pensare. Ciò che voi criticare è proprio ciò che vi da identità di pensiero in quanto atei. Il credente si accontenta di Dio e non ha bisogno d’altro. L’ateo ha bisogno del credente per definirsi ateo. Cosa sarebbero gli atei senza i credenti? Singolare, vero?

I: cosa si scoprità in futuro?
M: come si è originato l’inizio dell’universo…

I: esistono esseri simili a l’uomo?
M: è molto probabile

I: e l’uomo con questi simili entrerà in contatto?
M: le distanze sono enormi e la velocità della luce è un limite insuperabile

I: esistono gli UFO?
M: credo siano abbagli…

I: che valore ha l’astrologia?
M: è un residuiduo dell’ignoranza del passato
F: Non è ignoranza, Margherita. E’ la debolezza dell’uomo che lo porta alla superstizione, al volersi aggrappare a una “pseduoreligiosità” effimera. E non è solo del passato, perchè dura ancora, sotto forme diverse. Ma dura. Non bisogna essere duri giudicando queste persone, ma comprensivi del bisogno di amore che tutti desideriamo. Tu per esempio hai trovato conforto e forza nello studio, nella ragione e nella ricerca. Non tutti hanno questa fortuna. Non pensi?

I: è possibile prevedere il futuro dalle stelle?
M: le stelle non hanno nessuna influenza sulla nostra vita
F: ovviamente sono d’accordissimo.

I: esiste il destino?
M: il destino lo si fa da noi, cone le nostre azioni.
F: il destino non esiste. Esiste la Provvidenza che è un concetto radicalmente diverso che mette in gioco la totale libertà della singola persona e allo stesso tempo anche la totale libertà del divino, in un intreccio misterioso ma amorevole di fenomeni dello Spirito e del vissuto, che certo non sono qualificabili come “destino”.

I: quando sei nella merda, a chi ti rivolgi?
M: a quelli che votano xxxx [non si capisce la parola, NdR]

I: sei innamorata?
M: Sssi! del mio compagno, siamo insieme ormai da 60 anni!
F: auguri di cuore 🙂

I: figli?
M: no!

I: e perchè non li hai fatti?
M: si stava proprio bene senza

I: cosa ti fa incazzare?
M: soprattutto l’ipocrisia
F: anche Cristo non la sopportava proprio. Ma Lui aveva autorità per condannarla. Spesso anche noi la condanniamo, ma lo facciamo per lodare implicitamente noi stessi e per porci su di un piedistallo: questo è a sua volta una ipocrisia ed è contro il vangelo. Se invece il notare quella ipocrisia altrui ci fa anche vedere la nostra ipocrisia (o ci previene da essa), allora è cosa buona.

I: cosa ti commuove?
M: le sofferenze del prossimo

I: cosa ti rende felice?
M: il mio lavoro

I: oggi sei felice?
M: si

I: perchè?
M: perchè c’è una bellissima giornata un bel cielo azzurro
F: E’ vero, si può godere di tante cose semplici e infondo belle. Basta notarle. Un problema è che troppo spesso non facciamo caso a queste cose.

I: e non ti manca un po’ Dio?
M: no, assolutamente
F: da un’atea non mi aspettavo risposta diversa.

I: e non ti senti un po’ sola?
M: no
F: infatti. perchè dovresti?

I: e non hai paura?
M: no! paura di cosa?
F: Già, di che cosa bisognerebbe aver paura? Nulla da aver paura: gli atei perchè non credono in Dio e non hanno il dubbio di dover essere in qualche modo giudicati. I credenti non hanno paura perchè confidano nella misericordia e hanno sempre speranza in Dio. La paura è contro la fede e anche contro la ragione. Quindi la paura è totalmente irrazionale, tanto in un senso tanto nell’altro.