Una maglia rossa per la Birmania


Oggi ho indossato anche io una maglia rossa.

un SMS partito da anonimi in Birmania ha fatto il giro del mondo, anche grazie a internet [*]: chiedeva di indossare oggi in tutto il mondo una maglia rossa in segno di solidarietà con i monaci e il popolo birmano.

Qualcuno dice che non serve a nulla.

A me invece serve per sentirmi vicino a chi soffre e chiede giustizia in modo pacifico e indifeso: crea un legame ideale, una amiciza, un sentimento.

Per me che sono cristiano, non posso non vedere nel volto di questi monaci e cittadini sofferenti e coraggiosi lo stesso volto di Cristo sofferente e coraggioso sulla croce: che lo Spirito Santo continui a sostenerli, come ha fatto finora.

[*] come da varie notizie di stampa di ieri; ad esempio: [1] [2] [3]

8 settembre tutti al V-DAY !


L’8 settembre parteciperò anche io a V-DAY promosso da Beppe Grillo, ossia il “Vaffanculo-Day”. Il nome è provocatorio, ma l’iniziativa, secondo me, seria.

L’obiettivo è raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare per:

  • dire NO AI PARLAMENTARI CONDANNATI
  • LIMITARE A DUE il numero di legislature per parlamentare
  • ELEZIONE DIRETTA dei candidati (vogliamo scrivere il nome sulla scheda elettorale – che non siano i partiti a farlo)

E’ importante, in questo momento di rilassamento generale del paese, in cui la politica è sempre piu una casta, esercitare il diritto democratico e far sentire ai politici “il fiato sul collo“; queste democrazie non saranno perfette, ma sono il sistema migliore che abbiamo trovato finora per governare; le democrazie possono si sbagliare, ma almeno possono correggersi: esercitiamo i nostri diritti di cittadini.

Ho anche dato un piccolo contributo economico (cliccare qui) e mi sono isctritto alla “marcia virtuale” (clicca qui). Vi invito tutti a fare altrettanto e soprattutto è importante:

PARTECIPARE l’ 8 SETTEMBRE nelle piazze della vostra città! (mappa qui)


http://www.beppegrillo.it/vaffanculoday/

Il Che e i Pacifisti moderni

AMO L’ODIO, BISOGNA CREARE L’ODIO E L’INTOLLERANZA TRA GLI UOMINI, PERCHE’ QUESTO RENDE GLI UOMINI FREDDI, SELETTIVI E LI TRASFORMA IN UNA PERFETTA MACCHINA PER UCCIDERE

Sembra proprio che questa citazione sia attribuita a Ernesto “Che” Guevara. Non ho trovato smentite in rete. Una citazione simile è su wikiquote:

L’odio come fattore di lotta, l’odio intransigente per il nemico, che spinge l’essere umano oltre i limiti naturali e lo trasforma in un’efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere. I nostri soldati devono essere così; un popolo senza odio non può trionfare su un nemico brutale.

C’è da chiedersi perchè un tale personaggio sia tanto osannato ed elevato a ideale di libertà e giustizia; La sua immagine è una delle piu riprodotte e iconizzate fra molti giovani. Certamente egli agiva con totale disinteresse personale, non curante di se stesso; lottava per il proprio ideale ed è morto per “la causa”, e sembra che questo da solo basti a rendelo un esempio e ideale di giustizia e libertà.

La domanda che mi pongo è: chi indossa la sua maglietta, condivide integralmente questa visione di odio profondo, oppure è semplicemente ignorante? Oppoure tutte e due le cose? Queste persone avrebbero il coraggio di fare ad un gatto o ad un pollo, ciò che il loro paladino faceva agli uomini?

L’incontenibile ricetta buona

Quante volte ci è capitato di dire ad un amico o amica la ricetta di qualche cosa di buono?

O, piu in generale, quante volte abbiamo condiviso un segreto, una tecnica, una conoscenza, che in base alla nostra esperienza era positiva e che, alla prima occasione non abbiamo “visto l’ora” di condividerla con qualcuno?

A volte, sono gli altri a chiedercelo: “Mi dici la ricetta di questa torta?”. E noi, tutti contenti e soddisfatti, sembra che non aspettiamo altro che ce lo chiedano. E giù, via… a spiegare felici nei piu minimi dettagli, anche quelli non richiesti.

Sembra una cosa normale; certo lo è. Ma perchè?

Più profondamente, cosa ci spinge a condividere con gli altri queste esperienze positive? Dire che lo facciamo perchè ci piace è come dire che un sasso cade perchè tente ad andare verso il basso: non spiega nulla.

Cosa c’è di profondo in noi, che ci fa essere smaniosi di condivisione delle idee agli altri? Tendiamo a condividere queste cose più di quanto non lo facciamo con i beni materiali. Il motivo di questo è semplice: il bene materiale ha una disponibilità limitata: non possiamo condividere indefinitivamente un qualcosa con altri senza rinunziare a un frazione di quel qualcosa. Per i beni immateriali invece (idee, esperienze, know-how, filosofie, financo ricette di cucina!) sono duplicabili all’infinito; a costo zero.

Un esempio ricorrente è: “Se ti dono una mela, in totale abbiamo sempre una mela. Se ti dico una idea, in totale abbiamo due idee“.

Le idee, le esperienze, le filosofie, non sono beni materiali, ma immateriali. Non solo non si consumano, ma si duplicano a costo zero. Il loro successo sta proprio nel duplicarsi il più possibile.

Anche se è vero che privarci di un bene materiale è certo piu impegnativo e più altruista che donarne uno immateriale, rimane comunque la domanda: perchè siamo irrefrenabilmente portati a condividerlo? E’ perchè lo facciamo con tanta maggiore gioia quanto piu lo facciamo in modo disinteressato e gratuito?

Si potrebbero trovare molte risposte: sociologicamente si tende a condividere queste cose perchè è più efficiente, quindi il gruppo sociale evolve, progredisce e acquista complessivamente un know how che viene sembre da un singolo; anche da un punto di vista puramente economico si possono trovare molteplici risposte simili.

Meno evidente è invece è perchè siamo portati a fare questo con soddisfazione e godimento? Perchè siamo felici di farlo?

Da dove viene quella contentezza e soddisfazione profonda nel raccontare ad altri queste esperienze, idee, o conoscienze?

Lasciate pure qui i vostri commenti…

L’essenziale è invisibile agli occhi


In quel momento apparve la volpe.
“Buon giorno”, disse la volpe.
“Buon giorno”, rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
“Sono qui”, disse la voce, “sotto al melo….”
“Chi sei?” domandò il piccolo principe, ” sei molto carino…”
“Sono la volpe”, disse la volpe.
” Vieni a giocare con me”, disse la volpe, “non sono addomesticata”.
“Ah! scusa “, fece il piccolo principe.

Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
” Che cosa vuol dire addomesticare?”
” Non sei di queste parti, tu”, disse la volpe” che cosa cerchi?”
” Cerco gli uomini”, disse il piccolo principe.
” Che cosa vuol dire addomesticare?”
” Gli uomini” disse la volpe” hanno dei fucili e cacciano. E’ molto noioso!
Allevano anche delle galline. E’ il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?”
“No”, disse il piccolo principe. ” Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?”
” E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…”
” Creare dei legami?”
” Certo”, disse la volpe. ” Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.”
” Comincio a capire”, disse il piccolo principe. ” C’è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…”
“E’ possibile”, disse la volpe “capita di tutto sulla terra…”
“Oh! Non è sulla terra”, disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
” Su un altro pianeta?”
” Sì”
” Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?”
” No”
” Questo mi interessa! E delle galline?”
” No”
” Non c’è niente di perfetto”, sospirò la volpe.

Ma la volpe ritornò alla sua idea:
” La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me .Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita, sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”

La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:


” Per favore …..addomesticami”, disse.
” Volentieri”, rispose il piccolo principe, ” ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose”.
” Non si conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe.” gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!”
” Che bisogna fare?” domandò il piccolo principe.
” Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe.
” In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino….”

Il piccolo principe ritornò l’indomani.
” Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe.
” Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti”.
” Che cos’è un rito?” disse il piccolo principe.
” Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe.
” E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza”.
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.

E quando l’ora della partenza fu vicina:

“Ah!” disse la volpe, “…Piangerò”.

” La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”
” E’ vero”, disse la volpe.
” Ma piangerai!” disse il piccolo principe.
” E’ certo”, disse la volpe.
” Ma allora che ci guadagni?”
” Ci guadagno”, disse la volpe, ” il colore del grano”.
soggiunse:
” Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo”.
“Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto”.

Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
“Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente” , disse.
” Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo”.

E le rose erano a disagio. ” Voi siete belle, ma siete vuote”, disse ancora. ” Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa”

E ritornò dalla volpe.

” Addio”, disse. “Addio”, disse la volpe.

“Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.

” L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.

” E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
“E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa…” sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.

” Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…” ” Io sono responsabile della mia rosa….” Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.


“Ecco il mio segreto. E’ molto semplice:
non si vede bene che col cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi”


da: “Il Piccolo Principe”

Critica a una bella omelia

Domenica scorsa 20 maggio ho assistito alla bellissima cerimonia per le Comunioni [1] di mio nipote, presso la parrocchia Santa Maria Madre del Redentore presso Torre Angela, Roma. Mi ha colpito l’omelia del sacerdote (non so chi fosse) che è stata davvero magistrale, resa ancora piu colorita dalla coscienza di trovarsi di fronte a un pubblico in gran parte presente solo per assistere noiosamente a quella “liturgia laica” di cui tante cerimonie sono zeppe fino al midollo. Bello il collegamento terra-cielo sul quale ha insistito piu volte. Bella anche la chiarezza e semplicità del contenuti.

Mi sovvengono, tuttavia un paio di critiche:

1 – Essere nel mondo, senza essere del mondo.

Un riferimento, affatto implicito, che il sacerdote ha fatto agli ormai famosi DICO, riaffermando la “naturalezza” della famiglia uomo+donna+bambini etc… probabilemnte il tema non ci entrava molto con tutto il contesto: una frase però mi ha colpito, che secondo me va approfondita: a un certo punto ha affermato qualcosa del tipo “la famiglia naturale è tale perchè è voluta così da Dio”; Da credente, non sono distante da questa sintesi. Se però il volere di Dio deve anche diventare in quanto tale anche legge dello Stato, allora questo mi preoccupa alquanto perchè ci riportebbe indietro di molto…. il senso del suo discorso sembrava questo: da un messaggio sbagliato, peraltro non in linea con lo spirito del Concilio Vaticano II. Noi cristiani non dobbiamo opporci ai così detti processi secolari secondo questa logica: continuando ostinatamente a criticare, recriminare, etc… Gesù stesso ci dice “non opponeveti al maligno”. Lui stesso, tentato dal diavolo, non risponde alle sue provocazioni abbassandosi alla sua logica, ma oppone una logica completamente diversa. Altrimenti cosa ci distingue da un partito politico? non dobbiamo essere nel mondo, ma senza essere del mondo? Questo dobbiamo fare anche noi: testimoniare, testimoniare, testimoniare. E non criticare, criticare, criticare: una buona testimonianza vale piu di 1000 critiche. Basta opporci attivamente, come si farebbe in una qualunque logica “terrena”: non è forse questa logica “terrena” che imprigiona? che allontana la gente dalla Chiesa? Non è forse proprio questo che diminuisce quel fascino mistico, che è implicito nell’uomo fin dalla Creazione? Invece di opporci ai DICO dovremmo cominciare a riflettere su quale testimonianza dare in concreto, che alternativa proporre in questa società sempre piu disgregata, e affamata dell’amore di Dio.

Bisogna davvero ricominciare da zero: come se il cristianesimo fosse oggi una cosa nuova da proporre alla società, e non un “qualcosa da difendere dagli attacchi esterni” perchè questi attacchi ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Questo è il cristinesimo: una cosa sempre nuova! un messaggio sempre dolce, sempre all’avanguardia. Ma se noi testimoniamo il contrario, allora tutti penseranno il contrario: che cioè siamo antistorici, conservatori, obsoleti, superati, morti!

E invece dobbiamo testimoniare che il messaggio di Gesù è il piu rivoluzionario, il piu bello, il piu sublime che c’è: semplicemente perchè non viene dall’uomo, ma viene da Dio. Poco importa quali sono le “leggi” terrene; DICO o non DICO: possiamo al massimo dire che sono sbagliate, ma non serve opporvisi come si farebbe in una qualunque associazione politica, non serve dare la sgradevole sensazione di trasformare un pulpito in un comizio. Serve la testimonianza positiva, come fece Gesù, non quella negativa, di critica e opposizione “terrena”: una opposizione “passiva” e una “testimonianza attiva” vale molto di più!

Ho partecipato al “Family Day” lo scorso sabato: era una cosa che ho sentito di fare e l’ho fatta; ma i toni e le impostazioni erano completamente sbagliate: e ho riflettutto. Ho visto tanta gente sbandierare il proprio gruppo: tante associazoini, colori diversi, sembrava che ognuno fosse venuto per far valere il proprio gruppo, come in una gara in cui “ci si conta” e si vede chi “pesa di piu” nei vari “equilibri” politici. Patetici gli interventi e la strumentalizzazione politica. Il giorno dopo Il capo dei neocatecumenali Kiko Arguello si è vantato di aver portato in piazza 200.000 persone “dei suoi” [2]. E’ questo che testimoniamo come cristiani? Dobbiamo seriamente riflettere! Ricominciare da zero: reset!

2 – Fede contro Ragione?

Un’altra osservazione riguarda una battuta detta quasi a fine omelia che contrapponeva in modo netto ragione e fede: una trappola sempre ricorrente. Il sacerdote mi pare abbia detto qualcosa del tipo “…non bisogna usare la ragione ma la fede“. E’ sbagliato contrapporre le due cose: Benedetto XVI sta faticosamente insistendo su questo punto; ma non è, haimè, molto ascoltato. Dobbiamo cominciare a ragionare con una testa sola. Non quella della fede “o” della ragione ma con quella della fede “e” della ragione: insieme! Come questo Papa fatica a ricordarci, esse sono la stessa cosa, e non due cose contrapposte.

Si commette un grave errore contro la fede quando la si contrappone alla ragione, bisogna invece spendere energie a far capire alla gente che questa contrapposizione è errata, dannosa, falsa, frutto di una visione vecchia di strascico post-illuminista e post-controriformista e bisognerebbe anche riconoscere gli errori della Chiesa in passato in tal senso: l’autocritica è la maggior virtù! Non voglio aggiungere altro perchè penso che il “Discorso di Radisbona” [3] di Benedetto XVI e l’enciclica “Fides et Ratio” [4] di Giovanni Paolo II dicono molto di piu di quanto possa dire io qui…. questi magistrali documenti non dovrebbero rimanere chiusi nei cassetti, ma i sacerdoti dovrebbero farsi interpreti di questi temi e spiegarli ai fedeli in modo piu semplice, altrimenti rimangono lettera morta.

[1] secondo turno, ore 11:30

[2] come riportato da: Zenit.org, notizia 11654

[3] “Discorso di Regensburg”, 12 settembre 2006

[4] LETTERA ENCICLICA FIDES ET RATIO

Dico CEI, dico crociata


La polemica sui DICO ha raggiunto livelli grotteschi: La CEI rilascia una nota sui DICO. Ovviamente di condanna.

La Chiesa, dal suo punto di vista, ha certamente serie e motivate ragioni per intervenire in questo senso e chi delegittima questo diritto, ha certamente un pregiudizio antireligioso e non ha molto rispetto per le idee diverse, anche se poi si fa chiamare liberale: ma liberale di che cosa? Essi, invece di discutere nel merito la questione, deleggittimano la controparte: atteggiamento tipico di chi sa di essere in una posizione debole e infondo poco convincente.

Ma la CEI, presupponente nella propria verità, proprio non resiste ad abbassarsi alle perverse logiche “terrene”: ed eccola affogare in polemiche, commenti sui giornali, attacchi e contrattacchi. In questo modo rischia di somigliare troppo a un partito politico: ciò allontana le persone, perchè è evidentemente distante dalle cose di fede.

La nota della CEI, infondo, ha dei toni abbastanza equilibrati e non fa che ripetere quello che si è sempre detto: davvero niente di nuovo! Ma quanti l’hanno veramente letta? Tutti invece avranno seguito la triste querelle mediatica di questi giorni.

Nell’era dell’informazione, chi veramente trionfa è la disinformazione; pochi infatti vanno a leggersi le fonti primarie, lasciandosi prendere da quella filtrata e di parte, spesso esaperata nei toni, urlata nella forma, distante dalla verità.

Mi chiedo dove sarebbe questa “ingerenza della Chiesa”… da quando in qua dire quello che si pensa vuol dire ingerire illegittimanete? Non è la libera espressione di tutti uno dei cardini del pensiero liberale? O non è forse la politica oggi a essere miseramente debole? Non c’è piu un De Gaspari che sa opporre la propria coscienza direttamente al Papa [1]. Certo… in tempi in cui i politici non sanno piu cosa dire, è molto facile sbandierare certe ideologiche posizioni per trovare consensi.

La CEI avrà anche ragione, ma sbaglia tutto in forma, opportunità e buon senso e sembra dimenticare la sua vera grande risorsa (che nessuna politica potrà avere [2]): il Vangelo.

DICO o non DICO, in questa storia davvero ne escono sconfitti tutti: le famiglie, gli omosessuali, i politici: sia quelli laici, deboli nel pensiero, sia i presunti cristiani, divisi fra l’ipocrisia e l’asservimento bigotto. La stessa Chiesa, poi, accettando di partecipare a queste logiche, è anch’essa perdente: continua a predicare ciò che è giusto o sbagliato, senza invece insistere sulla testimonianza di quei valori di verità e sulla fede.

Monsignor Bagnasco, cosa ne dice di mettere un’attimo da parte il Catechismo (che non ha molto fascino) e parlare un po’ piu di Vangelo, di preghiera, di testimonianza? Chi mai criticherà una tale linea? Non sarà essa piu ispiratrice di mille anatemi da crociata ?

[1] sullo storico contrasto fra De Gasperi e Santa Sede si veda: De Gasperi e il Vaticano di Pio XII
[2] «Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio»
(Mc 12,17) è la vera rivelazione di Gesu sull’incompatibilità della politica con la fede: i Vescovi non sono forse i successori degli apostoli? E ancora: “Siate nel mondo senza essere del mondo” (Gv 17,11;17,14;17,16)

Il Signore degli Anelli

Mentre scrivo, su Italia 1, stanno dando il Il Signore degli Anelli: Il ritorno del Re (terza parte). Non mi piace il genere fantasy: mi annoia. Questa è la ragione per cui non ho visto nessuno dei tre film della serie. Ma per quei pochi fotogrammi che ho visto, per quello che mi hanno raccontanto in molti, per quello che mi han detto i miei fratelli (che avidamente stanno guardano il film e conoscono tutta la saga) ho subito intuito e compreso una certa impostazione e visione fortemente “cristiana” di questa opera.

Detto fatto: è bastata una ricerca su google e sono venute fuori cose interessanti: non sapevo, tra l’altro, che le prime pubblicazioni della serie dei romanzi risalgono agli anni ’50.

Ecco alcuni link interessanti al riguardo:

  1. www.cesnur.org: “Tolkien: ecco tutti i cristiani di Frodo” – “Biffi: quella saga di orchi è un’avventura dello spirito” – ” Credenti all’assalto della «Terra di mezzo» Libri e siti internet riscattano decenni di silenzio”
  2. Fedele al testo “Il Signore degli Anelli” al cinema
  3. J.R.R.Tolkien e Il signore degli anelli
  4. J.R.R.Tolkien ed il cattolicesimo, a partire dal suo epistolario. Il cristianesimo come chiave interpretativa de Il Signore degli Anelli di Andrea Lonardo
  5. Wikipedia: John Ronald Reuel Tolkien

8 marzo tempi moderni

Oggi è otto marzo. Festa della donna: nel 1908 morirono arse nel fuoco 129 operaie a New York, rinchiuse prigioniere in una fabbrica, ree soltanto di aver scioperato [1].
Oggi, nel 2007 l’ American Psychological Association, pubblica uno studio [2] che mette in guardia sulla eccessiva sessualizzazione della figura della donna nell’immaginario collettivo. “alla televisione, i giovani si confrontano con un mondo che è sproporzionatamente maschile, soprattutto nei programmi destinati a un pubblico giovane, e in cui i personaggi femminili spesso appaiono in modo molto più attraente rispetto ai maschi”. Molti video musicali hanno contenuti di immagini di natura sessuale in cui le donne si presentano in abbigliamento succinto e provocante: il modo in vengono presentati gli “artisti” di sesso femminile fa si che l’attenzione viene riposta non sul talento, sulla musica, ma piuttosto sul corpo e la sessualità. Il rapporto conclude che chi guarda quelle immagini riceve il messaggio che il successo appartiene a chi diventa un oggetto sessuale attraente.

Un’ampia quota dei video musicali contengono immagini di natura sessuale, in cui le donne si presentano spesso in abbigliamento provocante e succinto. Il rapporto osserva anche che il modo in cui appaiono gli artisti di sesso femminile è tale che l’attenzione principale è concentrata non sul loro talento o sulla musica, quanto piuttosto sul loro corpo e la loro sessualità. In questo senso, conclude il rapporto, chi guarda le immagini riceve il messaggio secondo cui il successo appartiene a chi diventa un oggetto sessuale attraente.

La presenza femminile nei film si è assottigliata: i film per la famiglia che hanno riscosso i maggiori incassi dal 1990 al 2004 riporta che il 75% dei personaggi erano maschi e, l’83% delle comparse nelle folle erano maschi, l’83% dei narratori erano maschi e che il 72% dei personaggi con un ruolo recitato erano maschi. Peggio, la restante quota attributa alle donne, comprendeva quasi sempre o spesso un ruolo sessualizzato, sexy etc…

Questo “appiattimento” fa si che “presentarsi in modo sessualmente attraente e ottenere quindi l’attenzione degli uomini è, e dovrebbe essere, l’obiettivo centrale delle donne”

Non solo: vengono denunciati la presenza sempre piu forte di giocattoli per bambine di 4-8 anni, in abbligliamento succinto, così come abbligliamento e trucchi sexy per adolescenti sempre piu giovani.

Tutti questi punti, conclude il rapporto, producono una serie di problemi molto comuni per le ragazze: disordine alimentare, bassa autostima e depressione.

Come mai, oggi, nessuno denuncia tutto questo? Dove è finito il “femminismo” che difende la dignità della donna? A cosa serve ricordare le battaglie “storiche”, tanto osannate degli scioperi di inizio secolo? A cosa serve parlare di quote rosa in parlamento, se poi di fatto la figura della donna, passa da uno stato mediocre ad un altro? Forse non viene fatto perchè un tale campagna sarebbe impopolare, visto che avrebbe una impronta troppo moralista. E già… stavolta però a lanciare l’allarme non è la solita sponda destra del Tevere [3] ma piuttosto un’autorevole associazione di…. autorevoli medici statunitensi (peccato per loro che la “sponda destra” va denunciando le stesse cose da un sacco di tempo).

Aiutare le donne, vuol dire aiutare la società tutta, non vuol dire solo riconoscere un diritto della persona. Dobbiamo recuperare un senso condiviso del bene comune, mettendo per un attimo da parte il “bene” o le “voglie” (spesso spacciate per “diritto”) dell’individuo.

Mettiamo da parte i pregiudizi moralisti e chiediamici: sono queste le donne che vogliamo? Meditate donne (e soprattutto uomini!)… meditate.

[1] Origini della Festa della Donna
[2] SEXUALIZATION OF GIRLS IS LINKED TO COMMON MENTAL HEALTH PROBLEMS IN GIRLS AND WOMEN—EATING DISORDERS, LOW SELF-ESTEEM, AND DEPRESSION; AN APA TASK FORCE REPORTS
[3] “la sponda destra del Tevere”