Giubileo della Misericordia: da Amazon a Guitton

Jean Guitton, 1901-1999

Premessa: l’articolo è stato modificato dopo la prima pubblicazione, a causa di una errata ricerca: il testo è stato invalidato con la barratura.

Chiese il giornalista: «perchè lei è cattolico» ? [9]
«Sono cattolico perché voglio tutto».
Così rispondeva Jean Guitton, filosofo e scrittore francese del secolo scorso [8].

Ed eccomi a rispondere alla domanda dell’amico e collega ateo che, a proposito del Giubileo, pretendendo perplesso che a diversi sforzi e atti corrispondano necessariamente diversi benefici, secondo l’equazione:

più cose da fare = piu benefici

mi chiede che differenza c’è fra:

  1. confessione e basta;
  2. confessione + indulgenza plenaria;
  3. confessione + indulgenza plenaria + Giubileo;
  4. confessione + indulgenza plenaria + Giubileo + varco della porta santa;

risposta asettica: 1) sono rimesse le colpe; 2) sono rimesse anche le pene temporali – in realtà la prima è condizione per la seconda; per quanto riguarda 3) e 4) nessuna differenza con 2).

La domanda verteva anche sulla necessità, forse veicolata dai media, di varcare la famigerata porta santa per ottenere l’indulgenza giubilare.

Alla domanda come si ottiene l’indulgenza giubilare? La risposta facile si trova qui sotto in fondo alla nota [1].

La mia consueta indagine in questi casi ha evidenziato che in nessun contesto [2] [3], è menzionato che il varco della porta santa sia requisito necessario. Altre sono le condizioni, usuali nelle indulgenze: confessione, pellegrinaggio, atti di carità…. [10].

Dunque il varcare la porta è semplicemente un atto devozionale, non formalmente necessario ai fini dell’indulgenza [6]; sapevo che non era importante, ma questa è stata una scoperta anche per me; e ora che l’ho scoperta, ne capisco anche il senso: c’è sempre da imparare… grazie a Dio gli atei sono un bel dono perchè ci aiutano a mantenerci in allenamento 🙂 .

Esempio pratico: se faccio un pellegrinaggio in una basilica giubilare e quando arrivo la porta è chiusa (si può far tardi…..) non è che invalida il mio beneficio. Altrimenti il modo di intendere la religiosità sarebbe, nella prospettiva cristiana, un po’ farisaico [11].

End of proof, come diceva il mio professore di algebra.

Ma ora capiamo il senso.

Sul discorso dei requisiti: questi hanno «importanza» solo perchè la Chiesa, parlando a norma di diritto, e parlando a tutti, deve per forza di cose essere chiara e non ambigua. Per fare questo usa il linguaggio «del diritto», un lignuaggio giuridico, il c.d. diritto canonico; perchè non può andare nel soggettivo, deve rimanere nell’oggettivo.

Ma ciò ha un costo: ad esempio è un linguaggio asettico, distaccato, direi quasi bulimico; questo cozza contro la fede, che è innanzitutto amore e affettività.

Il diritto canonico è un genere letterario che non è adatto a capire il senso delle cose. Perfino il catechismo (che non è diritto canonico) risente di questo limite, per le stesse ragioni. Si possono fare tanti bei discorsi sui riti, sugli atti devozionali, etc… ma vengono tutti «dopo».

Ma dopo cosa? Cosa viene prima? Per esempio la misericordiosa (e siamo pure in tema con il Giubileo!). Parliamone…. perchè è questa parola che risponde veramente alla domanda, o meglio alle perplessità.

Perchè il Giubileo? Perchè la porta? Che cosa ne ottengo «di più»? – questa era la sua domanda originaria.
Ma questo «di piu» non è forse utilitaristico? Non è forse in linea con la mentalità «cosa mi compro oggi su Amazon al minor prezzo? Cosa ho di più se prendo quel prodotto che pago di più?» [5].

Infatti ci si aspetta che se «do» di più, dovrei anche ricevere «di piu» indietro, da qui emergono le sue domande e le perplessità – lui stesso l’aveva sottolineato dicendo «…deve essere per forza diverso qualcosa!». E’ veramente difficile per noi «homo consumisticus» [4] pensare diversamente. Ma non è infondo mercernario? (uso questo termine come boomerang, visto che è stato usato da qualcuno [7]).

Se io do un bacio alla persona che amo, una moglie un figlio, a un genitore, che differenza c’è se glielo do sulla guancia o sulla fronte ? O glielo mando con la mano da lontano?
Forse niente… è sempre un bacio; sono gesti belli…. tutti e tre, no? Credo che la chiave sia proprio questa.

I sacramenti, la grazia, i riti, le devozioni, possono essere «capiti» solo con la chiave dell’amore, quindi della gratuità e libertà, che è sopra ogni cosa.

Ma in realtà sono aspetti familiari alla natura umana, tutti amiamo: i figli, la moglie, le persone care; c’è chi si dona per i bambini orfani… alcuni amano anche gli animali, la natura, la scienza, … [13]. Il cristiano prova gli stessi sentimenti verso la Trinità: si chiama fede.

Il linguaggio «da requisiti» della Chiesa serve solo a dare una ufficialità e una oggettività, ma va preso con le molle, e con una certa distanza: direi che era questa la distanza che mi portava a essere riluttante a rispondere di primo acchitto alle domande del mio incuriosito interlocutore.

L’amore «senza misura» che Gesù Cristo ci propone è proprio quello che non guarda l’utile. Ecco perchè 2) , 3) e 4) sono tutti belli: «uguali nella loro diversità». Come i tre baci. E’ in questo senso che Jean Guitton con il suo «voglio tutto» ribadisce la logica dell’ et-et, cattolica, contro quella dell out-out.

Logo del Giubileo Staordinario della Misericordia, 2015-2016
Logo del Giubileo Staordinario della Misericordia, 2015-2016

Abbandonare quell’ «homo consumisticus» che è in noi… sarebbe proprio una buona conversione e un buon modo per dare senso al Giubileo della Misericordia, di cui gli atti devozionali sono solo un riflesso esterno. Bello che il logo scelto per il Giubileo [1] «è realizzato in modo tale da far emergere che il Buon Pastore tocca in profondità la carne dell’uomo e lo fa con amore tale da cambiargli la vita» [1].

E’ questa l’esperienza fondamentale. Se uno poi proprio ci tiene e a «varcare la porta»… faccia pure, come appunto ricorda Jean Guitton con quel suo provocatorio «voglio tutto».

Ma prima ancora di quel «voglio tutto», c’è la misericordia, perchè è da questa che quel tutto discende: «….ma di tutte più grande è la Carità» (San Paolo) [12].

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    troppo lungopoco chiaronon ci avevo mai pensato
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    [1] da http://www.avvenire.it:

    Come si ottiene l’indulgenza giubilare? L’indulgenza plenaria è concessa in occasione del Giubileo al cristiano che segue questi comportamenti:

    In primis, ci si deve accostare con cuore contrito al sacramento della Penitenza.

    Va compiuto un pellegrinaggio in una delle grandi Basiliche giubilari, a Roma, in Terra Santa e nelle Chiese designate in ogni diocesi.

    Nel visitare queste Chiese si deve partecipare alla Messa, oppure ad un’altra preghiera: Lodi, Vespri, Via Crucis, Rosario, Adorazione o preghiera personale concluse col “Padre nostro”, la Professione di fede, la Preghiera a Maria. La preghiera va recitata secondo le intenzioni del Papa, a testimonianza di comunione con tutta la Chiesa.

    In terzo luogo, ci si deve impegnare in opere di carità e penitenza che esprimano la conversione del cuore.

    [2] Misericordiae Vultus – BOLLA DI INDIZIONE DEL GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

    [3] LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
    CON LA QUALE SI CONCEDE L’INDULGENZA
    IN OCCASIONE DEL GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

    [4] in realtà si dice homo consumptionis; mi si perdoni la simpatica licenza per essere più diretto.

    [5] niente contro Amazon, anzi ne sono un felice cliente.

    [6] nella fattispecie il requisito del pellegrinaggio comporterà anche la possibilità del «varco della porta santa» in quanto ogni chiesa giubilare, per definizione, ha anche una porta santa.

    [7] termine sparato polemicamente alla fine della nostra discussione. Ricambio volentieri, in amicizia.

    [8] https://it.wikipedia.org/wiki/Jean_Guitton

    [9] da Tempi.it

    [10] l’unico riferimento alla «porta» in [3] è quella della cella del carcere, ma non è significativo perchè vale come sostituto al pellegrinaggio, impossibile per i carcerati.

    [11] così chiamato per via di vari e noti racconti nei Vangeli.

    [12] Inno alla Carità, San Paolo, 1Cor 13,1-13 .

    [13] entro certi limiti è cosa buona.

    4 pensieri riguardo “Giubileo della Misericordia: da Amazon a Guitton”

    1. Giubileo: istruzioni per l’uso (http://www.im.va/content/gdm/it/giubileo/indulgenza.html)

      ” Il mio pensiero va, in primo luogo, a tutti i fedeli che nelle singole Diocesi, o come pellegrini a Roma, vivranno la grazia del Giubileo. Desidero che l’indulgenza giubilare giunga per ognuno come genuina esperienza della misericordia di Dio, la quale a tutti va incontro con il volto del Padre che accoglie e perdona, dimenticando completamente il peccato commesso. Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma, come segno del desiderio profondo di vera conversione. Ugualmente dispongo che nei Santuari dove si è aperta la Porta della Misericordia e nelle chiese che tradizionalmente sono identificate come Giubilari si possa ottenere l’indulgenza. È importante che questo momento sia unito, anzitutto, al Sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia. Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero. …”

      Quindi mi sembra che
      “Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma, come segno del desiderio profondo di vera conversione” sono tutti “atti necessari”

      Infine per i miei gusti, il burocratese “Dispongo che …” suona un po’ troppo autoritario !!

      1. Ops… hai perfettamente ragione. Il doc da te citato è lo stesso della fonte [3]. Ma il passaggio mi era completamente sfuggito, ho fallito il mio
        grep -i "porta" . 🙂

        Rettificherò. Grazie per questa precisazione, comunque secondaria rispetto a tutto il resto. Deduco quindi che tutto il resto sia stato recepito.

        Ma…. la seconda osservazione sull’autoritarismo… è davvero ingenua soprattutto proprio alla luce di quello che ho scritto. Non credo che ti riferisca al fatto che il Pontefice non debba esercitare l’autorità, ma piuttosto ne fai un problema di linguaggio e di opportunità. Ma proprio questo mi lascia il sospetto che forse il mio passaggio sul linguaggio, il diritto canonico, il genere letterario, etc… sia diciamo… ehm… “sfuggito”.

        Tutti i documenti pontifici infatti sono anche fonte primaria del diritto canonico e sono soliti, quando necessario, usare formule prestabilite, come quella. Non credo che tu esprima la stessa perplessità nei confronti del Codice Penale o una Circolare ministeriale. Ma quella lettera [3], come anche la bolla di indizione [2], sono documenti dispositivi – lo si capisce dal titolo – e non possono non usare certe formule. Nel Magistero Pontificio vi sono anche altri generi letterari, per esempio in una Lettera Pastorale o una Esortazione Apostolica difficilmente troverai certe espressioni.

        1. lo avevo chiamato “burocratese” proprio per sottolineare il fatto che avevo letto e compreso quanto da te scritto ed in particolare citavo un esempio di linguaggio “fuorviante” 😀 … piu` che fuorviante … “infelice”

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