Il lato oscuro dei «poteri forti»

La Nuova Umanità non ha bisogno tanto di contestatori, ma di praticanti la giustizia. Se vi sono poi buoni contestatori, sappiano allora farlo in funzione di essa. La contestazione fine a se stessa, perfino se fondata da solide ragioni, è pura vanità dell’ego.

Colpa dei «poteri forti»! Quante volte lo abbiamo sentito come argomento in ogni sorta di contesto dei moderni contestatori? Fino a rendere l’espressione quasi una macchietta per prendere in giro contestatori della buon ora senza sostanza e senza veri contenuti.

Chiariamo una cosa una volta per tutte: i poteri forti sono sempre esistiti. Dall’antico Egitto con il Faraone, oppure con Serse, Ottaviano Augusto con la sua classe senatoriale corrotta e predatoria. La nobiltà laica e clericale in Europa parassita per secoli, la cui fine inizia con la violenza delle ghigliottine giacobine. L’unità d’Italia non è stata forse fatta anche per motivi finanziari, di debito, e con intrighi con i banchieri Rothschild? Durante la guerra fredda erano gli apparati ideologici di USA o l’URSS. Potrei continuare a lungo, ma ci siamo capiti.

In ogni tempo, in ogni epoca c’è sempre una qualche classe di persone la cui distanza socio-economica, la cui sconfinata distanza fra il potere che è a lui o a loro in mano e l’uomo della strada è considerato (almeno ai nostri occhi moderni) scandalosamente abissale e inaccettabilmente spropositato.

In tempi di globalizzazione i «poteri forti» sono identificati con i poteri bancari tecno-finanziari globali, multinazionali, case chimico-farmaceutiche, centri di potere spesso opachi, i pochi che detengono il vero potere di quasi tutte le aziende che contano nel mondo. A cui si aggiungono di recente le big del digitale, detentori nel nuovo oro nero: i dati; da Amazon, a Google, a Facebook.

Che la distribuzione di risorse sia scandalosamente asimmetrica è cosa nota; ma sembra che la classe media occidentale se ne sia accorta solo ora; prima i «poteri forti» non erano poi un grosso problema, perchè non de-localizzavano in Cina. Ora però che masse sempre più enormi di poveri estremi sono passati – proprio a causa della globalizzazione brutta e cattiva – dall’essere quantomeno non più poverissimi (miliardi di persone sono uscite dalla povertà estrema negli ultimi 40 anni come mai nessun programma FAO o dell’ONU abbia mai potuto ottenere) e ora che vediamo troppi pochi ricchi e sempre più ricchi grandemente ricchi, allora questi «poteri forti» sono diventati tutto a un tratto una specie di Satana. Ben venga, direi.

Il problema, come nel passato, è spesso la pagnotta: l’impossibilità di arrivare a fine mese, la precarietà della vita e la mancanza di speranza per il futuro; certo non è miseria estrema come un tempo, ma fatti i dovuti rapporti da un punto di vista relativo il problema c’è per strati di popolazione crescenti. Ma a differenza del passato non è solo di pagnotta che si parla, perchè oggi il pericolo addotto è anche e soprattutto di natura liberale, si dice. La dittatura globale, la orwelliana sorveglianza globale, la dittatura sanitaria etc….

Proprio perchè i «poteri forti» sono sempre esistiti è il segno che la lotta e la rivendicazione della giustizia non è mai finita, è un processo continuo; ce lo ricorda il nostro bellissimo testo costituzionale:

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 3, comma 2

Ma cosa c’è di vero e cosa no in questa narrazione dei «poteri forti» che inonda il web?

Di vero c’è tutto il disagio e le ingiustizie di cui sopra, che non meritano di essere argomentate per quanto sono evidenti.

E’ pur vero che oggi – proprio a causa di una dimensione globale e non più localizzata di questi fantomatici «poteri forti» – la situazione è a un livello senza precedenti nella storia umana.

Eppure ci sono aspetti che proprio non tornano in quelle narrazioni contestatrici. Se da un lato certe contestazioni non hanno ragione, hanno invece delle importanti ragioni che andrebbero ascoltate. Altre non hanno neanche certe ragioni, ma solo opportunità politiche e disagi da sfruttare.

Il vero rischio di certe narrazioni sui «poteri forti» che abbondano nel web costituisce proprio il limite strutturale di certe contestazioni.

Vediamo brevemente questi lati oscuri:

Il primo è il rischio dogmatismo: i «poteri forti» sono indefiniti, senza volto. Non avendo un volto, una connotazione precisa, possono essere utilizzati per ogni occasione, come il prezzemolo. Qualcosa non ci piace? Colpa dei «poteri forti». Appartiene al mio nemico? Colpa dei «poteri forti». E’ sospetta? Colpa dei «poteri forti»…

Diventa così un feticcio, un argomento per ogni questione; non può essere contestato o falsificato o argomentato, perchè l’attribuzione è data in forma apodittica, incontestabile; proprio perchè si fa riferimento a un concetto vago e senza volto, senza precise responsabilità, diventa buono per ogni stagione, per ogni argomento.

Un’altra narrazione tipica sui «poteri forti» è che vengono raccontati come fossero un monolite. Come se vi fosse una organizzazione coordinata almeno sul piano ideologico di grandi, grandissime dimensioni e quindi per definizione immensa. Un capro espiatorio perfetto che occulta – mimeticamente – la realtà, perchè un nemico dipinto in questo modo appare potentissimo e organizzatissimo, proprio come un monolite.

Questo punto è importante perchè mette in luce in grossa debolezza mentale e di pensiero autentico: il rifiuto sistemico della complessità. Viviamo in un mondo spaventosamente complesso, dove le forze in gioco sono tante e sono spesso contrapposte fra loro: ma l’illusione narrativa di avere davanti questo monolite fornisce una semplificazione a basso costo mentale che fa credere che la colpa possa essere di qualcuno in particolare: ecco perchè serve il mito. E’ il meccanismo mimetico girardiano del capro espiatorio. Quando il nemico non so vederlo in modo preciso perchè è troppo complesso da razionalizzare, allora lo semplifico. Ne dipingo un volto mitico in modo da addomesticarlo al mio pensiero.

L’idea mitica del monolite unita al dogmatismo e a l’effetto prezzemolo sono un ingrediente consolatorio perfetto che nutre allegramente il piccolo io ego-centrato, perchè la semplificazione tranquillizza, fornisce una narrazione comprensibile e spendibile per ampie platee e ampi casi. Raccoglie scontento efficacemente perchè parla alla pancia.

Le ideologie nascono per il bisogno di semplificare la realtà. A ben vedere quasi tutte hanno professato qualcosa di vero e autentico, che però diventa mito. Esse prendono solo alcune variabili del reale, ne fanno il succo di tutti i problemi ed elaborano le soluzioni; peccato che quelle soluzioni invece di essere basate sulla completezza della realtà, che è troppo grande per essere abbracciata da una umanità ferita e angustiata, si basano invece sulla parzialità e sulla semplificazione. La narrazione sui «poteri forti» sebbene non sia una ideologia, ne riproduce quasi sempre gli schemi fallaci: fornire la semplificazione desiderata come un surrogato a un disagio troppo grande, infondo consolatorio. Ci si sente disarmati e impotenti di fonte a quella complessità: meglio negarla con la semplificazione.

L’io egoico vuole il contentino. Ha paura di abbracciare la complessità del reale. Di tuffarsi nella grandezza del sistema in cui viviamo. Il piccolo io vuole soluzioni pratiche facili come ad esempio la contestazione basata su narrazioni semplici e di immediata comprensione. I «poteri forti» assorbono così efficacemente qualsiasi cosa: dalla BCE a un disastro ambientale, dal fallimento di una esperienza politica che ha ci ha deluso, a una azienda fallita, dalla mascherina obbligatoria al green pass. No-Tav, No-Tap, No-Vax, …. Ce ne è per tutti gusti. Come al mercato del pesce. Che importa che il teorema sia dimostrabile con riscontri oggettivi? I «poteri forti» sono l’assioma di tutta la teoria, l’ipotesi di ogni teorema che diventa anche tesi, dunque già tutto dimostrato.

Il risultato è che proprio i «poteri forti» si gloriano di questo perchè in questo modo le masse possono facilmente trastullarsi in narrazioni con poca visione lunga, cioè parziale, rendendo così inefficace ogni azione e spegnendo presto ogni afflato rivoluzionario in un nulla di fatto. Internet è l’amplificatore perfetto di questi meccanismi; non è affatto il villaggio globale come si diceva nei primi anni 2000, è anzi più simile a tante piccole tribù, le famose bolle autoreferenziali e per questo inefficaci.

La narrazione e la contestazione generica dei «poteri forti» diventa così la massima espressione dell’ego umano. Un ottimo «oppio dei popoli». I narratori dei «poteri forti» non applicano quasi mai argomenti razionali, ma spesso pseudo-razionali, applicando dogmi a monte e non vere dimostrazioni, e soprattutto non applicano mai il rasoio di Occam ai loro ragionamenti. Modi di ragionare a senso unico: per loro la dimostrazione non è un vero di-mostrare ma un argomentare la plausibilità delle loro narrazioni. Per costoro basta che il puzzle della narrazione metta ogni tessera al suo posto per vedere il teorema dimostrato! Quando invece non si accorgono che hanno semplicemente lasciato fuori dal puzzle centinaia di pezzi e non hanno fatto altro che scegliersi quelli che meglio si incastravano nella propria intenzione iniziale. Chiamano questo “dimostrazione” o “argomentazione” o “libera opinione”. Può essere le ultime due, non certo la prima.

La conseguenza è che queste narrazioni sui «poteri forti» finiscono facilmente per diventare ridicoli perfino a se stessi, in quando facilmente contestabili non appena vengono usati in modo concreto.

Giusto per rendere il discorso un po’ meno astratto, facciamo qualche esempio di come queste narrazioni falliscono miseramente.

Oggi i «poteri forti» in occidente sono identificati soprattutto con entità private non statuali: la tecno-finanza globale che controlla tutto e di più. Un narrazione molto economicistica, perchè riduce tutto a questioni economiche ma che non considera altre variabili per esempio poteri completamente statuali che proprio in questo periodo post-pandemia hanno rivoltato certi paradigmi ad esempio neoliberisti. Negli USA i «potere forti» sono gli apparati federali, altro che le multinazionali, spesso usate per fini geopolitici. In Cina il così detto «deep state» si identifica come il Partito Comunista; vi sono infiniti provvedimenti che l’Unione Europea ha preso contro interessi specifici ma chi ha già deciso che la UE è la patria indiscussa del tecno capitalismo turbo finanziario dogmatico non lo prenderà certo in considerazione. Altro esempio: tra poco molto probabilmente – in barba a ogni visione neoliberista – vi sarà una nuova guerra fredda contro la Cina; le navi da guerra dei paesi occidentali saranno mandate nel Mar Cinese Meridionale a fare “contenimento marittimo della Cina”. Così risulta dagli ultimi summit NATO. Ma i narratori del «poteri forti» sono impegnati ancora ad abbaiare al ladro del neoliberismo. E via discorrendo…

Geniale una nota poesia del poeta dialettale romano Trilussa, Er nemmico:

Un Cane Lupo, ch’era stato messo
de guardia a li cancelli d’una villa,
tutta la notte stava a fa’ bubbù.

Perfino se la strada era tranquilla
e nun passava un’anima: lo stesso!
nu’ la finiva più!

Una Cagnola d’un villino accosto
je chiese: — Ma perché sveji la gente
e dài l’allarme quanno nun c’è gnente? —
Dice: — Lo faccio pe’ nun perde er posto.

Der resto, cara mia,
spesso er nemmico è l’ombra che se crea
pe’ conservà un’idea:
nun c’è mica bisogno che ce sia.

ER NEMMICO, Trilussa (Carlo Alberto Salustri)

L’apoditticità e l’effetto prezzemolo rendono i «poteri forti» del tutto simili ad argomenti del passato come ad esempio i Savi di Sion, il monolite appunto. Quei protocolli sono stati poi dimostrati essere un falso storico, ma se anche avesse avuto del vero, non modificava di un millimetro l’argomentazione e l’uso fallace che ne è stata fatto. Per avere un feticcio funzionante è del tutto irrilevante che sia vero o falso, basta che funzioni ai propri scopi, basta che parli alla pancia del piccolo io ego-centrato. Basta che assolva alla sua funzione, come un oggetto magico in un rito (interessante a questo proposito ricordare gli studi antropologici proprio del già citato di René Girard).

Il personaggio del cane lupo del poeta romano infondo ci dice proprio questo: la presenza reale o immaginaria è irrilevante ai fini dello scopo ipnotico. I «poteri forti» non sono affatto immaginari (altrimenti in troppo pochi vi crederebbero) ma fungono benissimo allo scopo.

Un’altra caratteristica delle narrazioni dei «poteri forti» è che sono delle costruzioni culturali: la loro identità differisce sempre e non è mai unitaria. Ognuno ha la propria narrazione. A seconda che viviamo in Europa o negli USA ad esempio. In Europa dove prevale una concezione appunto economicistica del potere (conseguenza di essere paesi satelliti che hanno appaltato volenti o nolenti la propria strategia agli USA) tendiamo a pensare che i «poteri forti» siano entità private; negli USA invece, paese con una visione di se ben diversa, prevale la visione statuale di questi «potere forti», spesso narrati come deviati: ne è testimonianza i tanti e tanti film americani in cui essi essi appaiono celati nella narrazione cinematografica. Ma se questi «potere forti» sono globali, come mai hanno infiniti volti a seconda di chi ne narra la storia? E in Cina o in Russia chi saranno mai questi poteri forti? Sono gli stessi di qui?

Altra caratteristica dei contestatori dei «poteri forti» è l’assenza di soluzioni concrete su questioni concrete; il bene si costruisce fatica dopo fatica, mattone dopo mattone su opzioni concrete; non in modo generico; non serve contestare le precarie condizioni di lavoro; serve invece dare risposte concrete e rivendicazioni specifiche a taluni sfruttamenti (paga misera, orari assurdi…). Vedrete sempre questi contestatori dei «poteri forti» parlare in generale, mai battersi per una sola delle problematiche specifiche. Il loro vero obiettivo non è risolvere i problemi, anche minori (è dalle piccole cose che nascono le grandi) ma solo vendere narrazioni.

Infine una ultima caratteristica ricorrente alla retorica dei «poteri forti» è una visione manichea della realtà, binaria sul piano bene-male, giusto-ingiusto. Spesso parlano di bivio: andare da una parte significa servire i «poteri forti» mentre andare dall’altra (cioè la loro strada) vuol dire la salvezza. Non ci sono zone grige, non ci sono sfumature. I «poteri forti» sono il male, il bene invece risiede solo in chi lo contesta, ma non tutti i contestatori, solo quelli di un certo tipo, solo quelli che lo contestano in un certo modo, il loro. Alla fine sono piccoli gruppi del tutto autoreferenziali, spesso isolati dal contesto più ampio della società, che si auto intestano missioni di salvezza per l’intera umanità. Non parlano quasi mai di cose belle e positive provenienti da altre realtà che non siano loro stessi, perchè il loro ossessivo obiettivo è combattere i «poteri forti». Una sorta di caratismo moderno, insomma. C’è un grande ego che si cela dietro tutto questo.

Tutte narrazioni. Non realtà.

I «potere forti» sono dunque solo delle invenzioni? Affatto. Ben si gloriano di questi venditori di fumo che, alla fine, fanno il loro esatto gioco rendendo non pericoloso e inefficace qualsiasi azione concreta, visto che tanto internet non è che l’insieme di tante tribù che non fanno paura.

«Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è quello di non credere alla loro esistenza. L’altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d’ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago.»

C.S. Lewis, Premessa a Le lettere di Berlicche, pag. 3

Passando sul fronte opposto: non sono automaticamente santo solo per il fatto che parlo sempre di Dio citandolo a ogni occasione. Proprio per evitare manipolazioni il decalogo, subito dopo il primo comandamento “Amerai il tuo Dio” prosegue ammonendo “non pronunzierai il Suo nome invano”. Cioè non parlarne a sproposito, magari esagerando. C’è una misura in tutto, perchè non si trasformi la virtù in vizio.

Allo stesso modo la mitizzazione dei «poteri forti» non è altro che l’anestesia di ogni azione di giustizia proprio nei loro confronti.

I contestatori di oggi che tanto gridano ai «poteri forti» nutrono per essi un interesse eccessivo, ossessivo e non sano. Per combattere il male non serve gridare al demonio in modo ossessivo, anzi è controproducente e direi perfino pericoloso e preoccupante, segno di radicalismo ideologico e fondamentalismo (ne va di mezzo la salute mentale, come ammoniva Lewis). Sempre forte è la tentazione di voler estirpare la zizzania dal campo prima del tempo; dimenticano che non è facile riconoscerla; ma questi narratori invece vogliono farci credere che loro (solo loro!) sanno farlo benissimo. Bene sarebbe proprio iniziare a eliminare questa espressione «poteri forti» ormai già consumata e ridicola, e iniziare a fare azioni concrete per la giustizia e non tanto contestare contro l’ingiustizia. Questa infatti non si vince tanto con la contestazione, ma con la pratica della giustizia. La prima può essere solo un appiglio, una breve premessa alla seconda, non il fine, ma un mezzo.

Questi predicatori somigliano troppo a certi maghi, certi narratori di storie fantasiose basati su dogmi e affermazioni apodittiche, ossessionati dal predicare sul web, non contestabili perchè non falsificabili, con argomenti buoni per tutte le stagioni e per essere incastrate in ogni loro puzzle, come meglio gli piace, ne fanno il fine stesso della propria azione: sterile, ridicolo, senza una vera storia, senza un vero futuro.

Nonostante i «poteri forti» siano un problema, è bene diffidare di quasi tutti quelli che li contestano usando certe narrazioni.

A chi sceglie questa via, i «poteri forti», nel frattempo ringraziano; proprio come i diavoli di Lewis.

2 pensieri riguardo “Il lato oscuro dei «poteri forti»”

  1. Quindi, il tuo suggerimento quale sarebbe?
    Non credi che se una critica poggia su basi concrete (ce ne sono a iosa) sia già di per se una azione utile alla crescita della consapevolezza?
    Certo la realtà è complessa e non si può semplificare ma tu credi veramente che il potere economico non metta in comunione quella esigua minoranza che lo detiene?
    Sicuramente non c’è un disegno globale (ancora) ma io vedo e sento dagli organi d’informazione un solo suono al quale vorrebbero che tutti si adeguassero mettendosi in armonia……….pensi sia casuale oppure ritieni quella che ci propinano la verità assoluta?
    Caro Fabrizio l’ambiguità ci abita tutti tu incluso e dobbiamo imparare meglio ad osservarci quando osserviamo.
    In questi giorni ho scoperto una iscrizione molto interessante, la regola delle 10 P in una targa così Impostata : PPPPP
    PPP
    PP
    Prima Pensa Poi Parla Perché
    Parola Poco Pensata
    Porta Pena
    Credo che questa regola dovrebbe divenire primaria per tutti noi assieme ad una grande pazienza ed umiltà che non vengono naturali agli uomini.
    Siamo giunti ad una soglia limite caro e forse dovremmo prendere il coraggio di riconoscere tutti le nostre responsabilità ma anche imparare a riconoscere come è organizzato questo mondo con i suoi dei.
    Buon proseguimento

    1. Non sento questo unico suono che dici, non nel modo in cui lo di descrive in certi contesti.
      Il neoliberismo come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 30 anni sta cedendo il passo a un dirigismo statale che già stiamo vedendo all’orizzonte.

      Il mio suggerimento è rimanere innanzitutto con i piedi per terra e non farsi ingannare dai troppi bias che la complessità crescente ci induce con faciloneria e superficialità ad abbracciare. Altrimenti si ripiomba nell’ego, cioè nella de-responsabilizzazione personale (la colpa è sempre degli altri, noi siamo i buoni, gli altri i cattivi).

      Problemi nuovi ci sono all’orizzonte, uno fra questi ancora una volta il tema della pace. Si torna a parlare insistentemente di “nuova difesa”, più spese per gli armamenti, nessun concerto internazionale fondato sul diritto ma ancora una volta sarà il diritto del più forte a prevalere. Si parla di “contenimento della Cina” e di nuovi contrasti fra blocchi di potenze. Fra non molto Taiwan potrebbe essere invasa con conseguenze inimmaginabili. Il centro della guerra fredda era l’Europa, ora nei nuovi scenari è il Mar Cinese Meridionale. Non è detto che comunque non ci riguardi da vicino. Gli Stati sono già tornati ad essere protagonisti della scene mondiali nel post-covid, altro che neoliberismo.

      La globalizzazione non è qualcosa di inedito. Ce ne sono state almeno 3 nella storia (impero romano, impero inglese, impero americano). Io penso anche 4 (colonizzazione). Ma la globalizzazione degli ultimi 30 anni altro non è stato altro che la talassocrazia globale americana in seguito al collasso dell’URSS. Null’altro che questo, e noi – che piaccia o no – facciamo parte di quella sfera di influenza. Non dico sia un bene o un male, la questione è complessa. Ma come interpretare tutto questo in chiave di nuova umanità?

      Chi pensa di difendersi è già in guerra: è già bellico. Il mondo ha molta strada da fra su questo. Un ordine può esserci solo se viene imposto: e questo si può fare solo in due modi: lo fa il più forte oppure lo si fa con la forza del diritto. O diritto della forza o la forza del diritto, non ci sono altre vie. Siamo molto distanti dalla seconda opzione purtroppo.

      Le 10 P le conoscevo e anzi al mio amico che me le proponeva lo scorso febbraio suggerii di aggiungere alla fine altre 3:

      Prima Però Prega 🙂

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