I magi erano i sapienti di un tempo. Quelli che avevano “la conoscenza”. Quelli che proprio per questo si distinguevano dalla “massa”. A noi può sembrare una conoscenza di tipo superstizioso, ma all’epoca era il meglio che la civiltà potesse offrire. Al di la della storicità o meno dell’evento i magi che vanno ad adorare Gesù rappresentano la sapienza umana che riconosce l’autorità della sapienza divina: riconoscono che la propria sapienza, per quanto grande, ha un limite.
Chi sono i “magi” di oggi?
Potrebbero essere gli scienziati – ad esempio genetisti, biologi – e le multinazionali che detengono conoscenza e brevetti in ambito biotecnologico. O che promettono di fabbricare bambini.
Sono i big dell’ information technology, come Google e Facebook che detengono masse enormi di dati su fette grossissime dell’intera popolazione mondale. Tutti sappiamo che fondano il loro business su questo, ma pochi sanno bene cosa ci facciano veramente e in quanti modi fruttano loro fatturato e poteri di vario genere.
I Vangeli affermano senza mezzi termini che la sapienza umana, la scienza, il voler conoscere, il sapere, il manipolare e usare le forze della natura, deve essere al servizio dell’uomo e soprattutto dei deboli e degli ultimi, di tutti gli uomini. Non a vantaggio di pochi. Questa è la conseguenza antropologica di un Dio che si fa bambino. Per giunta in una stalla.
I magi che vanno da Gesù rappresentano la sapienza umana che si interroga sul senso delle cose: a questo la scienza, la conoscenza, la tecnica, non possono dare risposta.
I Vangeli raccontano un’altra epifania, precedente, quella dei pastori: considerati all’epoca gli ultimi degli ultimi. Oggi potrebbero essere gli zingari, i barboni, gli immigrati sui barconi. A questi Dio riserva la prima epifania, il primo annuncio della nascita del Salvatore. L’Epifania del 6 gennaio, invece, è la festa di tutte le persone di scienza, dei tecnocrati, pur di potere, ma che riconoscono come quei magi dei Vangeli la propria umiltà e il proprio mettersi al servizio della giustizia. Il saper vedere altro; il non volersi auto-compiacere della propria sapienza; in una parola: non sentirsi Dio, ma andare in cerca di Dio.
La buona novella è per tutti: pastori e magi; ultimi e sapienti. Ai secondi è stato dato molto, ma verrà anche chiesto molto.
Penso di essere d’accordo senza tutte le parti che riguardano dio.
A ben vedere, tolto Dio (si scrive con la lettera maiuscola) e tutte le sue conseguenze nel discorso, non rimane più niente. Quali sarebbero le parti ancora consistenti?
Grazie per il tuo commento.
Considerazioni sparse:
1) il livello scientifico dell’epoca era nettamente più complesso e raffinato dei “magi”, dunque o gli autori dei vangeli erano ignoranti, o, più probabilmente, erano interessati a un tipo di conoscenza superstiziosa
2) la scienza di oggi è quella che permette alle persone di sopravvivere con i trapianti di organi, ai bambini non morire nei primi mesi di vita, alle persone di vivere bene sulla soglia dei cento anni. Andare a scegliersi la surrogazione di maternità e definirla “fabbricare bambini” è sintomo di un interesse per la conoscenza superstiziosa di cui sopra
3) I vangeli non dicono che la conoscenza deve essere al servizio dell’uomo, tanto meno questa è una conseguenza del dio che si fa bambino (topos alquanto diffuso nel passato), tanto meno questo era il messaggio degli evangelisti
Grazie per aver esposto il tuo punto di vista