Tanti «noi» in noi


A una mia lettrice e conoscente non è piaciuto l’uso dell’espressione di dire “noi europei….” che ho utilizzato nel precedente post «Turchia in Europa?». Non so se perchè considerato “non politically correct” oppure se contestasse una qualsiasi identità europea…. comunque è arrivata a portarmi come esempio il fatto che Est ed Ovest europei sono troppo diversi in quanto nell’Est (ma non è questo un “Loro”?!!) non hanno fatto il ’68. Bah….

Comunque, a parte tale critica, questa osservazione mi ha indotto a pensare che in ognuno di noi, esistino tanti Noi (lo scrivo con la lettera maiuscola per distinguere).

Innanzittuto c’è un io. Ciò che divide il se, dagli altri.

Poi c’è un Noi familiare, o se si preferisce, delle persone più care che possono includere anche amici.

C’è un Noi della propria città: chi non si sente appartenente alla propria città? Io sono nato a Roma e trovo bello sentirmi romano.

C’è un Noi della propria Regione (in Italia mi viene da pensare ai tanti piatti tipici, ai dialetti….)

C’è un Noi della propria Nazione, perchè non dovrei sentirmi Italiano? Solo ai mondiali di calcio? No, non solo. Certo l’Italia è un nazione giovane con una debole identità e tante diversità. Ma se incontro un Valdostano o un Sardo mentre sono in gita alle Hawai, non dovrei sentirlo come “vicino” a me, più degli altri?

E c’è anche un Noi per una realtà sovranazionale, come nel mio caso l’Europa, certo, perchè no? Perchè non dovrebbe essere così? E’ vero che l’Europa è ancora poco definita e che non tutti si sentono europei allo stesso modo. Ma se mi trovo nella Terra del Fuoco e incontro un Cinese e un Francese, con chi mi sentirei “naturalmente” più affine? Penso che la risposta è fin troppo evidente. Un brasiliano non può sentirsi sudamericano ? un canadese non può sentirsi nordamericano e chiamare “Loro” gli europei, quando parla per esempio con uno statunitense?

Quella mia amica mi ha fatto notare che un siculo ha molte più cose in comune con un tunisino (stili di vita, anche modi di pensare) che non con uno svedese. In questo ha ragione. Ma cosa vuol dire?

Infatti quello che mia mia amica non ha capito (o io non mi sono spiegato?) è che i Noi non sono soltanto “gerarchici”, cioè categorie messe una dentro all’altra, come scatole cinesi. Possono esserci Noi multipli, integrati.

Ad esempio io potrei dire “Noi gente mediterranea…”, poichè mi sento appartenente alla cultura del bacino del mediterraneo, e non ci sarebbe nulla di strano che questo Noi si sovrapponga ad altri Noi e Loro, coesistendo; ho un’altra amica che è di Marsiglia, vive in Italia, ma ha origini Algerine, e usa di buon grando questa espressione “filo-mediterranea“, etichettando i parigini (suoi connazionali!) come “Loro”.

Ci sono altre identità trasverzali: convizioni politiche, religiose, etc…

Un’ultima osservazione è che queste identità multiple che ci portiamo dietro non vanno negate, annullate o criticate, ma sono la precondizione essenziale per meglio scroprire, apprezzare e rispettare l’ Altro.

Alcune tendenze ideologiche tendono ad annullare le differenze perchè pensano che la concordia, il rispetto, la pace, la fratellanza possa esserci solo annullando (o negando) le differenze.
Negano l’esistenza di un Noi e di un Loro, e lo considerano tradizionalista, o politicamente scorretto. Niente di più errato e ingiusto.

La scoperta dell’Altro, che avviene solo con la giusta conoscenza dell’Altro, presuppone una diffenenza fra me e l’Altro. La conoscenza è la precondizione dell’amicizia e altre virtù, che preludono alle altre qualità di cui sopra. Non è necessario annichilire la proria, o meglio sarebbe dire le proprie, identità. Non bisogna avere paura di affermarle con convinzione, e senza ipocrisia.

P.S. i lettori del mio blog sàppiano comunque che essere politically correct è l’ultimo degli obiettivi di questo blog: non per irriverenza, ma un blog, penso, deve essere anche un po’ provocatorio…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *