Gli idoli di Med Bunker

una risposta personale a un post “Miracologia” sul blog “MedBunker”.

Leggo spesso l’interessante blog “MedBunker – Le scomode verità” scritto da un medico che si diletta nell’argomentare in modo molto analitico e convincente nello smascherare fenomeni come Omeopatie, ritrovati bizzarri, cure speculative al limite della magia, pratiche mediche o speudomediche scorrette e altre cose del genere…

Non mi era mai venuto da criticarlo… fino ad oggi che ha toccato il tema che lui chiama, con un post, “Miracologia”; devo subito dire che non commette quell’errore tipico di un certa ideologia violenta anti-religiosa che spara a zero su certi temi… anzi… con rispettosissime premesse mette in guardia circa il suo metodo e lo fa, devo dire, con evidente onestà intellettuale. Ma qualche contraddizione logica e qualche problemino nei suoi ragionamenti io li ho trovati. Auspico che questo mio stimato blogger decida di entrare in dialogo: visto che il suo blog non si occupa che di temi scientifici, questi argomenti sarebbero fuori luogo li, quindi lo invito a discuterne qui, che è decisamente il luogo giusto.

Riprendo alcuni passaggi del suo intervento, con i miei commenti a seguire.

la fede è un sentimento per definizione incrollabile ed è quindi inutile ed improduttivo delinearne i limiti con un metodo scientifico o discutendone le contraddizioni.

è verissimo che qui il metodo scientifico non funziona. La fede è anche (non solo) un sentimento, è vero, ma guai a pensare che sia incrollabile: spesso la si può anche perdere, come avviene a molte persone, che prima pareva ad altri, o a loro stessi addirittura, che fosse appunto “incrollabile”. Sono dinamiche davvero misteriose… ma non hanno niente di granitico, nulla di assicurato. La fede ha la stessa dinamica dell’amore: possiamo anche disinnamoraci. L’amore è forse “per definizione incrollabile”? Non direi proprio. E’ vero che l’amore aspira ad essere tale, che infondo non può che anelare ad esserlo, ma di per se non lo è, perchè abbiamo debolezze umane: parleremo più avanti del tema della libertà.

Poi il nostro medico precisa:

Per questo motivo in questo articolo non si discuterà di credenze religiose nè di temi sovrannaturali.

E invece, ne discute eccome! Come dimostrerò qui di seguito. Infatti tira in ballo tematiche (forse inconsapevolmente) che presuppongono dei “concetti a priori” e schemi di ragionamento del tutto religiosi.

Vediamo; più avanti obietta:

Se un miracolo è un evento divino, Dio può tutto, perchè quindi si “limiterebbe” a guarire fermandosi a patologie non particolarmente gravi o la cui guarigione spontanea sarebbe possibile? Perchè non compie miracoli assolutamente impossibili?

La risposta è davvero semplice: perchè ci ama così tanto da voler preservare sempre, a tutti i costi, la nostra libertà di credere o non credere. Se compisse “miracoli impossibili“, come egli dice, allora tutti dovrebbero credere razionalisticamente: esattamente ciò che Dio non vuole. Credere ai miracoli (e di conseguenza a Dio) diverrebbe un obbligo, a meno di non voler passare pubblicamente per dei cretini: cosa ne sarebbe della fede? e della libertà di credere? Un caso di “miracolo quasi-impossibile” è accaduto, secondo me, a Fatima (noto come “miracolo del sole”), eppure anche li sono stati “avanzati dei dubbi”. Dio non vuole miracoli certi: anche perchè non appena diverano certi non sono più miracoli perchè il criterio della certezza implica anche un rigore epistemico il quale farebbe a sua volta cadere l’argomento miracolistico. Anche senza tirare in ballo libertà e amore, l’espressione “miracoli assolutamente impossibili“, come lui chiede, è di per se una contraddizione semantica.

Dio non vuole obbligarci a credere. Vuole che crediamo con il cuore e che accettiamo questo credere come una grazia, non come conseguenza (solo) di un atto mentale o di un ragionamento.  La potenza del miracolo sta nel porre una domanda: “e se fosse possibile?”. La risposta sta alla nostra libertà. Un “vero miracolo” avrà sempre dei dubbi, oggettivamente. Un miracolo “epistemicamente accertato” non sarebbe più un miracolo. Ecco perché i miracoli saranno sempre un tema controverso, come è giusto che sia.  I miracoli sono segni, non prove. Lo stesso Gesù Cristo compiva miracoli con questa logica: il miracolo non è fine a se stesso. C’è sempre la misericordia e la libertà di mezzo, dell’uomo come di Dio. Noi cristiani non crediamo in un demiurgo o in un dio-mago, crediamo in un Dio incarnato-crocefisso-risorto che ci ha creato liberi e che rispetta questa libertà, perché è un Dio fedele.

L’espressione “se Dio può tutto…” è un ragionamento che presuppone una certa immagine di Dio, quindi è un tema eminentemente religioso. Mi ricorda la provocazione fatta a Gesù cui gli si chiedeva “dacci un segno dal cielo!” (Mc 8,10-13); oppure quando sotto la croce gli si diceva “Se è veramente il Figlio Dio scenda ora dalla Croce e gli crederemo!” (Mt 27,39-43).  Allora, come oggi, sono tutti modi di chiedere “quel miracolo che pretendiamo noi” come condizione per poter credete, ma in realtà è una sottile arroganza. E’ un modo, infondo, di rifiutare la grazia e pretendere di dominare Dio, di porre noi le condizioni affinché poter credere: Gesù, ovviamente, rifiuta questa logica perché non è la logica di Dio.

Non c’è amore senza libertà. Un dio che facesse questi “miracoli impossibili”, come MedBunker li chiama, sarebbe un dio che non ama veramente, perché non darebbe libertà. Certamente non è il Dio cristiano, anzi da un punto di vista cristiano un siffatto dio è un idolo.

Abbiamo visto come tanti casi considerati incredibilmente risolti sollevino molti più dubbi oggi rispetto a quando sono stati identificati, il progresso, le conoscenze, diagnosi e cure più precise, il miracolo resiste e deve resistere a tutto questo.
[…]
La guarigione spontanea è possibile, descritta e dimostrata praticamente per tutte le malattie, anche le più gravi.

Ragioniamoci un attimo: cosa vuol dire “guarigione spontanea”? Se ragioniamo su questa espressione,  ci si renderà conto che non è molto incompatibile con l’ipotesi di miracolo. Le due cose possono convivere tranquillamente giacché “guarigione spontanea” non è una vera spiegazione, è semplicemente la descrizione di un fatto accaduto: se le cause della guarigione fossero note nei più intimi particolari (chimichi, fisici, biologici…) non si tratterebbe più di guarigione spontanea, perchè avremmo il linguaggio giusto per descriverla, e allo stesso modo non si potrebbe parlare di “miracoli”. Giusto?

Se affermiamo che il miracolo può intervenire in alcune di quelle che noi chiamiamo anche “guarigione spontanee”, si vedrà che non c’è alcuna contraddizione: è semplicemente il livello che cambia: nel primo caso siamo nel livello della fede, nel secondo nell’ambito epidemiologico. I due livelli convivono insieme, non sono in contrasto.

La fede non contraddice la ragione, perchè non si trova allo stesso “livello” di essa. semplicemente la comprende e la supera, andando oltre (e non contro) di essa.

E’ proprio la Chiesa Cattolica, da sempre, a proporre questa visione circolare fra fede e ragione (si veda l’interessante articolo di Stefano Fontata “Le pretese della visione cattolica e le due bioetiche” che spiega molto bene questo intimo rapporto). Si veda anche l’enciclica di Giovanni Paolo II Fides et Ratio. Anche per questo motivo la dottrina della Chiesa non obbliga i fedeli a credere a nessun miracolo in particolare; anche quelli “riconosciuti” ufficialmente: posso cioè essere un bravo cattolico anche se non credo alle apparizioni/guarigioni di Lurdes.

La realtà dei miracoli quindi si scontra con due dati materiali ed oggettivi: non sono mai esistiti miracoli “impossibili” e non tutto ciò che oggi è inspiegabile deve essere per forza un miracolo. Di fronte a queste obiezioni chi ha fede continua a credere chi non ne ha non ha elementi per cambiare la propria opinione.

Qui l’imprecisione commessa è grande. Sui “miracoli impossibili” ho già risposto sopra. Che invece tutto ciò che è inspiegabile debba essere considerato un miracolo dal punto di vista della fede, è una deduzione assolutamente infondata: l’assioma “SE inspiegabile ALLORA miracoloè sbagliato anche dal punto di vista della fede. Le condizioni che il nostro medico cita per il riconoscimento dei miracoli infatti sono solo necessarie ma non sufficienti; le altre riguardano infatti i “segni” della fede… il miracolo cioè deve essere finalizzato alla conferma della fede, l’aspetto profetico e altre caratteristiche… ma su questo sorvolo per motivi di sintesi.  A me pare che sono i miscredenti ad appiccicare addosso ai credenti questo presunto assioma…. direi sbagliando. Il nostro medico blogger parla di “dati materiali”, ma in realtà non sono affatto oggettivi, perché presuppongono, per poter essere argomentati, una certa immagine di Dio: se assumiamo quella sbagliata, come mi pare si stia facendo qui, è chiaro che si arriva a dedurre contraddizioni, come il tema dei “miracoli impossibili”.

Se invece il Dio che assumiamo è veramente quello che si è rivelato su Sinai, che si è incarnato in Gesù Cristo… ogni contraddizione svanisce. Qui il punto non è argomentare i miracoli, che sfuggono alla totale comprensione della ragione, ma è chiedersi seriamente: “quale è l’immagine di Dio che ho in mente quando faccio certe obiezioni?”, “sono sicuro di aver purificato quella immagine, prima di sottoporla a domande?”, “Lo conosco veramente?”, “che percezione ho di Dio nel profondo”?

Troppo spesso infatti le immagini di Dio che abbiamo in testa (complici idee sbagliate che ci vengono trasmesse, che ci portiamo dietro etc…) sono idoli, cioè appunto false immagini di Dio, dei surrogati; non a caso il primo comandamento mette in guardia proprio su questo.

Abbiamo bisogno, tutti, di purificarci; sempre. Poi ancora:

Abbiamo visto come tanti casi considerati incredibilmente risolti sollevino molti più dubbi oggi rispetto a quando sono stati identificati, il progresso, le conoscenze, diagnosi e cure più precise, il miracolo resiste e deve resistere a tutto questo.

Anche qui, si cela dietro questa considerazione apparentemente arguta, una falsa immagine di Dio. Il ragionamento sarebbe: “se il miracolo avviene deve avvenire indipendentemente dal contesto, dalla storia, dal momento. Se l’uomo in quel momento non ha sufficienti mezzi per capire le presunte cause miracolose, il fatto può dunque apparire miracoloso mentre in realtà è colpa dell’uomo che non lo sa capire. Perché Dio agisce per conto suo, con la sua Logica Perfetta”.
Ecco l’errore: questo ragionamento presuppone un Dio a-storico e disincarnato dalla realtà umana. Cioè “Dio è Dio.. Lui può tutto in modo perfetto… se fa il miracolo lo fa con la sua logica, scollegata dalla realtà umana”: questa visione contrasta totalmente con la concezione cristiana di Dio: un dio siffatto non è certo il Padre di Gesù Cristo, perchè questi è un Dio storico (si rileva sul Sinai, sceglie un popolo, lo accompagna nella storia….) e infine, apoteosi del tutto, si incarna in un uomo. E’ sempre Gesù che svela il vero Volto di Dio: Il mistero dell’incarnazione è un fatto potentissimo: un fatto storico che diventa meta-storico, che sradica ogni visione spiritualistica, demiurgica, gnostica, magica o quant’altro di Dio (gli idoli di cui dicevo sopra).

Infine voglio precisare che, come anche il nostro autore sembra correttamente supporre, se anche ci fossero alcuni miracoli mal compresi a causa di questi argomenti, questo non esclude i “miracoli tout-court” e non risolve l’enigma dei fatti straordinari (così li classifica il Catechismo).

Per il fedele infatti non è necessaria “la prova” del miracolo (questa come abbiamo visto sarebbe contro la fede e infatti tale “prova” continuano ostinatamente a chiederla certi scettici): è sufficiente che il miracolo sia “compatibile” con la realtà concreta. Tanto è vero che la scienza serve solo alla Chiesa per poter escludere il miracolo, non per accertarlo.

In conclusione mi pare che l’immagine di Dio che il nostro autore presuppone, sicuramente in modo velato e non proprio esplicito, forse inconsapevolmente, è abbastanza distante dal Dio Cristiano, il Padre di Gesù Cristo.

Ma ora voglio rivolgermi in seconda persona al nostro stimato medico blogger:

Probabilmente non lo ha mai incontrato: lo capisco e ne ho grande rispetto. Posso solo augurarle di poterlo incontrare un giorno: si presenterà Lui come e quando vorrà. Ma una cosa è certa: se lei non lo cerca in “spirito e verità” (Gv 4) sarà molto difficile incontrarlo (c’è sempre il tema della libertà di cui sopra, ricorda?). Posso solo assicurarle le mie sincere preghiere.

Non c’è fede senza ragione ne ragione senza fede, perchè entrambe le combinazioni portano al fideismo e al fondamentalismo.

Nel rinnovare l’invito al dialogo, le auguro buona ricerca, in entrambi i “livelli”.

Cordialità.

12 pensieri riguardo “Gli idoli di Med Bunker”

  1. il nostro MedBunker ha risposto in privato a questo post, ringraziando per l’invito al dialogo ma scusandosi per il non poter partecipare per ragioni di tempo. Lo capisco, lo ringrazio e gli faccio i migliori auguri per il suo lavoro e sul blog che ritengono un ottimo “serivzio” alle persone, mediante la rete. Anzi… da oggi lo aggiungo nei blogroll.

  2. Ciao, sono un lettore di Medbunker, ma rispondo ovviamente a titolo personale.

    Tu scrivi:
    “Un “vero miracolo” avrà sempre dei dubbi, oggettivamente. Un miracolo “epistemicamente accertato” non sarebbe più un miracolo. Ecco perché i miracoli saranno sempre un tema controverso, come è giusto che sia. I miracoli sono segni, non prove. Lo stesso Gesù Cristo compiva miracoli con questa logica: il miracolo non è fine a se stesso. C’è sempre la misericordia e la libertà di mezzo.”

    Il senso del tuo discorso è che i miracoli non saranno mai “eclatanti” perché altrimenti non ci sarebbe più bisogno della fede, ma avremmo prove fattuali dell’esistenza di Dio.

    La mia obiezione è: resuscitare i morti non è un miracolo eclatante? Lazzaro? Davvero se qualcuno vedesse un morto tornare in vita avrebbe ancora qualche dubbio?
    Certo, si potrebbe discutere di morte apparente, eccetera, ma allora smette di essere un miracolo. Se Lazzaro è stato sepolto senza essere morto, allora non è avvenuto alcun miracolo. Se davvero era morto, allora quali dubbi ci possono essere?

    L’ovvio problema, qui, è la distanza nel tempo. Non abbiamo modo di sapere come siano andate davvero le cose, e quindi dobbiamo tenerci l’unica testimonianza, che è quella evangelica, e bon.

    Il punto dell’osservazione di WeWee, quindi, è in realtà un altro, e ben più importante: mano a mano che passa il tempo, i “miracoli” sono sempre di meno. Come mai a Lourdes non ci portano un cadavere, e che si rialzi come ha fatto Lazzaro? La tua obiezione allora vale per oggi ma non era vera ai tempi di Gesú? Ai tempi di Gesú i miracoli potevano essere eclatanti… perché?

    Su fede e ragione si potrebbe discutere all’infinito, personalmente non sono d’accordo con la tua definizione ma non vado oltre. Ma sulla tua obiezione che i miracoli non possono essere eclatanti perché bisogna mantenere “l’alone di mistero” invece trovo delle discordanze con quello che ci racconta la bibbia, dove miracoli super-eclatanti succedono un giorno si e l’altro pure.

    La distruzione di Sodoma e Gomorra, la moglie di Lot che si trasforma in una statua di sale, un cespuglio che brucia e brucia e brucia senza consumarsi mai, la manna, la separazione del Mar Rosso, Elia che resuscita il figlio della vedova e separa il Giordano, tutte queste cose, se accadessero oggi, lascerebbero pochi dubbi sulla loro effettiva mancanza di spiegazioni naturali. Se di punto in bianco un tizio dicesse, oggi: mi è apparso Dio, che mi ha detto che le città di tale e tale verranno distrutte, perché grande è il loro peccato, e qualche giorno dopo proprio quelle città vengono distrutte da una pioggia di fuoco e zolfo, direi che ci sarebbero pochi dubbi. Anche senza che il tizio dica nulla, una città distrutta da una pioggia di fuoco e zolfo senza una provenienza apparente, sarebbe un evento quantomeno inspiegabile…

    Riprendendo il senso dell’intervento di WeWee, quindi, come mai oggi tutti questi prodigi hanno smesso di accadere? Come mai non c’è qualche altro profeta che, come Elia, resuscita i morti e separa in due i mari? Se è successo allora, dev’essere stata una cosa piuttosto eclatante, no? Come mai oggi non abbiamo più morti che resuscitano, città distrutte dal nulla, orecchie che ricrescono, eccetera? Perché cinquemila anni fa si potevano fare miracoli eclatanti, ma oggi sarebbe una violazione della nostra libertà?

    1. La mia obiezione è: resuscitare i morti non è un miracolo eclatante? Lazzaro?
      Davvero se qualcuno vedesse un morto tornare in vita avrebbe ancora qualche dubbio?
      Certo, si potrebbe discutere di morte apparente, eccetera,

      Esatto: avrebbe certamente dubbi. puoi star certo. Anzi fatti del genere sono anche davvero accaduti nelle camere mortuarie e sono ben documentati e senza parlare di miracolo…. chi non vuol credere potrebbe sempre alludere a un trucco, a un tranello, a un raggiro. D’altra parte i fatti straordinari sono tali proprio perchè rari: sfuggono a un controllo statistico, non sono riproducibili e quindi sono sempre opinabili. Stai pur certo che, si troverebbero argomenti anche per negare i “miracoli impossibili”. Come infatti avvenne a Fatima.

      Ho accennato nel mio post al “Mircolo del Sole” di Fatima che secondo me si potrebbe annoverare fra quelli che MedBunker chiama “miracoli impossibili”: stiamo parlando di decine di migliaia di persone che si erano radunate aspettando un miracolo! Leggiti i particolari in rete, ad esempio su wikipedia. Non si tratta di un fatto del lontano passato trovato in biblioteche polverose del medioevo: ci sono i giornali dell’epoca che ne parlano. L’evento straordinario ci fu. Ma nonostante tutto ci fu chi dubitò: anche fra i testimoni oculari dell’evento!! Fatti di questo tipo, volendoli vedere, ci sono. Già: volendoli vedere. Perché il punto è tutto qui. La fede precede l’atto del Credere.

      Il punto dell’osservazione di WeWee, quindi, è in realtà un altro, e ben più importante: mano a mano che passa il tempo, i “miracoli” sono sempre di meno. [….] Ma sulla tua obiezione che i miracoli non possono essere eclatanti perché bisogna mantenere “l’alone di mistero” invece trovo delle discordanze con quello che ci racconta la bibbia, dove miracoli super-eclatanti succedono un giorno si e l’altro pure.

      Non bisogna mettere sullo stesso piano Sodoma, Gomorra, Elia, Lazzaro e Lurdes. La moderna esegesi ci mostra che i libri della Bibbia hanno un processo di formazione del tutto umano e anche molto complesso. La loro ispirazione divina non cozza con tutto questo, anzi può essere meglio capito proprio alla luce del mistero dell’incarnazione. Quasi tutti i libri dell’A.T. sono stato redatti nella versione finale anche secoli dopo i fatti narrati: nonostante gli sforzi degli studiosi è difficile,quasi impossibile capire con precisione quali fatti siano stati veramente storici e miracolosi fra quelli narrati come tali e quali invece risentono delle rielaborazioni successive e in quale misura: tali elaborazioni non sono frutto di “manomissione” in quanto gli antichi non distinguevano la differenza che abbiamo noi modermi fra “una storia” come racconto del passato, trasmesso dalle generazioni precedenti spesso oralmente e che poteva anche contenere elementi leggendari, e la “Storia” come sequenza oggettiva di fatti del passato indagata con il metodo scientifico delle fonti. Ad esempio la statua di sale della moglie di Lot è certamente un racconto espresso il senso mitico e non va preso come fatto storico, almeno così dicono gli esegeti. Anche alcuni miracoli di Cristo (pochi a dire il vero) potrebbero aver subito un processo simile: ad esempio alcuni sostengono che il miracolo di Gesù che cammina sulle acque non sarebbe storico. Altri invece (per es. moltiplicazone dei pani) resistono in modo ferreo ad ogni attacco. Vuol dire che le Scritture non dicono la verità? O che la dice solo in parte? No: è che questa verità va vista per quello che veramente è, anche purificando le nostre convinzioni. Galieo diceva che la scrittura serve a portarci in cielo, non a dirci come va il cielo. La moderna esegesi, pensavano i miscredenti, avrebbe prima o poi distrutto le ragioni della fede. E invece gli studi degli antichi manoscritti e gli incrorci filologici non fanno che confermarla, pur mettendola in una luce nuova.
      Alcuni libri della bibbia sono dei racconti inventati di sana pianta e i personaggi in esso narrati non sono certamente storici (ad es. Giobbe, Tobia, Giona). Dovremmo buttarli via? Certamente no.
      I moderni studi mostrano come i manoscritti siano stati trasmessi nei secoli con scrupolosa e precisissima cura, anche quelli dell’AT: tuttavia poco o nulla sappiamo su cosa ne era di queste “storie” prima che entrassero ad essere trattati come libri Sacri. Sappiamo però che elementi storici in questi libri certamente ci sono: e questo non è affatto scontato perché sottrae la bibbia dall’essere quel “testo mitico” che vorrebbero farci credete chi vuole indurci a dubitare della fede.

      Fa eccezione il N.T.

      Per il fedele non è importante sapere quali miracoli fossero elaborazioni successive e quali invece autentiche, perchè il punto è un’altro. Se mai questo processo di elaborazione testimonia, ancora di più, la storicità (ossia l’avvenire-nella-storia) della Rivelazoine.

      Per quanto riguarda poi Il N.T. invece sono stati redatti da testimoni da fonti di prima mano, a distanza di decenni dai fatti narrati quindi quando erano ancora vivi i testimoni oculari di quei fatti. Da questo punto di vista il N.T. rappresenta un “unicum” assoluto nei testi sacri.

      Difatti quelli che vogliono confutare la fede usando i “moderni studi” per partorire infinite ipotesi che però hanno il grosso problema di essere ognuna fortemente discordante dalle altre: l’ipotesi invece più coerente è proprio quella delle fede. Non è “strano”?

      Ma ci sono anche motivi teologici per cui i morti oggi non resuscitano: il loro significato teologico ed escatologico. Essi erano annuncio escatologico ma dopo Gesù è lui stesso ad esserlo. E’ anche per questo, secondo me, che oggi non abbiamo apparizioni di Gesù (anche se risorto), ma solo della Madre Sua, che conduce a Lui.

      Perché cinquemila anni fa si potevano fare miracoli eclatanti, ma oggi sarebbe una violazione della nostra libertà?

      Non volevo dire esattamente questo. Ma che i miracoli non sono scollegati dal contesto umano e storico di quel momento. E che la violazione della nostra libertà non sarebbe tanto dovuta al “miracolo eclatante” che di per se non esiste, perchè sarebbe sempre opinabile, ma che dei miracoli volti insistentemente ad essere diciamo “eccessivamente convincenti” tanto da essere “praticamente certi” creerebbe una condizione surreale in cui il credere sarebbe un atto sempre meno libero. Detto in altro modo: se il miracolo fosse riconoscibile con la sola ragione, verrebbe meno l’importanza della fede e il miracolo stesso perderebbe la sua essenza più importante.
      D’altra parte quando MedBunker invoca il “miracolo impossibile” sta chiedendo un miracolo riconoscibile come tale alla luce della sola ragione, senza implicare la fede. Il che già questo lo porrebbe fuori dai veri miracoli (nel senso della fede). Inoltre ho cercato di mostrare che “miracoli molto convincenti” in realtà ci sono (vedi Fatima/Miracolo del Sole) ma che per essere veduti necessitano sempre e comunque della fede; la ragione è si necessaria e può anche essere spinta molto vicino al credere, ma da sola non basta. Anche per questo ho insistito nel porre in primo piano il tema del rapporto fra fede e ragione, invitando ad approfondire con un articolo segnalato. E un tema davvero cruciale, soprattutto oggi.

      Grazie per il tuo commento e per l’opportunità che mi hai dato di approfondire.

  3. Grazie a te per aver risposto, adesso mi è più chiaro cosa volessi dire.
    Una cosa, soprattutto: “L’evento straordinario ci fu.” Calma. Secondo chi? Perché i “giornali dell’epoca” mostrano solo foto di gente che guarda il sole, un’attività non proprio consigliatissima. I “testimoni oculari” hanno dato versioni diverse della cosa, chi ha visto il sole muoversi e chi no, chi ha visto colori cangianti e chi no, e chi non ha visto proprio niente di niente. Dire che l’evento straordinario ci sia stato senza ombra di dubbio (e senza che alcun osservatorio solare, per dire, se ne sia reso conto) è un’affermazione importante che va dimostrata, non solo enunciata.
    Poi, un paio di considerazioni, alle quali non è necessario rispondere, perché sono solo opinioni e pensieri personali, ma che comunque mi sento di fare. Innanzitutto, la tua revisione della veridicità “storica” della Bibbia mi trova d’accordo, ma mette in dubbio così tante “parti” che a uno viene da chiedersi se anche quelle che oggi vengono ritenute vere dagli esegeti non possano, in futuro, essere confutate, così come sono state confutate quelle che cento, duecento, mille anni fa erano considerate vere e congruenti con la realtà di allora. E se fra trecento anni gli esegeti si troveranno costretti a dire che le cose vere nella bibbia sono poche e irrilevanti, e tutto il resto sono invenzioni? Che si fa?

    Secondo, ma qui è solo una dichiarazione di opinioni, tu tratti la fede come se fosse una cosa positiva, per me avere “fede” è un concetto da evitare il più possibile, dopotutto se non basta la sola ragione, perché dovrei credere che qualcosa è vero, o anche solo interessarmi di questa cosa? Capisco ovviamente che la decisione di credere senza evidenze sia personale e quindi non ha senso discutere su questo.

    Per finire, a dire il vero di gente che dice di aver assistito ad apparizioni di Gesù ce n’è eccome, anche se non darei troppa importanza a quello che dicono, visto il tipo di comunità… alternative a cui appartengono 😛

    Ma qua usciamo dal seminato dell’articolo di medbunker e del tuo, dico solo che forse abbiamo meno gente che resuscita anche perché ci sono meno diagnosi di “morte” sbagliate.

    1. Grazie a te: sono solito rispondere sempre; questo blog non ha migliaia di commentatori, è solo un pianerottolo in cui dialogare, quindi fa solo piacere poter approfondire.

      Su Fatima: vedi, tu stesso confermi che ci sono sempre ragioni per credere o per non credere. Rimane però il fatto che le persone che hanno “visto” qualcosa erano una moltitudine e non due o tre persone. Vi erano persone miscredenti che erano andate sbeffeggiando la cosa e sono tornate chiedendo il battesimo. Questi sono fatti documentati, non opinioni. E questo non ha praticamente precedenti nella storia dei miracoli: in questo senso ho parlato che il “fatto straordinario ci fu”. O tu forse reputi “ordinario” che tante persone guardando in cielo riferiscono poi che il sole si muove o che la pioggia si asciuga sui vestiti? Sono tutti pazzi? “fatto straordinario” non significa per forza miracolo, ma dire che a Fatima quel giorno non sia successo niente “di strano” mi pare decisamente contro la ragione. Non ti chiedo di riconoscere il miracolo, ma almeno di riconoscere la realtà: che qualcosa di strano, molto strano, quel giorno a Fatima è accaduto. Ti sembra questo contrario alla ragione?

      E se fra trecento anni gli esegeti si troveranno costretti a dire che le cose vere nella bibbia sono poche e irrilevanti, e tutto il resto sono invenzioni? Che si fa?

      Ne parleremo fra 300 anni 🙂 Gesù ci invita a non affannarci per il futuro: “a ogni giorno basta la sua pena”. Io come fedele nutro semplicemente la speranza che, invece, la maggiore conoscenza della storia non potrà che confermare ultariormente la fede e metterla meglio in luce, soprattutto purificandola. Come di fatto è accaduto durante gli ultimi 200 anni di esegesi moderna. Continueranno, spero, a esserci tante tesi del dubbio e insieme a queste anche quelle della fede. E questo mi basta.

      dopotutto se non basta la sola ragione, perché dovrei credere che qualcosa è vero, o anche solo interessarmi di questa cosa?

      semplicemente perché nel nostro cuore anela un bisogno di assoluto, un bisogno di salvezza dal male, dai propri limiti, dalla sofferenza… dalla morte che non è appagato da nessun sistema razionale: L’uomo è l’unico “animale” che si interroga sulla morte, sulla libertà, sulla giustizia, la bellezza, l’amore. Tutte cose che non sono affatto razionalisticamente indagabili (non completamente, almeno).

      Andiamo al cuore delle parole: non si tratta come dici di “dover credere” (la fede non è un precetto!) ma piuttosto un “poter credere” nel senso della ricerca, del mettersi in cammino, del desiderare “un di più”. Un aver sete. E’ un cammino bello e affascinante, non privo di incertezze, ostacoli, fallimenti e insuccessi.

      Perchè “interessarmi di questa cosa”? Credimi: non c’è nessun “qualcosa”: La fede cristiana (è questa la grande novità!) non si finalizza in un qualcosa, ma in un qualcuno; la Verità, la Giustizia, la Bellezza, la Libertà, L’amore ce li hanno sempre presentati come concetti e il mondo continua a presentarceli come concetti: MA IN REALTA’ NON SONO CONCETTI: qui sta la vera rivoluzione e la vera fede.

      Capisco ovviamente che la decisione di credere senza evidenze sia personale e quindi non ha senso discutere su questo.

      Ma cosa vuol dire “evidenza”? Se “evidenza” vuol dire “prova scientifica”…. beh come ben sai anche in quelle c’è sempre il beneficio del dubbio. In sostanza non dovremmo credere a niente, neanche a fatto che noi esistiamo veramente…. la verità è che noi tutti crediamo a tantissime corse pur non avendo una “evidenza”.

      Potrei dimostrarti che anche la scienza si basa su una fede: la fiducia di poter sempre trovare un modello descrittivo per la realtà e un qualche esperimento che lo confermi o smentisca. Nessuno sa dire “perché” vi sia questa corrispondenza fra linguaggio umano (ad esempio quello matematico) e la realtà: questa “fede” non è “deducibile” razionalmente da nessuna cosa: semplicemente ci fidiamo della nostra esperienza: il principio mostra di funzionare, sembra aver sempre funzionato, perché dubitarne? E’ questa fede che spinge i ricercatori a continuare a fare ricerca… se non avessero questa speranza non avrebbe senso il loro lavoro. Anche a “monte” della scienza ci sono principi ultimi che non sappiamo spiegare fino in fondo… e che sembrano non discendere dalla ragione…. eppure…. ci “crediamo”! No?

      Ti invito a riflettere con molta attenzione e profondità al significato che tu attribuisci alla parola “evidenza”. Fammi un esempio di una cosa che sarebbe “evidente”… ?

      Uno dei grossi problemi della mentalità moderna è quella di equiparare la fede alle credenze: in effetti ci sono molte fedi e molti comportamenti di fedeli che appaiono come palesi credenze. Ma questo è perché si pongono in contrasto con la ragione. In questa mentalità si nega che la fede abbia uno statuto conoscitivo sulla realtà: non è così.

      La stessa visione razionalistica è in realtà un fideismo, perché non esiste nessuna asserzione proveniente dalla ragione secondo la quale tutto ciò che è vero è razionalisticamente indagabile: lo stesso teorema di Incompletezza di Godel ha smentito questa visione già in ambito matematico. E infatti non a caso Godel era un credente. Per poter sostenere questo principio della autosufficienza della ragione è necessario elevare questa asserzione a un assioma di fede, che è appunto fuori dalla ragione.

      Chi si affida alla sola ragione, in reatà ha già fatto una scelta “di fede” della quale non ha alcuna “evidenza” razionale: la fede viene sempre “prima”: sia che si crede, sia che non si crede. Ti invito a leggere con attenzione l’articolo di Stefano Fontana che ho segnalato sopra: è molto denso e va letto almeno un po’ di volte per capirlo davvero… ma è molto illuminante.

      Infine… non abbiamo davvero bisogno dei miracoli per credere in Dio o in Gesù. Essi semplicemente ci interrogano: interrogano tanto il credente quanto il non credente. Sono una specie di palestra in cui Dio, secondo me, vuole semplicemente ricordarci, imponendoci domande di un certo tipo, quel bisogno di assoluto che alberga nei nostri cuori. A ognuno la sua libera risposta.

      Grazie ancora per la tua disponibilità all’ascolto.

  4. Rispondo dopo un po’, fine settimana, eccetera…

    ” O tu forse reputi “ordinario” che tante persone guardando in cielo riferiscono poi che il sole si muove o che la pioggia si asciuga sui vestiti? Sono tutti pazzi? “fatto straordinario” non significa per forza miracolo, ma dire che a Fatima quel giorno non sia successo niente “di strano” mi pare decisamente contro la ragione. Non ti chiedo di riconoscere il miracolo, ma almeno di riconoscere la realtà: che qualcosa di strano, molto strano, quel giorno a Fatima è accaduto. Ti sembra questo contrario alla ragione?

    Ribalto la domanda. E allora i pazzi sono il resto del mondo? Gli osservatori solari che in quel giorno non si sono accorti di niente? Quelli che vivevano a X chilometri di distanza, e per cui non è successo nulla? Quelli che si trovavano nello stesso identico posto, e non hanno visto nulla? O è più facile che un gruppo di persone che si reca in un posto per assistere e qualche evento straordinario si convinca di avervi assistito? Mi pare un po’ una leggerezza chiamarla “la realtà”. La realtà è che un gruppo d persone ha dichiarato di aver visto qualcosa. Che poi questa cosa sia successa davvero, a insaputa del resto del mondo, mi permetto di affermare che non è la realtà, perché non è stata dimostrata. E che è più probabile che quelli che aspettavano un miracolo lo abbiano vissuto dentro le loro teste. Ripeto, “tante persone” avranno anche riferito una cosa, ma “tante persone” hanno anche riferito il contrario. Quindi contro la ragione a me sembra affidarsi alle testimonianze di gente che stava li per vedere qualcosa, e ha dichiarato di averlo visto, e scartare invece le testimonianze di chi ha dichiarato di non aver visto niente.

    Come ho detto, il resto erano opinioni mie, e prendo atto delle tue. Mi limito a commentare che:

    “Chi si affida alla sola ragione, in reatà ha già fatto una scelta “di fede” della quale non ha alcuna “evidenza” razionale: la fede viene sempre “prima”: sia che si crede, sia che non si crede”
    No. Fede vuol dire prendere per buono qualcosa senza sapere se questo qualcosa è valido. Razionalità è esattamente NON quello. Io non prendo nulla per “fede”, lo prendo per quello che si è dimostrato fino ad oggi. Se domani le cose cambiassero, accetterei questo fatto e prenderei per buona la “nuova versione”. Questa è la razionalità, che è precisamente la NON fede. Se domani apparisse Gesù dal cielo dicendo “Bon, è ora di fare un po’ di conti, qua”, accompagnato da chiari segni di “divinità”, dopo essermi fatto esaminare da un medico bravo e dopo aver visto la notizia sui vari media, io direi “Oh, guarda, avevo torto, esiste davvero, mi sono sbagliato”. Ma se domani apparisse Ganesh, con la sua testa di elefante, e dicesse “Allora, qua, avete tutti torto, avete due mesi per aggiornarvi e informarvi su di me, voglio altarini e offerte di latte e incenso, e buttate via quelle croci, che mi danno fastidio, sennò qua viene fuori un casino”, ho come la sensazione che tu non cambieresti idea tanto velocemente. Magari mi sbaglio, ma sono abbastanza sicuro che troveresti quelche spiegazione alternativa anche a questo. Perché tu hai già deciso a priori a cosa credere. Io no. Questa è la differenza fra fede e razionalità. La razionalità è semplicemente l’accettazione dell’evidenza.

    1. Non credo di essere in grado di risponderti senza ripetermi con cose già dette sopra.

      L’articolo che ho suggerito di leggere (ma intuisco che non è stato letto altrimenti gli argomenti sarebbero stati diversi) verte proprio su questo punto: la ragione non è in grado, da sola, di definire cosa essa stessa sia veramente. Con affermazioni del tipo “Questa è la razionalità, che è precisamente la NON fede” oppure “Razionalità è esattamente NON quello” non stai facendo affermazioni che discendono dalla ragione, ma sono una posizione “di fede”, o se preferisci il frutto di una certa visione filosofica del sapere, una visione posivista. La ragione da sola non è in grado di definire se stessa e cosa ci sia “al di la di essa”. Infatti queste tue affermazioni sono sentenziate in modo dogmatico (ad extra), senza argomentazione. Questo “ad-extra” non è altro che una posizione di fede, al pari di una qualunque altra. Ma questa è una evidente contraddizione perché in uno stesso sistema di pensiero dovrebbero coesistere sia una affermazione (si nega che la fede abbia statuto conoscitivo) che la sua negazione (si usa una posizione di fede per definire cosa sia la ragione). Da qui discende la necessità del “primato” della fede, che tu stesso con le tue parole, fai emergere come necessario.

      Penso proprio che il prossimo post lo dedicherò a chiarire i vari modelli circa questo rapporto ragione-fede.

      Grazie comunque per la tua partecipazione.

  5. La risposta è davvero semplice: perchè ci ama così tanto da voler preservare sempre, a tutti i costi, la nostra libertà di credere o non credere. Se compisse “miracoli impossibili“, come egli dice, allora tutti dovrebbero credere razionalisticamente: esattamente ciò che Dio non vuole. Credere ai miracoli (e di conseguenza a Dio) diverrebbe un obbligo, a meno di non voler passare pubblicamente per dei cretini: cosa ne sarebbe della fede? […] Dio non vuole obbligarci a credere. Vuole che crediamo con il cuore e che accettiamo questo credere come una grazia, non come conseguenza (solo) di un atto mentale o di un ragionamento. […] Noi cristiani […] crediamo in un Dio incarnato-crocefisso-risorto che ci ha creato liberi e che rispetta questa libertà, perché è un Dio fedele. […] Non c’è amore senza libertà. Un dio che facesse questi “miracoli impossibili”, come MedBunker li chiama, sarebbe un dio che non ama veramente, perché non darebbe libertà.

    Ho tre domande a proposito di questa posizione.

    (1) Perché Dio vuole preservare la fede? Perché convincere qualcuno (il non-credente o il mis-credente) di qualcosa di cui non sono fornite prove certe (l’esistenza di Dio, nel primo caso, o il fatto che Dio sia Gesù e non – per esempio – Allah, nel secondo) dovrebbe essere un atto positivo? Vedendola dall’altro lato, perché credere in qualcosa per fede – cioè in assenza di prove di ciò in cui si crede ma solo “con il cuore” e accettando questa fede “come grazia” – dovrebbe essere meritorio, talmente meritorio che preservare la possibilità di questo tipo di fede vale tutte le sofferenze che sarebbe possibile evitare con dei miracoli?

    (2) Se Dio vuole preservare a tutti i costi la nostra libertà di credere o non credere, ed evitare che qualcuno sia costretto a credere “per forza”, cioè che sia costretto a credere perché vi sono prove inoppugnabili di ciò in cui vorrebbe che credessimo, perché punisce nell’aldilà chi non ha creduto e che, secondo quanto affermi, intende rispettare? Se la mia libertà di non credere vale tutte le sofferenze che Dio potrebbe risparmiare all’umanità, perché poi viene punita con la sofferenza eterna? Possibile che Dio mi ami tanto da permettermi di non credere, ma poi mi punisca perché non ho creduto, dicendomi in anticipo che se non credo sarò punito? Che fine ha fatto la libertà per la quale tanti hanno sofferto?

    (3) Che differenza c’è tra un Dio che si limita a compiere “miracoli possibili”, cioè interviene nel mondo per guarire malattie che normalmente possono guarire “spontaneamente”, e un Dio che non esiste del tutto? Vedendola in un altro modo, in che modo l’insieme delle guarigioni “spontanee” è differente da quello delle guarigioni “miracolose ma possibili”?

    Dio non vuole miracoli certi: anche perchè non appena diverano certi non sono più miracoli perchè il criterio della certezza implica anche un rigore epistemico il quale farebbe a sua volta cadere l’argomento miracolistico. […] Un “vero miracolo” avrà sempre dei dubbi, oggettivamente. Un miracolo “epistemicamente accertato” non sarebbe più un miracolo.

    Qui credo ci sia una differenza “semantica”: un miracolo è un intervento divino che altera il corso naturale degli eventi in senso, solitamente, positivo; non richiede necessariamente che la divinità resti nascosta.

    E’ vero che le nostre conoscenze limitate della natura rendono difficile comprendere cosa sia naturale e cosa non lo sia, ma “miracoli realmente impossibili” sono quegli eventi (positivi) di cui non vi è traccia di ripetibilità. Ad esempio, la ricrescita completa, istantanea e perfetta di un arto.

    Mi ricorda la provocazione fatta a Gesù cui gli si chiedeva “dacci un segno dal cielo!” (Mc 8,10-13); oppure quando sotto la croce gli si diceva “Se è veramente il Figlio Dio scenda ora dalla Croce e gli crederemo!” (Mt 27,39-43). Allora, come oggi, sono tutti modi di chiedere “quel miracolo che pretendiamo noi” come condizione per poter credete, ma in realtà è una sottile arroganza. E’ un modo, infondo, di rifiutare la grazia e pretendere di dominare Dio, di porre noi le condizioni affinché poter credere: […]

    Facemmo un discorso simile anche a corredo di un mio vecchio articolo, http://uticense.blogspot.com/2010/09/perche-dio-non-guarisce-gli-amputati.html Perché Dio non guarisce gli amputati? Come ti dissi allora, la questione è differente.

    La domanda non è “se vuoi che io creda, dammi un segno”, ma “perché con tutti i segni che Dio sceglie di dare, non decide mai di darne uno di questo tipo”? Se Dio decide di ascoltare le domande di guarigione dai tumori, perché non decide mai di far ricrescere gli arti ad un amputato?

    L’articolo tocca altri temi interessanti, ma mi fermo qui perché altrimenti metterei troppa carne al fuoco.

    Un saluto

    1. Ciao e bentornato anche tu!

      (1). Perché Dio vuole preservare la fede?. E’ davvero un mistero grande, credimi. Non abbiamo risposte certe. E’ come chiedersi “Perchè ha creato il mondo?” Non poteva starsene per i fatti suoi? La risposta che normalmente si da a queste domande è “per amore” oppure “per donarsi” etc… così allo stesso modo la risposta alla prima domanda normalmente è “per avere una relazione libera con lui” oppure “perchè un Dio fatto di relazioni libere -cioè animate dalla libertà dell’amore- non può che desiderare questo”.

      (2). Mi pare che le tue domande presuppongano che chi non crede o non vuol credere debba andare all’inferno. Non è questo che insegna la Chiesa Cattolica, ne la Scrittura. Se non sei convinto di questo trovami la fonte e ne discutiamo. Non credere non è peccato, giacché credere è una grazia. E’ solo il rifiuto libero e cosciente di questa grazia (cioè il rinnegamento della fede, che è ben altra cosa!) che comporta -ma non è detto!- un peccato; ma nessuno può giudicare questo giacché è visibile solo nella coscienza (che è primo vicario di Cristo, cfr CCC 1778), che alberga nel tuo cuore, che solo Dio può vedere. Piuttosto il giudizio finale averà sulla base di altro, di quanto si è amato e non da quanto si è creduto (esemplari le parole di Gesù in Mt 7, in particolare vv. 20 e seguenti). Con una battuta io amo ripetere che i credenti rischiano l’inferno più dei non credenti: ma non è solo una battuta… ci sono valide ragioni per sostenere questo, ma non voglio dilungarmi.

      infine sul punto (3) e sulle altre osservazioni e domande, penso di averlo già spiegato sopra e anche a suo tempo nel post del tuo blog, che tu stesso hai segnalato, quindi evito di ripetermi.

      grazie ancora.

  6. Ciao,
    ho letto con molto interesse il tuo post ed i commenti successivi. Sono comunque rimasto allibito quando hai scritto “Esatto: avrebbe certamente dubbi. puoi star certo. Anzi fatti del genere sono anche davvero accaduti nelle camere mortuarie e sono ben documentati e senza parlare di miracolo”. Non ho mai sentito di casi del genere. Potresti gentilmente inviarmi qualche documento in rete che parla di cose del genere? Ti ringrazio molto.

    1. Ammetto di essere andato a memoria in quella citazione, ricordandomi di aver letto a proposito di persone vittime di morte apparente che si sono risvegliati in camera mortuaria. Ma potrei essermi sbagliato e comunque ammetto di non avere fonti sottomano. Non volevo però dare peso alla cosa: era solo un modo per dire che eventi “strani”, a volerli vedere ci sono pure… forse ho scelto l’esempio inadatto e sono stato superficiale nel farlo. Volevo solo dire che non tutti gli eventi “strani” necessariamente implicano il miracolo per la fede, cioè possono “non essere miracoli in modo certo per la fede” anche se rimangono inspiegabili scientificamente: questo è un punto molto importante, spesso ignorato; il miracolo rimane un qualcosa di sostanzialmente diverso da un evento eccezionale in se.
      Grazie a te.

Rispondi a Alexandre Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *