Reset palestina

Il medioriente ha bisogno di un paio di RESET.

La palestina è sull’orlo di una guerra civile. Forse essa è già iniziata, è sotto gli occhi di tutti, ma nessun politco sulla scena si azzarda ad ammetterlo, perchè avrebbe effetti devastanti.

Un popolo sofferente, calpestato nella dignità e nella giustizia, che deve pagare anche l’umiliazione della debolezza interna, pagata con la contrapposizione politica e ideologica. Questo popolo, se non trova unità, sarà doppiamente beffato: dalla ingiustizia della loro terra e diritti rubati, ma anche dalle ambizioni personali di logiche tribali di leaders ormai senza alcuna autorità, presi solo dai propri interessi di potere. Non dunque nell’interesse di una causa e del proprio popolo, ma nel promuovere la propria fazione, il proprio lotto di potere.

Non solo dunque ingiustizia dallo stato di Israele, ma ingiustizia e umiliazione dalla stessa leadership interna: Hamas, che illude la gente disperata che la distruzione di Israele è l’unica soluzione di giustizia per cui valga la pena lottare e basa la propria forza politica alimentata dall’odio, e Fatah che corrotta fino al midollo, è credibile solo agli occhi di occidentali e sauditi che continuano a finanziarla per puri equilibri e calcoli politici. Il popopo palestinese è vittima due, tre… infinite volte.

Vittime del Sionismo, vittime di Hamas, vittime di Fatah, vittime dell’ Occidente e vittime di altri ipocriti paesi arabi.

Mai nessun popolo è stato piu martine del popolo palestinese.

Il popolo d’Israele (quando ancora questo nome non denotava uno Stato) è stato spesso vittima molte volte nella storia da parte di piu soggetti, in tempi e spazi diversi. Essi sono stati dei perseguitati ripetuti.

I palestinesi, invece, con singolare parallelismo, ma non meno gravità, hanno collezzionato nello stesso tempo e nello stesso spazio e vicenda storica, una molteplicità e una sovrapposizione dell’essere perseguitati, che non ha eguali per accanimento e beffardo stillicidio.
Essi sono quindi dei perseguitati concentrati e in modo multiplo.

Purtroppo il popolo palestinese, ubriaco delle sofferenze del proprio eroico martirio, non è cosciente ne si accorge di questa propria condizione. Le sofferenze di un popolo sono come una droga inebriante, che acceca la ragione e toglie il sonno. Nessuna lucidità per prendere coscienza del fatto che bisogna ricominciare da zero.

Un “RESET” al sistema, e pensare a idee nuove, a una ventata di aria fresca disintossicante.

P.S. il prossimo (secondo) RESET sarà dedicato al sionismo e alla società israeliana.

Il Pacchetto Erezione

Preso dalla curiosità di che genere di siti si tratta, oggi ho deciso di graziare uno dei messaggi di spam e risparmiarmi i bottone “Segnala come Spam“; ho fatto la stessa cosa di molti: cliccare su uno di essi: http://www.22rx.com/, ma si… diamo un po’ di soddisfazione a questi spammers!

Al modico prezzo $234 si può acquistare una scatola di Viagra da 60 pillole (utili per due mesi). Mezza pillola 45 minuti prima dei pasti…., ehm… pardon!… del rapporto, e tornerai ad essere davvero un gran leone! Poi c’è la versione Viagra Soft Tabs, un po’ piu economica. Il sito è ben fatto, professionale con tanto di spiegazioni, suggerimenti e raccomandazioni, compreso quello ipocrita di consultare il medico per la somministrazione.

Ma la cosa più simpatica, un eufemismo, è “l’offerta” del fantastico ERECTION PACK:

Try our SPECIAL ERECTION PACK! Two best ED mediaction in one super pack! only $139.95 !

che suona come:

Prova il Pacchetto Speciale “Erezione”. I due migliori farmaci in un pacchetto super! a soli 107 Euro !

Ma se sto già prendendo un farmaco, cosa me ne faccio dell’altro, che serve alla stessa cosa? Facciamo un bel mix di farmaci, così me ne torno al Creatore prima dei tempi? Ah… no…. che idea! potrei regalarlo!!?? Mmmm…. forse rischio di uscire allo scoperto o di offendere qualcuno…. bah.

Però i prezzi sono modicissimi! Già… in una società dove non puoi permetterti di essere un mediocre sessuale, dove non puoi permetterti di invecchiare, dove devi essere un superuomo, sempre e comunque, proprio come i modelli della TV ti impongono… cosa vuoi che siano 100 euro ogni due mesi, per uno stipendio medio? E’ una vera occasione! E poi dicono che le società farmaceutiche speculano su queste cose!

Sconcertante. Delirante.

Per fortuna questi siti sarebbero illegali in Europa. Ma proliferano alla grande negli USA dove i farmaci vengono venduti come i biscotti o il formaggio in offerta. Ma internet, si sa, non ha confini e le spedizioni “discrete” e internazionali di questa merce è la regola, come questi siti dimostrano. Un vero traffico, più o meno legalizzato (in Italia è vietato spedire farmaci per posta).

Ma anche se ci trovassimo in un caso di effettivo e medicalmente ragionevole bisogno, e ammesso che si riesca così a soddisfare l’uomo, pone in grave difficoltà psicologica la donna, che si vedrebbe così sostituita! Già… perchè invece di essere lei a soddisfare e far regolarmente eccitare il suo uomo, quello che lei ama, è invece tutto merito di una volgarissima pillola. E lei diventa semplicemente il luogo fisico dove quella eccitazione trova il suo ricercato e finalmente vilire sfogo. E così comincerà magari a chiedersi se la presunta impotenza del suo uomo, non sia invece tutta colpa della sua incapacità: arrivano i sensi di colpa.

Ora, per carità, non voglio denigrare tout-court questo genere di farmaci. Però questi fenomeni di massa sono decisamente sintomatici. Se sono diventati prodotti di massa, non mi convince la storia che le disfunzioni erettili stiano crescendo così tanto come fenomeno clinico: questo può essere vero, ma è anche vero che in questo si giustifica l’aumento e l’enorme mercato di questi farmaci, quando in realtà tutti sanno che c’è un abuso spaventoso, nonchè un fiorentissimo mercato illegale. La storia dell’aumento delle malattie erettili non sarà una bugia, ma certo crea una certa confusione nella società, perchè questo grosso mercato può far pensare che davvero ci sia questo bisogno, più di quanto in realtà non sia.

Non appena si ha un qualche problema di questo tipo, sapendo che esiste il farmaco magico, ci si rivolge subito ad esso, naturalmente in buona fede. Semplicemente per emulazione sociale.

La gente ha perduto o sta perdendo il senso dell’amore, del viverlo anche se (anzi, soprattutto se) le “prestazioni” a volte non sono proprio come la TV o certi modelli ci propongono. Anche perchè quei modelli, spesso e volentieri, sono finti. Inumani.

Qualcuno parla del dono di se, in un atto sessuale? Oppure questo concetto deve per forza essere relegato a una concezione religiosa ritenuta anacronistica e superata? Quante pillole di viagra in meno si venderebbero se le persone mettessero al centro di questo fantomatico atto sessuale il concetto del dono di se?

Cosa vogliamo dunque mettere al centro di un rapporto sessuale?

Due organi genitali? Un orgasmo? Una pillola? O l’amore?

L’etica serve il malato o il malato l’etica?


la dottoressa Claudia Navarini nella rubrica di Bioetica di ZENIT, sposa una tesi molto severa nei confronti di chi sostiene sia l’eutanasia passiva, sia di qualunque forma di presunto (ma a suo avviso falso e forzato) accanimento terapeutico, come quello del caso Welby.

I suoi due articoli [1] [2], incentrati sul piano dell’etica medica, non lasciano spazio a fraintendimenti. Devo dire sono entrambi molto convincenti.

Tuttavia in un paragrafo di [1], recita:

mentre il paziente capace di intendere e di volere – di cui una valutazione specifica abbia dimostrato la totale lucidità – ha sempre la possibilità di rifiutare preventivamente un trattamento sanitario, anche se ciò gli procurasse un danno e al limite anche se ciò avvenisse per esplicita volontà di morire, lo stesso paziente non ha il diritto di chiedere ad un medico di dargli la morte, né in modo attivo (somministrazione di un farmaco letale) né in modo passivo (sospensione di un trattamento necessario alla vita).

questo mi sembra l’unico punto delle sue tesi che necessita di spiegazione, in quanto sembra decisamente contraddittorio.

Come è possibile che un paziente, una volta fatta una tale scelta, debba essere di conseguenza condannato solo per aver accettato la terapia (dagli esiti per altro incerti)? Tornando al caso Welby (tanto per semplificare, visto che tutti lo conoscono) mi sembra di capire che secondo la Navarini, egli avrebbe potuto senza problemi, se non voleva soffrire, opporsi alla terapia prima che gli venisse applicato il respiratore. Tuttavia sembra ragionevole che egli abbia accettato a suo tempo la terapia perchè, forse, in quel momento poteva veramente rappresentare un sollievo e/o una speranza. Forse la prospettiva di sofferenza che poi si è realizzata non era in quel momento contemplata, oppure era solo probabile (forse tutto questo non è valido nello specifico del caso Welby, ma in molti altri certamente si).

Insomma, l’ argomentazione sembra davvero irraggionevole: sembra quasi che secondo la Navarini non sia più l’etica medica che debba servire il malato, ma piuttosto che il malato debba inchinarsi ed essere subalterno all’etica medica. Appare una evidente contraddizione: la medicina è per il malato o il malato per la medicina?

Concordo pienamente con la dottoressa riguardo la spaventosa e pericolosa strumentalizazione che c’è dietro certe tendenze e politiche, che lei doverosamente critica.

Invito cortesemente la Navarini, visto anche la dichiarata disponibilità infondo all’articolo, ad una risposta, anche pubblica, su questo blog o ovunque ella desideri.

Riferimenti:

Il Codacons traumatizza i bambini

Mi riferisco alle polemiche di questi giorni riguardo questo film di Apocalypto di Mel Gibson che sarebbe, secondo l’associazione di consumatori Codacons, troppo violento: chiedono l’intervento del ministro per impedire la visione ai minori di 14 anni, visto che la commissione censura si è lasciata sfuggire inspiegabilmente la decisione di non mettere alcuna censura, visto che essa è stata invece imposta in tutti i paesi, sia in USA che in Europa.

Senza entrare nel merito della discussione, mi ha colpito la seguente posizione del Codacons riportata dalla lastampa.it:

«Se ci fossero minori di 14 anni colpiti da stress, shock, traumi a causa di Apocalypto, i genitori potranno rivalersi sulla commissione di revisione cinematografica che ha deciso di non imporre alcun divieto chiedendo risarcimenti monetari». Ma il Codacons, che da questa iniziativa spera di ottenere il consenso dei consumatori, insiste. «Ci siamo rivolti alla Procura di Roma affinché accerti nei confronti della casa di produzione del film e dei componenti della commissione di revisione eventuali illeciti legati a minori e violenza»

Ora, è leggittimo che una associazione di consumatori dia battaglia in tutti i modi, ma ve l’immaginate un genitore che, venuto a scroprire che il proprio povero figliuolo che ha visto questo film e ne è rimasto traumatizzato, si rivolge alla Procura intentando causa alla Commissione Centura ? Naturalmente ci vorrebbe anche una perizia medica che certificasse non solo che il ragazzino ha subito lo shock, ma che lo abbia subito proprio a causa della visione di quel film.

Ve la immaginate la faccia del giudice? E del medico che deve fare la perizia? Semplicemente grottesco. Ma la cosa più grottesca non è tanto il fatto che il Codacons faccia di queste assurde e fantasiose richieste, ma il fatto che la gente abbocchi a questo genere di propaganda: d’altra parte se il Codancos cerca di farsi pubblicità in questo modo, è perchè c’è qualcuno che ritiene fondate queste scempiaggini.

E qui si passa dal grottesto al triste: si dice che lo stato deve essere il piu possibile liberale, e non incidere nelle scelte personali; qui il Codancos sembra attribuire allo Stato un dovere e una rersponsabilità che invece dovrebbe essere della famiglia. Un genitore che si rivolgesse alla procura in quel modo, autodenuncerebbe il fallimento del proprio mestiere di genitore, perchè non essendo in grado di controllare ed educare il proprio figlio, ritiene che lo Stato sia responsabile di questa sua grave mancanza.

Non è questa una richiesta così assurda, da parte di una associazione che dovrebbe tutelare i cittadini, e in realtà li insulta in questo modo alla grande ? Nessuno ci fa caso, anzi il Codancos potrebbe davvero apparire come paladino della giustizia.

Regna invece la confusione, la babele imperante del mondo veloce delle notizie che si rincorrono… e nessun riflette più su quello che c’è dietro una così grottesca richiesta di voler sostituire la famiglia con lo stato: un segno di decadenza, pur di far parlare di se. E qualcuno abbocca.

Mi chiedo se, a traumatizzare questi poveri ragazzi, non sia il Codancons stesso, piuttosto di un film violento al cinema.

Articolo su lastampa.it

Comunicato stampa Codacons

piccolo Buddha, grande Spirito

La vicenda del «piccolo buddha» [1] [2] ritrovato ha stimolato alcune domante di un mio amico il quale, oltre ad essere appassionato e affascinato dall’India e dalla sua strabiliante spiritualità, mi ha chiesto cosa ne pensassi difronte a questi eventi, sapendomi cristiano praticante (e aggiungo io: indegnamente tale) e mi ha esortato a scrivere su questo: lo ringrazio dello spunto.

Abbiamo avuto a discorrere sotto l’assunzione che si trattasse veramente di un evento soprannaturale, visto che a quanto pare il giovane, in meditazione da mesi, non mangierebbe ed emanerebbe un misterioso e poderoso calore corporeo.

La domanda, quasi d’obbligo per chi professa una religione positiva e confessionale come il Cristianesimo Cattolico, è quasi scontata ma non per questo meno seria: “è possibile concepire un evento soprannatuale al di fuori del contesto cristiano?”.

La mia personale risposta (ma non sono un teologo o un esperto di dottrina) è che non vi è nessun contrasto. Non è necessario essere battezzati, affinchè Dio testimoni se stesso attaverso gli uomini, e questo grazie alla natura deantropica dell’uomo. Questa è conseguenza non del battesimo, ma dell’atto della Creazione (l’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio). E poi c’è la Trinità, che proprio grazie allo Spirito Santo, agisce in comunione con l’uomo. Le manifestazioni di Dio, quando compiono e testimoniano il bene in questo mondo per gli uomini, trovano forme sempre diverse, sempre misteriose di manifestarsi. Perchè non dovrebbe esserlo anche nel caso di questo misterioso ragazzo? Anche queste possono essere manifestazioni di Dio, segno del suo amore per l’uomo, amore poco spesso ricambiato. Questa è la mia personale visione. Ciò che distingue il cristiano è, semplicemente, il fatto di riconoscere questa natura deantropica dell’uomo e Trinitaria di Dio, con tutto ciò che ne consegue.

Però è anche vero che noi occidentali, affogati nel nichilismo che ci attanaglia, troppo spesso e specialmente di recente, andiamo a cercare eventi soprannaturali in luoghi lontani, e non vogliamo invece vedere o riflettere su quelli che abbiamo sotto gli occhi. Questo è irrazionale e irragionevole.

Personalmente sono molto scettico sui miracoli. Non mi convincono la maggior parte degli eventi cui viene comunemente attribuita natura soprannaturale, come la statuetta di una Madonna lacrimante di Civitavecchia oppure alle apparizioni di Medjugorje, già meta di migliaia di pellegrini.

Ma altri, francamente e razionalmente approfondendo, lasciano pochi dubbi; bastano secondo me due casi:

  1. la Madonna di Fatima e in particolare i fatti del 13 ottobre 1917 cui furono testimoni migliaia di persone (possibile che hanno avuti tutti la stessa visione?). Centinaia di scettici e atei recatisi là quel giorno, convinti di poter poi deridere tutti, si convertirono; chi non era battezzato, chiese questo sacramento. Si tratta di fatti ben documentati in giornali e cronache dell’epoca, assolutamente inconfutabili.
  2. le stimmate (e la vicenda umana) di Padre Pio da Pietralcina.

e questo tanto per citare eventi recenti nella storia.

Se mettiamo l’uomo dietro Dio, non potremo mai credere ne a Fatima, ne a Padre Pio ne, eventualmente, al piccolo Buddha. Solo se mettiamo Dio dietro l’uomo, possiamo farlo. Naturalmente un sano scetticismo non è da escludersi, perchè bisogna sempre anteporre la ragione, per poter discernere. Questo spiega anche perchè la Chiesa, molto spesso contrasta certe manifestazioni filo-miracolose, anche se poi vengono confermate; per questo si attira le critiche (ingiuste) di molti, quando invece, quello è esattamente il suo dovere.

Ma non dimentichiamo che l’aspetto soprannaturale, per quanto poderoso, non deve essere fine a se stesso e unica fonte di fede:

Il vero credente, non vede per credere, ma crede per vedere.

[1] I prodigi del Budda ragazzo… da Repubblica.it (20/02/2006)

[2] Ritrovato il piccolo Buddha… da Corriere.it (27/12/2006)

Welby ci chiede umiltà

Il caso welby si è chiuso. Tragicamente, come i Radical-Strumentalizzatori avevano previsto (o sperato). La discussione, da ambo le parti, ha assunto, in perfetto stile italiota (eufemismo, da italico e idiota) alti livelli di intransigenza e pregnanza ideologica.

Nessuno si è comportato bene, forse neanche il povero Welby. Ma lui, ormai è fuori dalla scena. Nell’altro mondo. Rimaniamo noi.

I Radicali hanno vergognosamente, indignitosamente, pornograficamente strumentalizzato la morte in modo irrispettoso e indicibile. Ma almeno hanno messo in luce una contraddizione, un “buco” nella nostra legislazione che deve in qualche modo essere colmato.

I politici strombazzano a destra e a sinistra (e al centro!) le solite ideologie in nome del “difesa della vita”, “libertà di scelta”, tutte cose che, approfondendo, perdono la loro superficiale retorica e lasciano solo confusione in mente.

La Chiesa non ha fatto altro che ribadire la sua posizione di sempre, e non si è risparmiata una ignobile e burocratica sentenza di negare i funerali religiosi [1], in nome dei freddi articoli del diritto canonico; poteva almeno fare un gesto di clemenza, non solo per pietà, ma anche per opportunità visto che la richiesta di funerale religioso, a mio avviso, è stata una pura provocazione, nella quale dunque la Chiesa sarebbe caduta con tutti i piedi, viste poi le perplessità che la decisione del rifiuto ha generato negli stessi fedeli.

Io, invece, su questa storia non ci ho capito un gran chè. E mi sento meno sicuro di due mesi fa. Ho già espresso il mio favore verso l’eutanasia passiva in precedente post, ma in verità non sono così sicuro di quello che ho scritto.

Invece qui tutti parlano e sono sicuri di quello che dicono: tutti fanno a gara su chi mostra più sicurezza. Ho visto solo tanta ideologia scontrarsi, poca ragione e poca carità cristiana laddove avrebbe dovuto esserci e tanta voglia di attaccare la controparte piuttosto che portare avanti un pensiero nuovo, oppure, più semplicemente, fare un atto di umiltà.

Un atto di umiltà che ammettesse di essere confusi, di essere senza una certezza; nessuno ha detto di voler capire meglio, di voler studiare di più, prima di pronuncarsi. Nessuno ha detto di sentirsi debole nel pensiero e nelle certezze. Tutti superuomini, sul caso Welby. Tutti pronti a dire “si” , “no”.

Il caso Welby, essendo un caso limite, un caso di frontiera, forse, ci insegna che dovremmo abbandonare alcune nostre certezze. Avere umiltà. Umiltà verso noi stessi e le nostre certezze. A non vergognarsi, quando necessario, a dire che ci sentiamo impotenti e spossati.


[1]
si veda il comunicato del Vicariato in questo articolo

ICHTUS Sociologico

Non amo portare addosso simboli religiosi. E neanche esporli nell’abbigliamento, in camera, in auto, in casa o in altri luoghi: è una mia scelta personale. Non biasimo, tuttavia, chi lo fa.

Noto con un certo stupore che, nonostante la forte secolarizzazione della società, c’è una stupefacente riscoperta di questi simboli. Andate in una qualunque gioielleria, osservate le donne in strada o sugli autobus e scoprirete quanto vanno di moda i crocefissi. Non ho mai visto tanti crocefissi come negli ultimi tempi: grandi, piccoli, catenite, orecchini, argento, cristiallo, oro.

Qualche settimana fa avevo osservato un’ automobile in mezzo al traffico che aveva sul cofano un pesce stilizzato (come nell’immagine sopra) attaccato come adesivo. Sapendo il significato di questo simbolo, la cosa mi ha colpito: “toh!! anche il pesce come adesivo nelle auto adesso!”. Pensavo fosse un caso. E invece fra ieri e oggi vedo altre due auto con adesivi del tutto simili, ma non identici, sempre sul cofano posteriore dell’auto.

Questo è un fatto nuovo, perchè mentre il crocefisso è di immediato ed evidente significato, quello del pesce lo è meno e indica quindi un coinvolgimento cosciente (e di conoscienza) da parte di chi lo espone ben maggiore del crocefisso. E’ come se, chi lo esponesse, volesse lanciare un messaggio solo a chi conosce quel simbolo, oppure incuriosire chi non lo conosce. C’è qualcosa di mentalmente più sofisticato, che esporre uno scontato crocefisso.

E’ difficile dire quanto questi fenomeni siano legati a una effettiva scoperta della fede da parte della gente, o semplicemente una moda; tuttavia presentano una certo interesse: forse i sociologi dovrebbero studiarli seriamente.



P.S. Il simbolo si trova anche in molte catacombe. E’ un acrostico cristologico ιχθύς, (Ichtus – pesce), costituito dalle iniziali della formula Iησοὺς Χριστὸς Θεοῦ Υιὸς Σωτήρ, Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore. I primi critiani usavano quindi un pesce stilizzato come simbolo religioso e di appartenenza. Il crocefisso, troppo esplicito e appariescente in epoche di persecuzione, divenne in uso come simbolo cristiano solo quando nel VI secolo il cristianesimo si afferò come religione ufficiale dell’Impero Romano.

Amicizia azzarda

Sebben ratio consulta
Che prudenza propone
Ma se chiaro risulta
Che coscienza dispone

Che il dado sia tratto!
Poi cuor pur si duole
Se avviene il disfatto
Essa certo sì vuole

All’offeso ben si mostrerà
In qual sede Ella ha scelto supplizio
Che insieme all’amica Verità
Mai teme giudizio

dedico questa poesia a una mia amica alla quale tempo addietro avevo promesso una poesia sull’amicizia. Non è facile che accada il momento dell’ispirazione…perchè solo alcuni fatti della vita la portano con se.

Neuroni cercasi per la Materna «Casa del bosco»

neuroni
Varie notizie di stampa [1] [2] [3] danno la notiza che la Scuola Materna «Casa del bosco» di Bolzano avrebbe deciso di non far più recitare “Tu scendi dalle stelle” fra i canti natalizi di fine anno fatti dai bambini “per non urtare la sensibilità dei numerosi bambini non cristiani, in particolare mussulmani”.

Come al solito siamo al delirio. Pur di essere maniacalmente “politically correct”, rinunciamo a noi stessi, alle nostre tradizioni. Ma quello che è ancora più grave è che con queste scelte, diseduchiamo non solo i nostri figli italiani, ma anche quelli degli immigrati.

La bizzaria è che un imam di Bolzano ha pubblicamente condannato questa scelta, perchè, dice, che Gesù è una figura importante anche i mussulmani; ma la cosa secondo me davvero perversa è il concetto che, pur non di “offendere” dovremmo rinunziare alle nostre tradizioni, cioè autocastrarci nel nome di una ideologia esistente che appiattisce e vuole negare le diversità. Ma siamo proprio sicuri questa sia una “offesa”? Io ho alcuni amici mussulmani che non sarebbero daccordo con questa visione; questa patologia della paura di offendere è più una nostra paranoia che non un problema reale. Se qualcuno, poi, rimane offeso dobbiamo fargli capire che la cosa ci dispiace molto, ma è un suo problema.

Sarebbe, invece, secondo me molto più educativo per tutti i bambini che fosse fatta una scelta di questo tipo:

  1. il canto fa parte della nostra tradizione, quindi si fa.
  2. i bambini non cristiani che vogliono (ovviamente supervisionati dai genitori) prendere parte alla recitazione possono farlo; si fa capire loro che c’è differenza fra il recitare qualcosa e il prendere parte attiva in una canzone o preghiera. Questo può aiutare a comprendere le diversità fra le culture e aumentare la coscienza di tutti, nel rispetto reciproco. Io stesso non avrei problemi a “recitare” una preghiera mussulmana o di qualcunque altro credo, se questa è per me solo una recitazione e non una professione di fede.
  3. ai bambini non cristiani deve essere garantito il sacrosanto diritto di non partecipare a questa recitazione, perchè essa deve essere libera e non deve creare problemi di coscienza personale
  4. deve essere in ogni caso chiaro che pretendere di non farla è una negazione dei diritti degli altri ed è semplicemente assurda e diseducativa per tutti i bambini, perchè nega che debbano esistere diversità, nega la verità. E’ invece con la conoscienza dell’Altro e della diversità, che può esserci vero rispetto.

In questo modo a tutti i bambini viene garantito il rispetto dei propri valori, viene insegnato che la diversità esiste, è importate e va valorizzata.
Invece di cancellare “tu scendi dalle stelle”, (davvero un pessimo esempio!) perchè non aggiungere invece qualche altra canzone/recitazione che viene da quei paesi, fatta dai bambini di altre religioni/culture? Questo sarebbe stato un vero progetto educativo, che avrebbe davvero dato senso profondo anche al Santo Natale. Oppure ci siamo dimenticati il vero senso di questa festa?

Dove è finito il ruolo educatore della scuola? Gli insegnati pensano davvero di educare i bambini in questo modo? Questi fatti non sono di scarsa importanza: sono lo specchio del nostro modo di pensare, agire, vedere le cose. I bambini sono il nostro futuro, sono importanti. Educhiamoli alla diversità, non neghiamogliela. Facciamo loro scoprie quanto è bella e quanto è bello conoscere e rispettare la diversità degli altri.

Questi insegnanti (o forse questa società?!) hanno perduto la ragione. Hanno un disperato bisogno di neuroni. Possibilmente ben connessi.


[1]
Espresso

[2] Quoditiano.net

[3] Corriere.it

Tanti «noi» in noi


A una mia lettrice e conoscente non è piaciuto l’uso dell’espressione di dire “noi europei….” che ho utilizzato nel precedente post «Turchia in Europa?». Non so se perchè considerato “non politically correct” oppure se contestasse una qualsiasi identità europea…. comunque è arrivata a portarmi come esempio il fatto che Est ed Ovest europei sono troppo diversi in quanto nell’Est (ma non è questo un “Loro”?!!) non hanno fatto il ’68. Bah….

Comunque, a parte tale critica, questa osservazione mi ha indotto a pensare che in ognuno di noi, esistino tanti Noi (lo scrivo con la lettera maiuscola per distinguere).

Innanzittuto c’è un io. Ciò che divide il se, dagli altri.

Poi c’è un Noi familiare, o se si preferisce, delle persone più care che possono includere anche amici.

C’è un Noi della propria città: chi non si sente appartenente alla propria città? Io sono nato a Roma e trovo bello sentirmi romano.

C’è un Noi della propria Regione (in Italia mi viene da pensare ai tanti piatti tipici, ai dialetti….)

C’è un Noi della propria Nazione, perchè non dovrei sentirmi Italiano? Solo ai mondiali di calcio? No, non solo. Certo l’Italia è un nazione giovane con una debole identità e tante diversità. Ma se incontro un Valdostano o un Sardo mentre sono in gita alle Hawai, non dovrei sentirlo come “vicino” a me, più degli altri?

E c’è anche un Noi per una realtà sovranazionale, come nel mio caso l’Europa, certo, perchè no? Perchè non dovrebbe essere così? E’ vero che l’Europa è ancora poco definita e che non tutti si sentono europei allo stesso modo. Ma se mi trovo nella Terra del Fuoco e incontro un Cinese e un Francese, con chi mi sentirei “naturalmente” più affine? Penso che la risposta è fin troppo evidente. Un brasiliano non può sentirsi sudamericano ? un canadese non può sentirsi nordamericano e chiamare “Loro” gli europei, quando parla per esempio con uno statunitense?

Quella mia amica mi ha fatto notare che un siculo ha molte più cose in comune con un tunisino (stili di vita, anche modi di pensare) che non con uno svedese. In questo ha ragione. Ma cosa vuol dire?

Infatti quello che mia mia amica non ha capito (o io non mi sono spiegato?) è che i Noi non sono soltanto “gerarchici”, cioè categorie messe una dentro all’altra, come scatole cinesi. Possono esserci Noi multipli, integrati.

Ad esempio io potrei dire “Noi gente mediterranea…”, poichè mi sento appartenente alla cultura del bacino del mediterraneo, e non ci sarebbe nulla di strano che questo Noi si sovrapponga ad altri Noi e Loro, coesistendo; ho un’altra amica che è di Marsiglia, vive in Italia, ma ha origini Algerine, e usa di buon grando questa espressione “filo-mediterranea“, etichettando i parigini (suoi connazionali!) come “Loro”.

Ci sono altre identità trasverzali: convizioni politiche, religiose, etc…

Un’ultima osservazione è che queste identità multiple che ci portiamo dietro non vanno negate, annullate o criticate, ma sono la precondizione essenziale per meglio scroprire, apprezzare e rispettare l’ Altro.

Alcune tendenze ideologiche tendono ad annullare le differenze perchè pensano che la concordia, il rispetto, la pace, la fratellanza possa esserci solo annullando (o negando) le differenze.
Negano l’esistenza di un Noi e di un Loro, e lo considerano tradizionalista, o politicamente scorretto. Niente di più errato e ingiusto.

La scoperta dell’Altro, che avviene solo con la giusta conoscenza dell’Altro, presuppone una diffenenza fra me e l’Altro. La conoscenza è la precondizione dell’amicizia e altre virtù, che preludono alle altre qualità di cui sopra. Non è necessario annichilire la proria, o meglio sarebbe dire le proprie, identità. Non bisogna avere paura di affermarle con convinzione, e senza ipocrisia.

P.S. i lettori del mio blog sàppiano comunque che essere politically correct è l’ultimo degli obiettivi di questo blog: non per irriverenza, ma un blog, penso, deve essere anche un po’ provocatorio…