Se Manini non è codardo siamo tutti meno liberi

La vicenda di Michelangelo Manini è incomprensibile per il mondo di oggi. Dietro certi giudizi ingenui si nasconde una concezione del concetto di libertà umana che falsifica la realtà. Preferisco altri modelli…

Michelangelo Manini, proprierario della FAAC, muore senza eredi e lascia un patrimonio miliardario alla Curia di Bologna; un gestro “strano” e inatteso. I giornali ne parlano. Mi ha colpito questo estratto di Deborah Dirani sul Sole24ore online:

aveva appena 50 anni ed è morto dopo una lunga malattia. Ancora: non è stato nemmeno, il suo, un gesto dettato dalla paura della morte e di quello che potrebbe esserci nell’Aldilà, pentimento generoso e un po’ codardo di qualche terreno peccatore. No, no Manini aveva fatto testamento nel 1992, 20 anni fa, e mai da allora aveva rimesso mano alle sue ultime volontà.
Semplicemente aveva deciso che, passato lui, le cose sue passavano alla Chiesa. E così è stato.

Dunque secondo la Dirani, il Manini non è stato codardo. E perchè? Perchè avrebbe deciso questo gesto, incomprensibile secondo la logica di questo mondo, ben 20 anni fa, quando malato non era. Sarebbe stata dunque una decisione “meditata”, non dovuta alla depressione della malattia. Dunque una decisione “più nobile” (non codarda) di quanto lo fosse stata se invece lo avesse fatto all’ultimo istante. Osserviamo il metro di giudizio che viene proposto e riflettiamo sulla parola codardo, una parola forte, che si cerca di mitigare con un ridicolo “un po’”. Secondo il dizionario etimologico codardo è il soldato che in un reggimento, avendo paura, “si mette in coda”, fra gli ultimi, mentre i prodi stanno davanti. Il contrario di codardo dunque è coraggioso, prode.

Secondo la Dirani se in questa vicenda avessimo avuto solo la data del testamento diversa, non 1990, ma che so, 2011, il gesto di Manini sarebbe stato qualificabile come “un po’ codardo”. La persona, cioè, che malata e senza figli lascia tutto alla Chiesa in punto di morte, lo farebbe meramente volendo redimersi e magari sfuggire l’inferno pensando magari di “comprarsi” così il paradiso: un becero mercimonio, insomma; e sarebbe dunque reo di quel peccato (tutto laico) della codardia. Davvero imperdonabile!

Evidentemente la Dirani conosce benissimo cosa accade nel cuore della gente quando è in punto di morte: io, invece non lo so proprio, ne ho un grande timore, se non altro perché so di doverci passare anche io, e oggi non so dare nessuna garanzia sul mio comportamento in quel momento.

Ma quale è il presupposto filosofico della visione proposta? Dietro c’è il concetto che la decisione presa in salute e in “piena consapevolezza”, avendo meno vincoli emotivi, sarebbe “più libera” di quella presa in punto di morte, quando presumibilmente la nostra mente non è al massimo della lucidità. Ecco il punto: il vincolo emotivo viene visto come un inciampo, una menomazione alla libertà umana. Per essere più liberi è meglio dunque avere meno vincoli. E’ il dogma individualista, vero caposaldo l’ideologia moderna: tenta in tutti modi di falsificare la vera libertà con la falsa equazione:

“meno vincoli = più libertà”

ecco perchè la decisione di Manini sarebbe più nobile e meno codarda: perchè presunta essere “più libera” e “più consapevole”. Conseguenza: i deboli, gli ammalati, gli ultimi, le persone legate affettivamente o da altri vincoli sono dunque meno liberi. L’eutanasia, l’aborto e altre scelleratezze sottendono nel retroterra ideologico la stessa mentalità, e la stessa falsificazione del concetto di libertà. Una delle conseguenze è che la dignità umana non è intrinseca, ma dipende da fattori di volta in volta (ri)valutabili: quindi non è assoluta.

Fin qui la mentalità del mondo.

Vediamo cosa ci dice, invece, il vangelo, che ci raccomanda di non conformarci alla mentalità di questo mondo.

Anche la fede apprezza i prodi e ha senz’altro i suoi eroi: sono i santi, soprattutto martiri, che hanno donato la propria vita, o morti per la nobile causa dell’amore.  Alcuni con grande coraggio e consapevolezza: come ad esempio il recente assassinio del ministro pakistano Shahbaz Bhatti.

Già: e i codardi? Che posto hanno?

E’ stato forse eroico il pentito “buon ladrone” crocefisso con Cristo e da questi beatificato seduta stante? Certo che no, eppure…. mi pare che il profilo corrisponda a quello che la Dirani chiama cordardo.

D’altra parte anche la prodezza non è meno problematica: Ulisse, ad esempio, finisce nell’inferno dantesco, per aver sfidato oltre misura la sua vita e le sue qualità di prode.

Il vangelo ci dice altro: che tanto la codardia quanto la prodezza può essere santa o dannata a secondo dell’uso che ne facciamo.

Evviva dunque la nostra libertà!

Riguardo l’essere eroi o l’essere codardi secondo le regole di questo mondo non importa a Nostro Signore: a lui importa solo se abbiamo vestito l’ignudo, sfamato l’affamato; e anche se non lo abbiamo fatto, fino all’ultimo, abbiamo sempre una finestra aperta. Nessuno è dannato prima che possa morire. E’ l’esatto contrario del Karma orientale dove la giustizia, comunque necessaria, si attua mediante retribuzione, un meccanismo automatico e ineludibile che si sconta con la successiva reincarnazione; non c’è spazio per il perdono e il corpo è un’entità inutile di cui liberarsi (nirvana). I cristiani, invece, credono nella resurrezione anima e corpo: insieme, inseparabili; conta l’uno quanto l’altro. Adolf Hitler poteva salvarsi, fino a prima di morire; ma pare abbia scelto diversamente. Questa incredibile finestra aperta sulle nostre vite, fino all’ultimo, si chiama misericordia divina, o, se vogliamo dirlo con altre parole, purificazione possibile (cioè il purgatorio) grazie al sangue di Cristo: è una cosa troppo grande, troppo incomprensibile, troppo dirompente per le nostre vite, tutte impegnate a pensare ad altro che alla nostra salvezza. E’ talmente grande e scandaloso che l’umana ragione, non illuminata dalla fede, può solo catalogarla con la stoltezza della codardia.

Che i cristiani fossero destinati a essere qualificati stolti, lo diceva S. Paolo “noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani”  (1 Cor. 1, 22-23). Essendo oggi il mondo sostanziamente pagano (gli idoli abbondano in quantità crescente) è proprio questa stoltezza a essere la più incompresa; la codardia è bandita e additata dal mondo dei benpensati che hanno dalla loro il potere della penna: non me ne voglia la Dirani –  davvero nulla di personale, non la sto accusando di essere pagana – però mi pare che respiri ad ampi polmoni l’aria del paganesimo e del moralismo del pensiero unico che c’è in giro.

Vorrei tranquillizzare tutti i cordardi del mondo, in cui aggiungo me stesso perchè mi sento più codardo che prode: c’è posto per voi nel Regno di Dio, che non è solo dell’altro mondo, ma è già qui in mezzo a noi. Adesso.

E dare anche altre delle buona notizie, visto che oggi ne se vedono così poche in giro:

  • noi uomini siamo sempre liberi. sempre.
  • non siamo meno liberi quando siamo più deboli, o più legati a qualcosa o a qualcuno;
  • non credete ai falsi profeti di oggi: i legami e i vincoli, se retti e guidati dal’amore e nell’amore, non sviliscono la nostra libertà, ma anzi la esaltano;

non credete al mondo dei forti, il mondo dei potenti che vuole inculcarci il contrario per mortificarci e dominaci, svilendo tutti i nostri legami e usare così la nostra solitudine a vantaggio del loro potere. Perchè laddove non ci sono troppi legami, il potere manipola il singolo con più facilità, e se ne compiace.

Cristo con la sua croce e il suo sangue ha vinto i potenti, questi potenti. Li ha rovesciati dai loro troni. E ha innalzato gli umili.

La verità è che ogni uomo è libero: come il leone nel famoso spot FAAC: davanti c’è un cancello che apparentemente lo chiude, ma oltre c’è una immensità che nessuna tecnologia, nessun potere può ingabbiare.

Viva la libertà!

PS: a chi riceve questa cospicua eredità, Cardinale Caffarra, ricordo che Giuda Iscariota era nel numero dei dodici, dei quali è successore. E, guarda un po’, era proprio il “tesoriere”, quello che “teneva la borsa”: devo dunque pregare che questa borsa di oggi non finisca nell’acquisto del Campo del Sangue, come troppo spesso è accaduto dentro il Corpo della Sua Sposa. Anche se a sentire gli strilloni di oggi, l’albero che cresce dal chicco di senape sembra invisibile, come Lui aveva profetizzato.

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    troppo lungopoco chiaronon ci avevo mai pensato
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