Crocefissi per le allodole

ATTENZIONE: il contenuto di questo post è obsoleto ed errato;
il post successivo smentisce le considerazioni fatte qui.

Colleghi d’ufficio e in vari altri contesti mi hanno posto il problema su cosa ne penso del così detto crocefisso nelle scuole.

Vediamo un po’: più che dare risposte vorrei porre delle domande. La questione va inquadrata in un raggio ampio e complesso, e si lega a molte altre, soprattutto sulla base del momento storico che stiamo vivendo.

L’identità cristiana per me è importante, anche sul piano culturale e proprio per questo penso che non la si difende imponendo per legge il crocefisso per le scuole: al contrario gli si da un sapore contrario al vero spirito evangelico, per come verrebbe percepita la cosa dalla gente oggi. Diverso sarebbe stato invece il discorso del preambolo sull’origine cristiana nella Costituzione Europea di cui magari ne discuterò in un altro post.

Però… però…. bisogna dire e soprattutto smascherare molte cose.

Non voglio discutere se il crocefisso sia o no un simbolo religioso o culturale e se andrebbe difeso o non andrebbe difeso in quanto simbolo religioso o culturale. Il problema ha invece una origine polemica in campo politico ed è quindi eminentemente politico.

I Cattolici devono rendersi conto che non è sostenibile, ne evangelico, attaccarsi a difendere l’indifendibile: il crocefisso nelle scuole imposto per legge è oggi di per se davvero indifendibile, in una società così diversa e cambiata da quando, nel Concordato, venne tacitamente accettato senza problemi da tutti; il motivo per cui il crocefisso dovette essere una legge dello Stato Italiano, era che si doveva garantire attuazione di un accordo che formalmente avveniva fra due stati: era anche una necessità formale. Viene da chiedersi per quale ragione questa clausola fu prevista nel Concordato: evidentemente si preferì al tempo continuare quella che era una prassi consolidata che tutti reputavano ragionevole giacché i crocefissi adornavano regolarmente scuole, ospedali e tantissimi altri edifici pubblici. Era la prassi e a nessuno veniva in mente di cambiare le cose. Nelle revisioni successive del Concordano nessuno ha pensato di ridiscutere questa norma: perché era già stata “dimenticata”. Come mai ad esempio i così detti laici non l’hanno fatto presente quando venne aggiornato il Concordato negli anni ’80 con Craxi?

Quello che i cristiani possono e devono invece fare oggi non è difendere la legge sul crocefisso ne tantomeno la sua presenza imposta, piuttosto denunciare la manovra sporca che c’è dietro.

Perché di questo si tratta. Solo che nel dibattito nessuno lo dice.

In tutte le scuole statali che ho frequentato io non ho mai visto crocefissi appesi: pensavo fosse solo una antica usanza. Scopro solo oggi, con sorpresa, che esiste effettivamente questa legge quale applicazione del Concordato. Ma evidentemente è stata da sempre, specialmente negli ultimi anni, disattesa e mai veramente applicata. L’unica che avrebbe potuto parlare e lamentarsi era proprio la Santa Sede che aveva tutte le carte per protestare formalmente in sede diplomatica: figuriamoci se lo avessero fatto! Ovviamente il Vaticano si è ben guardato dal farlo. Sono certo soprattutto in quegli anni avevano altro a cui pensare. Se però la questione viene sollevata, come oggi, allora si… ci si deve pensare eccome!

Se guardiamo la legge e come questa viene di fatto applicata oggi dovrebbero in realtà essere i cristiani a lamentarsi di un diritto di fatto calpestato. Come mai, invece, avviene il contrario? Come mai un non-problema che è stato tale per anni ignorato e non ha mai fatto discutere nessuno, solo oggi viene improvvisamente presentato come urgente?

La società è cambiata, nel frattempo, dicono. Ok, è vero.
E’ una questione di principio, dicono. Ok. Ma lo Stato non era laico anche prima?

Perché si insiste proprio su questo problema adesso? Perché non se ne è mai discusso prima, per esempio ai tempi delle battaglie studentesche di fine anni sessanta? Il motivo è semplice: la società laica e la politica e il potere di oggi ha paura della Chiesa e della sua autorità morale. Ha paura del ritorno alla religione di molte persone insoddisfatte e che cercano un senso nella vita in periodo di generale smarrimento morale come è oggi. Il ritorno alla religione è un trend mondiale, che il potere ben conosce: se ne parla da anni nei circoli che contano. Non è un trend solo europeo: è il segno dei tempi. La società laicista e il potere economico del conformismo e del consumismo però si trova impreparato a questo confronto. Si erano abituati all’idea che la religione sarebbe diventata con il tempo un fatto solo privato, qualcosa di meramente folkloristico, come l’astrologia: è il sogno massonico del cristianesimo rinchiuso dentro le chiese, cioè che non rompe le scatole pubblicamente, proprio come avviene oggi nei paesi islamici. Oggi invece dopo la caduta del muro e delle ideologie, dopo crisi economiche e soprattutto morali, si scontrano con un fatto diverso: la religione torna a interessare e a chiedere spazio nel dibattito pubblico che però è arido di idee forti. Con chi si dibatte allora? Il relativismo sente che gli manca terreno sotto i piedi. Prima che il trend si consolidi, è necessario per il potere tenere alto il confronto e la polemica. E come lo fa? Generando l’attrito e cercare ogni pretesto possibile per far apparire la Chiesa come ridicola, retrograda e impositiva agli occhi dell’opinione pubblica, alimentando un vecchio pregiudizio di sapore illuminista. Questo per tenere il più possibile la gente distante dalla religione. E allora, quale miglior succulento esempio se non attivare la polemica del crocefisso nelle scuole?

Un esempio di questa tendenza è la disinformazione costante sui molti fatti di Chiesa e su ciò che fa e dice ad esempio Benedetto XVI giorno dopo giorno: ogni persona che sappia leggere su internet un discorso integrale del Papa può verificare con semplicità che ciò che egli dice non corrisponde affatto a ciò che dicono i giornali di lui; ma al potere che controlla l’informazione questo non importa, tanto sanno che nessuno va a leggerselo davvero. E purtroppo molti anche nella Chiesa cascano dentro questo tranello.

Vediamo: il crocefisso è una clausola a margine del Concordato. Se lo stato vuole abrogare quella clausola, diventa formalmente inadempiente verso la Santa Sede: sarebbe una scorrettezza fuori dal diritto internazionale. Quindi bisognerebbe prima revisionare il concordato. Ma chi andrebbe ad aprire una revisione di un trattato così importante e delicato solo per cambiare una piccola clausola? Un problema oltre che procedurale, anche diplomatico. Ecco il punto: si vuole creare il pretesto per revisionare tutto il Concordato e con la scusa del crocefisso nelle scuole (clausola oggi ragionevolmente attaccabile) viene vigorosamente e senza sosta attaccato l’intero Concordato. Ecco svelato per quale vera ragione così tanto accanimento mediatico verso il crocefisso oggi: è il pretesto per togliere alla Chiesa altri spazi di libertà.

Come mai infatti non si discute delle statue dei santi o crocefissi nelle piazze? Semplice: perché quelli non fanno parte del Concordato. Se la legge sul crocefisso non avesse riguardato il Concordato, ma fosse stata solo una legge dello Stato stiamo pur certi che sarebbe caduta nel dimenticatoio: i crocefissi sarebbero lentamente spariti dalle aule e nessuno avrebbe mai protestato: abbiamo centinaia e centinaia di leggi formalmente in vigore ma de facto non più applicate: e nessuno protesta o se ne cura. Ma quando c’è di mezzo il Concordato bisogna dargli addosso. E allora il vero problema non è il crocefisso nelle scuole, ma c’è dell’ altro.

In questo modo si martella senza sosta l’opinione pubblica sulla questione del crocefisso in modo che lentamente e facilmente come un mantra entra nella gente l’idea che “il concordato è ormai obsoleto e allora va revisionato” visto che contiene tali assurde norme. Tanto la gente non sa neanche di cosa si sta parlando. Un modo per tenere sotto pressione politica l’intera Chiesa: ecco cosa si cela dietro questa propaganda. E non è un fatto italiano. In Spagna è la stessa storia.

Questa è una strategia scorretta, perché non agisce alla luce del sole, a viso aperto, ma nella falsità e nella disinformazione. Non fa che esacerbare gli animi, distrugge il senso di convivenza civile, distoglie l’attenzione dalle altre questioni, utile solo a far imboccare alla gente strade che altrimenti non prenderebbe. Appassionando la gente su temi ideologici se ne annebbia la vista e l’intelligenza: proprio quello che vuole il potere. E’ Pura propaganda, non la discussione serena di un vero problema. Si preferisce una strategia falsa e ipocrita invece di un affronto a viso aperto, che sarebbe difficoltoso e arduo. E’ certamente più facile la scusa del crocefisso nelle scuole. Il potere ha i piedi d’argilla. Il re è nudo. Infondo è una manifestazione di debolezza del potere così detto “laico”.

E’ questo il lavoro dei mass media oggi: qualcuno intelligentemente le ha chiamate armi di distrazione di massa. Benedetto XVI ha coniato un azzeccato termine: “linguaggio inflazionato”. Appunto.

Questo si, come cristiani, dobbiamo denunciarlo.

Ma cosa dovrebbe fare la Chiesa?

I cattolici non debbono innanzitutto farsi prendere dal turbine e nel vortice perverso della propaganda e chiarire il punto: ammettere senza problemi e con tranquillità che la clausola del crocefisso è oggi indifendibile, ma allo stesso tempo svelare e denunciare con forza cosa c’è dietro questa propaganda e non farsi prendere per il naso.

A mio avviso, per spezzare questo meccanismo perverso, la Santa Sede dovrebbe unilateralmente rinunziare a quella clausola (e altre eventuali clausole secondarie di questo tipo), in modo da non alimentare questa assurda e ideologica diatriba. Mettere così a tacere queste ridicole questioni per difendere veramente il Concordato, che è il vero obiettivo non dichiarato ma reale di tutta la questione, e denunciare chiaramente le cose come stanno. Sarebbe un bello smacco alla propaganda in stile zapaterista ormai imperante in Europa e una autentica vittoria per la Chiesa: temo però che non si abbia il coraggio di una mossa così decisa e rigorosa.

Ma allora Fabrizio, al crocefisso nelle scuole dici si o dici no?

Se voglio coniugare onestà intellettuale ma anche legittima coscienza cattolica non posso che sentirmi in trappola perché la domanda viene posta in modo che ogni scelta da prendere è secondo me sbagliata, per motivi diversi: se infatti dico “si” testimonio contro una propaganda ideologicamente anticattolica, ma sosterrei anche una legge che ritengo indifendibile. Se dico “no” mi trovo nella situazione speculare, quindi sempre problematica.

Allora l’unica possibilità ragionevole è l’ astensione. Ma non è un astensione di sapore politically correct o che non sa cosa dire. Piuttosto è un’astensione non muta, denunciante e decisa. Come ho tentato di fare in questo post. D’altra parte non sono stato io a porre la domanda, o no? Quella domanda è un tranello: uno specchio per le allodole. E io non mi sento un’ allodola.

ATTENZIONE: il contenuto di questo post è obsoleto ed errato;
il post successivo smentisce le considerazioni fatte qui.

2 pensieri riguardo “Crocefissi per le allodole”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *