Dicemmo al pio prompt d’eseguir comando

[Dedicato a colui che entrando in istanza di travajo faceva con celia e simpatica provocazione con battute commentava circa la sofferenza cristiana che bisognasse patire per raggiunger certe virtù]

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Dicemmo al pio prompt d’eseguir comando:

# egrep -ir "sofferenz" CatechimoChiesaCattolica/ SacraScrittura/

 

Ma nessun dell’ occorrenze risultanti

allineavansi con quanto da Voi, al riguardo, in nostra stanza addotto,

seppur con baldanzosa celia.

 

C’incuriosisce saper come s’appellava il Vostro illustre catechista,

qualor n’aveste avuto.

Ma soprattuto con qual razza di base dati

siete solito condur certe “greppanti” interpellanze (?)

 

Ci preme in tal circostantia ricordar come sovente

tal direttori che chiamansi “SentitoDire/” “TV/” “Stampa/”

“OsservazioniDistratte” , “Pregiudizi/” , “ChiacchiereDaBar/”

et “LuoghiComuni/”, et simil schiocchezze, sovente

son causa di gran confusione, falsezze et ignorantia.

Sconsigliansi fortissimamente il lor uso.

 

Se più riccamente vuolsi tal interrogazione,

caldamente consigliansi, all’uopo, aggiunger piu prudentemente,

codesti direttori che volentier raccomandiamo alla Vostra attenzione,

e che chiamansi “FedeVissuta/” , “Testimonianze/” e

in secondo modo anche “Magistero/”.

Non manchi, alfine, il raccomandatissimo “VitaDiSanti/”.

 

Ossequissimamente Vostro,

F.S.

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Più seriamente:

 

Mi pare che sia un fatto (sperimantale!) che la sofferenza è una condizione umana, dunque soffre tanto chi crede quanto chi non crede.

Chi però, nella fede, per grazia e libertà, arriva a soffrire con la prospettiva che è propria alla fede in Cristo Gesù, lo fa in modo che tale la sofferenza è anche gioia per se e dono per gli altri. E che questo sia fattibile mi sembra un fatto sperimentalmente misurabile, al di la delle credenze personali.

Il paradosso Cristiano sulla sofferenza è tutto qui: si può essere afflitti, ma sempre lieti [1] . Altro che “bisogna soffrire!”.

La sofferenza può essere anzitutto alleviata  [2] e non è mai voluta o cercata di per se [3]. Certo non è proprio un’economia a buon mercato, ma è possibile perchè altri, uomini come noi, l’hanno vissuta mostrandola come percorribile in quel modo [4]. Ripeto: questo è un fatto osservabile, al di la delle credenze personali.

La prospettiva va dunque ribaltata: se perfino la sofferenza può essere grazia (se vissuta nella giusta direzione) allora ogni cosa può essere grazia, quindi vissuta come un bene. E’ questa una grande speranza, non teorica, non concettuale, non illusoria, ma concreta e vissuta, anche se contemporaneamente orientata “al mondo che verrà” [5].

La sofferenza invece baldanzosamente presentata come “necessaria” mi è parso puro masochismo, fine a se stesso.

La fede cristiana non è una idea, una teoria, una filosofia o una bella storia del passato, ma anzitutto un evento, un fatto che accade [6].

Grazie per avermi dato la possibilità di scrivere questo.

Rif:

  1. 2 Cor 6,10
  2. “il mio giogo è dolce e il mio carico  leggero”, Mt 11,30
  3. “allontana da me questo calice!” in Lc 22,42
  4. aka “Santi”
  5. Simbolo Niceno-costantinopolitano
  6. DEUS CARITAS EST, § 1

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