8 marzo 2011

"Ruvy" fra i vip di Vienna

Arriva l’8 marzo!

Ma leggendo queste notizie mi sono arrabbiato:

Austria/ Ruby accolta a Vienna come una vera vip. Richard Lugner si è detto entusiasta della sua ospite: “E’ simpaticissima e intelligente”. […] L’uomo famoso in Austria per i suoi centri commerciali (Lugner City) ogni anno si fa notare per la sua accompagnatrice (negli anni passati si contano la party-girl Paris Hilton, la spogliarellista Dita Von Teese e la “casalinga disperata” Britt-Nicolette Sheridan) al Ballo viennese. Quest’anno inizialmente aveva annunciato di volere portare l’ex sex symbol Bo Derek, ma con Ruby è riuscito ad avere molta più attenzione da parte dei media. [1]

Dove sono le femministe? Non ci avevano fatto credere che una volta che la donna avesse raggiunto la tanto agognata “parità”, che poi altro non era che scimmiottare il modello maschile, del tipo “se tu uomo fai una qualunque cosa in quanto uomo, la devo fare io a tutti i costi in nome della parità punto e basta”. Bello. Peccato che non pare aver portato i frutti sperati, visto che stiamo qui da punto e a capo. Forse tacciono perchè non vogliono fare la figura delle moraliste: che imbarazzo, eh?

Tutto questo è un insulto di una classe borghese, parassitamente ricca e opportunista, che sbatte in faccia alle donne il proprio potere e calpesta la loro dignità. Con i loro riflettori puntati i media sono loro schiavi e padroni allo stesso tempo.

Ci hanno insegnato a scuola che la libertà è fare quello che vogliamo finché non danneggiamo gli altri: bello, in teoria. Il problema è come applicarlo. Non ci hanno ad esempio detto quando e in che modo si possono danneggiare gli altri: in realtà li danneggiamo anche quando pensiamo di non farlo o quando il mondo, nel suo più massificante e opprimente conformismo, ti ha fatto il lavaggio del cervello inculcandoti che questo non avviene. Perché, dicono, siamo solo degli individui e ogni cosa che facciamo nel privato è solo fatto nostro, purché scelto “liberamente”. Ma questi fatti in realtà non sono privati, perché avvengono e acquistano senso solo nel pubblico, sono anzi costruiti in funzione del pubblico: allora non sono più fatti loro, sono anche fatti miei.

Ecco dunque che, quando certi fatti “privati” diventano sufficientemente diffusi, e soprattutto accettati, alla fine non sono più solo “privati” ma diventano “pubblici”. E diventando pubblici diventano modelli, mode, tendenze, emulazione, educazione ed esempio per le nuove generazioni: in una parola modificano l’aria che respiriamo, l’acqua in cui nuotiamo. E allora no, non è più un fatto privato.

Respiriamo in aria malsana e intossicata di falso perbenismo: siamo pesci in una acqua inquinata. Chi la rischiarerà?

Io non ci sto.

E’ un insulto alle donne che studiano.
E’ un insulto alle donne che lavorano.
E’ un insulto alle donne che accudiscono i propri figli.
E’ un insulto alle donne che vorrebbero una famiglia e dei dei figli, ma non ce l’hanno.
E’ un insulto alle donne che amano.
E’ un insulto alle donne che subiscono violenza, e non possono difendersi.
E’ un insulto alle donne che soffrono.
E’ un insulto alle donne sole.
E’ un insulto alle donne che pregano.
E’ un insulto alle donne. Tutte.
E’ un insulto anche a quelle che, illudendosi che abusare della propria liberà, sia una espressione di libertà e di emancipazione.

Questi comportamenti non dovrebbero essere socialmente accettati.. Non per moralismo, ma per difesa della dignità della donna. E invece li vediamo sbandierati sui media. Al massimo quasi tutti scuotono le spalle e pensano “che schifo”, ma poi continuano a comprare i giornali, ad accettare tutto questo, a pensare che “tanto ormai è normale così”. Eppure sentono dentro di loro che qualcosa non va, ma si preferisce abbassare la testa, perchè tanto la società è fatta così, perchè sennò si ha paura di passare per bacchettoni bigotti o chissà cosa. Una resa, insomma. In nome di cosa, se non di un conformismo becero e massificante?

Basta. Chi calpesta le donne, calpesta tutto il genere umano, presente e futuro, perché è la donna la grande donatrice della vita.

Con il dogma dell’uguaglianza a tutti i costi realizzato in ogni maniacale contesto, fino all’assurdo e al non-senso, hanno distrutto le differenze, annullando la bellezza e l’esperienza dell’incontro mozzafiato fra due grandi diversità, che proprio per queste sono fatte uno per l’altra. Hanno ucciso il mistero dell’altro, nell’illusione che annullando le differenze si annullassero le ingiustizie. Non mi pare abbia funzionato.

Quale “festa della donna”? Non abbiamo bisogno della festa della donna. Ne di un “riscatto maschile”, che qualche miope nostalgicamente invoca.

Abbiamo bisogno di una “festa della coppia”, per celebrare non un sesso, ma l’unione dei sessi e gridare a tutto il mondo che avere accanto una moglie o un marito a cui sei legato per sempre è una grande libertà e una grande bellezza; che è una autentica ricchezza per il genere umano, per i nostri figli, per il nostro futuro.

Quale data per la “festa della coppia”? Nessuna, credo.

Noi la festeggio tutti i giorni. Volete partecipare anche voi?

Per finire altre due notizie a corredo, tanto per rimanere in tema:

  1. una sconvolngete, accaduta in questi giorni in zona Quadraro a Roma: una donna arrestata e poi violentata in caserma da tre carabinieri e un vigile urbano. [1]
  2. un’altra ancora, in vietnam la società “Baby 101” offriva uteri e neonati tramite il proprio sito web. Le donne, tutte vietnamite, venivano pagate circa 5mila dollari a bambino. Cioè poverissime madri ridotte in schiavitù usate come mere produttrici di bambini per ricchi. [2]

Buona festa della donna!

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    troppo lungopoco chiaronon ci avevo mai pensato
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    [1] Notizia laprovinciadicomo.it
    [2] Notizia roma.corriere.it
    [3] Notizia AsiaNews AsiaNews.it

    Mio precedente post “8 marzo tempi moderni, del 2007”

     

    Un commento su “8 marzo 2011”

    1. Pingback: 8 marzo 2013

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