Attivissima sleale intolleranza

risposta a Paolo Attivissimo su cosa sia la vera tolleranza.

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Rispondo direttamente a Paolo Attivissimo (giornalista informatico anti-bufala, anti-complottista e anti-ufologo e -aggiungo io- decisamente scientista) per via del suo post recente, che segnala e commenta questo articolo.

Qualcuno accuserebbe forse di oscurantismo una sezione di partito -diciamo rifondazione comunista- che negasse la richiesta d’uso di suoi locali per pubblicizzare idee neo-liberali?

Qualcuno accuserebbe forse di intolleranza un imam che dicesse no all’uso dei locali della moschea per presentare un libro che mette in cattiva luce il Corano?

Qualcuno accuserebbe forse di bigottismo Paolo Attivissimo se dicesse “no” a un ufologo che vuole scrivere nel suo blog?

Nessuno, ovviamente: tutti ammettono che questi rifiuti non sarebbero altro che la giusta misura della coerenza.

Ma ecco che se una parrocchia osa opporsi che una nota atea militante venga dato megafono alle proprie idee usando spazi su cui la parrocchia vanta dei diritti, allora tutti sono autorizzati ad accusare di oscurantismo, intolleranza e bigottismo. E hanno anche gli applausi di molti! Strano.

Perché questa curiosa differenza? Si spiega proprio con l’intolleranza, dettata dal pregiudizio nei confronti dei cattolici per i quali non vale la regola che vale per tutti, ma proprio perché cattolici sono già etichettati come intolleranti, bigotti e oscurantisti, a priori e a prescindere.

Tolleranza: parola magica, ma oggi violentata e svilita. Siamo talmente abituati a riempirci la bocca di tante belle parole, che finiamo per perdere, e non riflettere più, su quale sia il loro senso autentico e profondo.

Infatti essere tollerante non significa che io debba darti il mio megafono per dare voce alle tue idee, addirittura e proprio quando queste siano contrarie alle mie! Significa invece che devo ascoltarle ed entrare in dialogo, eventualmente anche con disponibilità a cambiare idea, usando solo le mie di idee come contro-arma. La pretesa, invece, che io debba in nome della tolleranza, metterti a disposizione i miei mezzi, cioè addirittura favorirti, è un falso e distorto modo di intendere la tolleranza.

Anzi, è decisamente intollerante pretendere che io debba rinunciare a questi miei spazi, ai miei mezzi, ai miei diritti, alle mie cose, per concorrere a favorire idee a me contrarie! Ed è decisamente sleale accusare proprio di intolleranza chi non lo fa!

Quindi non solo respingo l’accusa di intolleranza, ma la rivolto contro, aggiungendo anche l’accusa di slealtà.

Ma è possibile che in tutto S. Pietro di Mezzolombardo non ci sia un’ altro spazio per fare questo evento? Non voglio accusare, perché non conosco i dettagli, ma la vicenda mi puzza molto di provocazione studiata a tavolino… magari visto che Paolo Attivissimo è giornalista potrà indagare meglio…

Come cattolico comincio a essere stanco di sentirmi preso per il naso in questo modo. Le persone che vogliono davvero dialogare lo facciano nel merito delle cose e con le giuste pretese, e non organizzando queste astute provocazioni per poi lasciare che si spari a zero con parole ad effetto.

Fossi stata la parrocchia avrei anche lasciato correre, per non accettare la provocazione, ma avrei messo in chiaro che di questo si tratta: perché non è un incontro qualunque, ma la presentazione di un libro, che per sua natura è un evento propagandistico, non un dibattito. Non mi sarei mai bevuta la storia di avere qualche obbligo morale a dire di “si”, anzi è davvero fastidioso che venga insinuato questo: mi batto per la giustizia, per la libertà, per la vera tolleranza, per i diritti dei cattolici, che sono poi i diritti di tutti.

Viva la libertà! Viva la tolleranza -quella vera- !

PS:

Stimo molto Paolo Attivissimo (è fra i blogroll qui) ma devo dire che anche lui, quando si tratta di religione, non riesce a mantenere la calma: gli si offusca la ragione e sbrodola mediocremente tutti i suoi pregiudizi antireligiosi. E “religione”, si sa, in italiano è sinonimo di cattolicesimo. A ognuno le sue debolezze. E’ veramente ironico che queste persone si definiscano difensori e paladini della scienza, che insegna proprio a combattere i pregiudizi. Magari non si sono ancora accorti che hanno ridotto la scienza a idolo…

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    troppo lungopoco chiaronon ci avevo mai pensato
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    5 pensieri riguardo “Attivissima sleale intolleranza”

    1. Considerato che si trattava di un’occasione di confronto (la Hack non andava a fare lezione di ateismo, presentava un libro), penso che si sia trattato di un episodio di oscurantismo.

      Senza contare che il teatro è stato ristrutturato con denaro pubblico, e che dunque del denaro pubblico è stato usato per una struttura il cui uso non è “pubblico”.

      Saluti

      1. Non era affatto una occasione di confronto: non era una tavola rotonda, ne un convegno ad invito; la presentazione di un libro è sempre un evento “di parte”, anche se è possibile “dialogare” o intervistare l’autore, se presente. E questa “parte” non è neutra: è sempre dalla parte del libro e del suo autore, chiunque esso sia.

        Non si è mai visto qualcuno che sia impegnato in certe idee propagandare libri di verso contrario.

        Se uno accoglie la presentazione di un libro a casa sua vuol dire che lo apprezza e ne condivide la visione (a meno che non si tratti di spazi particolari, ad esempio nei locali di una casa editrice “grande” tipo mondadori o feltrinelli che anche se hanno orientamenti ideologici, pubblicano di fatto libri di diversa estrazione ideologica; ma in questo caso stiamo parlando di entità che fanno impresa ed è un’altro discorso…).

        Sull’uso del denaro pubblico si potrebbe discutere a lungo, ma esula completamente dalla questione affrontata.

        Grazie per il tuo commento.

    2. Con rammarico prendo atto che Paolo Attivissimo non intende rispondere ne al mio commento sul suo blog, ne a questo blog ne assumersi la responsabilità della pesantezza delle parole da lui usate.

      Strano: perchè nel suo blog sembra aver risposto in modo molto partecipato anche a osservazioni tutto sommato secondarie.
      La mia invece, che è integrale e totale, è stata ignorata.

      Peccato: in questo modo da la pessima impressione di voler gettare il sasso e nascondere la mano, il che non è molto professionale per un giornalista che fa della ragione e della razionalità la sua bandiera principale (ironia della sorte questo è proprio uno dei comportamenti da lui giustamente denunciati da parte dei confronti dei venditori di bufale).

    3. “Sull’uso del denaro pubblico si potrebbe discutere a lungo, ma esula completamente dalla questione affrontata.”

      E invece la questione è tutta lì, a mio avviso. Infatti, è pacifico che qualsiasi organizzazione o associazione costituita da privati cittadini non è tenuta a favorire voci dissonanti, distanti dalla propria visione del mondo (diritto negativo). In particolare, nel caso di una contrapposizione tra due parti distinte, nessuna ha l’obbligo di farsi carico, anche solo parzialmente, della divulgazione delle opinioni della posizione opposta, sussistendo solo i divieto di impedire alla parte avversa di manifestare il proprio pensiero, con un’azione attiva, nell’ambito di spazi comuni.

      Detto questo, e ritornando al caso specifico, va da sé che il discorso può avere senso solo se si ragiona sulla destinazione del luogo in cui si sarebbe dovuto tenere l’evento e, più in generale, sull’opportunità o meno di erogare soldi pubblici a gruppi che intendono fornire un servizio pubblico parziale, sottoscrivendo patti per certi versi ambigui.

      Tutti gli altri discorsi su autogol, giudizi morali non mi interessano e dovrebbero essere ,per tutti, marginali. Io a casa, oltre a quelli che interessano a me, ho libri di religione, di credenti, ma non mi viene l’istinto di stigmatizzare il credente che non abbia letto nemmeno un libro in cui un ateo mette in discussione l’esistenza di Dio. Al massimo, posso pensare che egli abbia perso qualche opportunità di conoscenza in più.

      Saluti

    4. Proprio perché è possibile dialogare con l’autore, porgli domande e chiedergli conto delle sue posizioni, si tratta di un’occasione di confronto. La Hack non sarebbe andata lì a fare una “lectio magistralis”.

      Sull’uso del denaro pubblico si posso dire tante cose. Per esempio, che se ricorri ai soldi pubblici, dovresti essere vincolato ad ispirarti a principi laici, come la libertà di parola.

      Buone cose.

      P.S.: mi pare che Attivissimo ti abbia risposto nel suo post.

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