Gli atei credono?

Roberto Mercadini dice che non condivide quando gli dicono che anche gli atei in realtà credono; per come espone la questione ha ragione, ma la fede non è solo quella e non è proprio un gioco di parole.

Questo funambolismo linguistico di cui parla Mercadini è, si, veramente ridicolo.

Ridicolo, certo, dire che l’ateo “crede nel nulla”. Nel senso che non c’è nessuna fede esplicita.

Ma c’è un altro livello per cui tutti noi infondo crediamo in qualcosa e senza giocare con le parole! Vediamo.

Anche l’ateo normalmente crederà in qualcosa; anzi non solo l’ateo, ma proprio tutti. Senza parlare di Dio (nel quale evidentemente l’ateo non crede) avrà pur un qualche senso di giustizia, crederà in una bellezza, in una qualche forma di verità, nell’amore etc… oppure nel nichilismo, nella disperazione… qualcun altro penserà che nella scienza o nel razionalismo si racchiude tutto il senso della vita; Nietzsche decise che nel suo Dioniso vi era l’essenza dell’essere – e ne usci pazzo; di tutte queste cose (che non sono Dio, anche se per il credente possono rimandare a Dio) sono di fatto cose credute perché sono tutti concetti per i quali – scavando a fondo – non si hanno vere evidenze oggettive di alcun tipo, ma possono solo essere credute.

Il credente “appende” la giustizia, la bellezza, l’amore etc… a un “chiodo” che chiama Dio. L’ateo invece le appenderà a qualcosa d’altro… ma il concetto non cambia. Quando ci poniamo domande di tipo esistenziale, qualunque sia la risposta che diamo, o non diamo, non possiamo che fare appello a questioni o a scelte di fede.

“Scelta di fede” non significa dunque “una fede esplicita di qualche tipo” (cristiana, indù, etc…). Tutte le questioni profonde dell’essere umano richiedono un qualche atto di fede, esplicito o non.

Perché anche il “non decidere” è un atto di fede? Perché comunque questa scelta determinerà a che tipo di “chiodo” intendo ancorare le mie convinzioni; qualcuno si affiderà al potere del mercato oppure al “tanto tutti fanno così’“, al conformismo, o all’anticonformismo etc… ma in ogni caso avrà sempre fatto la sua scelta che avrà conseguenze di tipo esistenziale nella propria vita. In questo senso “tutti crediamo” e in questo senso siamo “veramente umani”: la fede (in questa accezione ampia) è ciò che veramente ci distingue dagli altri essere viventi. E non è un gioco di parole perchè “fede” vuol dire “aver fiducia” . L’uomo è l’unico essere per quale il proprio essere è una questione su cui interrogarsi e non può che finire per avere fiducia nelle scelte che fa (poi magari se ne pente): e la soluzione a questo problema è ineludibilmente una risposta di fede. Anche per chi decide di non decidere: e non è un gioco di parole, ma una questione aperta cui l’uomo semplicemente non può sfuggire.

PS: non è vero che un ateo è necessariamente meno confortato di un credente; Stephen Hawking, ateo dichiarato, ad esempio ha affrontato la malattia in modo tutt’altro che disperato o negativo…. viceversa ci sono credenti che perdono la fede dopo un lutto. Non è sempre così semplice, sono dinamiche complesse e misteriose dell’essere umano.

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