Il prossimo secondo il ministro Fontana

E così abbiamo ministri sedicenti cattolici che con arroganza e senza nessun pudore si fanno insegnanti di Catechismo e Vangelo pretendendo di insegnare chi è il “prossimo” secondo l’ortodossia: la loro, ovviamente.

Peccato che Catechismo e Vangelo insegnano diversamente: la parabola del buon samatitano identifica proprio il tipo di “prossimo” opposto alla logica egoica che inventa invece il ministro Fontana. E che il prossimo non è tanto l’altro in se, bensì io, cioè il cristiano, che è chiamato “farsi prossimo del prossimo”. Vergogna: questo è contro il secondo comandamento, chissà se Fontana ne ha mai sentito parlare.

Speravo che i Vescovi avessero un sussultuto di dignità, perchè qui è affar loro intervenire: Avvenire, il loro quotidiano, non poteva certo non prendere posizione, e infatti l’ha fatto ma con una lettera al direttore e una replica di questi. Mi sarei aspettato però un intervento diretto di qualche vescovo di caratura della Chiesa Italiana. Vescovi pavidi e falliti, senza coraggio, senza ossatura, senza virilità. Come è facile invece intervenire in modo diretto verso altre questioni….

Tutto il contrario di Gesù che invece da vero buon pastore non esitava, quando necessario, a urlare “razza di vipere” a chi di dovere o a rovesciare i banchi nel Tempio contro il potere arrogante e usurpatore.

Eh già… l’ira di Dio l’abbiamo dimenticata e messa in soffitta in nome di una falsa bontà, e allora pensiamo che anche noi non dovremmo mai adirarci…. ma anche questo non è l’insegnamento di Gesù. E anche l’ira di Dio può essere segno dell’amore, sia umano sia divino.

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    6 pensieri riguardo “Il prossimo secondo il ministro Fontana”

    1. Sebbene concordi con te sull’indegnità di questa persona, tecnicamente non ha tutti i torti: nell’Antico Testamento il “prossimo” sono gli altri Ebrei, e anche nel Nuovo, Gesù ha figli e figliastri (i «cagnolini» di Marco, 7:26-27, e in generale l’apparente preferenza per gli Ebrei come destinatari del messaggio evangelico, se vogliamo guardare i vangeli storicamente e non dal punto di vista della fede)

      1. Bentornato caro lettore!!

        Commetti vari errori.

        Il primo è metodologico: l’analisi storica che fai (comunque discutibile) serve a capire il passato, non a dare luce all’interpretazione sul presente. Non puoi sostenere in modo coerente che “tecnicamente non ha tutti i torti” e allo stesso tempo affermare di “guardare i vangeli storicamente e non dal punto di vista della fede” perchè nel passaggio che si fa per dare luce al presente si necessita per forza di una particolare interpretazione, che non è più di tipo storico su quel testo; l’interpretazione di cui parliamo è quella di fede perchè Fontana ha parlato di Catechismo quindi un riferimento preciso alla fede cattolica, che implica anche rifarsi alla Tradizione e al Magistero oltre che ai testi in se. utte queste cose insieme ne danno ben altra interpretazione.

        Secondo: il concetto di prossimo era dibattuto ai tempi di Gesù: non era chiaro dalle Scritture e l’esperienza imponeva di interrogarsi su questa questione ogni volta diversa;
        Gesù invita a porsi dal punto di vista della vittima, senza specificare se sia un ebreo o meno. Porsi dal punto di vista della vittima, oltre a essere calzante per la figura di Gesù che sarà proprio vittima eccelsa, non era estraneo al linguaggio ebraico di cui tutta la Scrittura è imbevuta. Gesù quindi sa di toccare corde non estranee al suo uditorio. E infatti il suo interlocutore risponde correttamente “«Chi ha avuto compassione di lui»” tanto da meritarsi l’assenso di Gesù: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso».

        Questa è la lettura di sempre della Chiesa su questa parabola. Fontana non può raccontare quello che gli pare. E’ anzi indubbio che si comporta come il Levita e il Sacerdote che cerca di dare un qualche criterio normativo: “prima gli italiani, poi…..” , non a porsi dal lato della vittima innocente

        La verità è che questi criteri finiscono sempre per essere egoici, rispondono alla situazione che più ci fa comodo in quel momento.

        Gesù smaschera questo tipo di ego di fondo, per chi sa ascoltare la sua Parola.

        Terzo: i cagnolini di Marco nell’episodio della emorroissa significano altro e hanno a che vedere con il “segreto messianico”, molto presente in Marco. Infatti il miracolo viene ad essa accordato, contrariamente a certi concetti di “prossimo”.

    2. «Commetti vari errori. Il primo è metodologico: l’analisi storica che fai (comunque discutibile) serve a capire il passato, non a dare luce all’interpretazione sul presente.»

      Interessante, perché per sostenere una cosa simile bisogna ammettere che il significato del messaggio cristiano delle origini sia differente da quello odierno. E, per inciso, il mio commento è storico, l’interpretazione contemporanea mi interessa poco o nulla, in questo caso particolare.

      «Non puoi sostenere in modo coerente che “tecnicamente non ha tutti i torti” e allo stesso tempo affermare di “guardare i vangeli storicamente e non dal punto di vista della fede” perchè nel passaggio che si fa per dare luce al presente si necessita per forza di una particolare interpretazione, che non è più di tipo storico su quel testo; l’interpretazione di cui parliamo è quella di fede perchè Fontana ha parlato di Catechismo quindi un riferimento preciso alla fede cattolica, che implica anche rifarsi alla Tradizione e al Magistero oltre che ai testi in se. utte queste cose insieme ne danno ben altra interpretazione.»

      Certo che lo posso sostenere, se quel “tecnicamente” sta a indicare “storicamente” e non “dottrinariamente”: si parla di interpretazione, ma l’interpretazione di cui si parla è quella originale, non quella cambiata nel corso dei secoli, e questo lo so bene perché il commento mio e verte su quella 😀 In base all’interpretazione storica Fontana ha ragione e tu hai torto. E se ritieni che la tua interpretazione sia quella della Chiesa attuale, allora la Chiesa attuale ha cambiato il messaggio contenuto nei documenti storici.

      È un errore notevole, tra l’altro, scindere il significato storico del messaggio gesuano da quello fideistico: il secondo non ha senso (per una religione come quella cristiana) se non corrisponde al primo, perché la Tradizione non ha il diritto di cambiare il senso delle parole. Ma non è questo l’argomento della discussione.

      «Secondo: il concetto di prossimo era dibattuto ai tempi di Gesù: non era chiaro dalle Scritture e l’esperienza imponeva di interrogarsi su questa questione ogni volta diversa;»

      Gesù era un ebreo. Se leggi i vangeli storicamente non puoi negare che sia venuto per gli ebrei e, solo in seconda battuta, per i gentili. La sua parola era dunque rivolta agli ebrei, i quali la interpretavano alla luce delle Scritture (l’Antico Testamento). Nelle Scritture il senso di “prossimo” non è affatto equivoco: sono gli Ebrei, non tutti gli esseri umani.

      Ancora una volta commetti un clamoroso errore: leggi un testo antico utilizzando i significati moderni.

      «Terzo: i cagnolini di Marco nell’episodio della emorroissa significano altro e hanno a che vedere con il “segreto messianico”, molto presente in Marco. Infatti il miracolo viene ad essa accordato, contrariamente a certi concetti di “prossimo”.»

      Che il riferimento sia al segreto messianico è un’interpretazione moderna, nata per rendere questo Gesù compatibile con l’immagine monoliticamente mansueta che la Chiesa gli ha cucito addosso: non è l’interpretazione dei lettori antichi (che non leggevano i vangeli in parallelo) né, verosimilmente, dell’anonimo autore.

      Quanto al miracolo, ti faccio notare che è accordato solo dopo che la donna si è umiliata, accettando di paragonare i propri figli a cagnolini rispetto agli ebrei; incidentalmente, il centurione romano non ha nessun bisogno di umiliarsi, per convincere Gesù a fare il miracolo, anzi, non deve neppure presentarsi di persona…

    3. E’ da tempo che non mi appassiono alle vicende di “questa chiesa” proprio perché, come il tempio ai tempi di Gesù, è più che altro un covo di vipere (basti pensare a come sono stati trattati in vita persone che ora sono state “santificate”, don Milani, Zeno Saltini, Padre Pio, Teilhard de Chardin). Se da una parte abbiamo persone mosse dallo Spirito che fa “nuove tutte le cose” dall’altra abbiamo tra i peggiori servi di questo mondo.
      Non voglio condannare né giudicare nessuno, non sarebbe cristiano, ma scrivendo questo penso anche e soprattutto a Vescovo di Verona, la città dove il Ministro Fontana si è formato “cristianamente” e che per coincidenza è anche la mia diocesi.
      Quello che vedo è che da una parte abbiamo le gerarchie ecclesiastiche mondane e pavide, come denuncia l’articolo, d’altra parte mi sembra che Papa Bergoglio stia prendendo posizione e spero che questo catalizzi le forze “buone” dentro e fuori la chiesa, verso una cristianità migliore, più matura e più cosciente dei veri principi cristiani (forse i vari drammi e scandali che minacciano la Chiesa vanno letti come stimoli al rinnovamento).
      Temo comunque che la struttura gerarchica esuli dall’insegnamento originale di Gesù, e questo implichi che col tempo, si dovrà abbandonare la gerarchia in nome di un’organizzazione più “ecclesiastica” (cioè orizzontale).

      1. Personalmente ho potuto trovare un rapporto sensato con Chiesa (qualunque questa parola voglia significare) solamente alla luce di un rapporto vivificante con la Parola di Dio che è poi la Persona del Figlio. Al di fuori di questo discorso l'”amore” per essa non è autentico, ne sensato. Anzi rischia di essere ideologico e financo pericoloso.

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