Articolo 1: «popolo sovrano»? oppure «la sovranità appartiene al popolo»?

A valle della discussione del post precedente la discussione è proseguita in modo molto fruttuoso andando a toccare argomenti profondi. Qui riporto una riflessione che vale la pena conservare circa il significato dell’articolo 1 della nostra amata Costituzione e il senso della parola Patria.

Si sente dire spesso che il «popolo è sovrano», ma veramente la Costituzione italiana recita questo? Leggiamo bene l’Articolo 1 con attenzione: dice una cosa un tantino diversa: che la «sovranità appartiene al popolo», non che il «popolo è sovrano».

Sembra la stessa cosa, ma non lo è affatto.

«popolo sovrano»

Dire che il popolo è sovrano sottintendente che prima è costituito un popolo (quello italiano, per esempio) e poi gli viene attribuita una certa qualità, cioè la sovranità, che viene attribuita successivamente, a posteriori. Questo modello esclude la persona a favore del popolo.
Cioè il popolo secondo questa interpretazione verrebbe prima, esso pre-esiste alla sovranità ed è questa che viene “appiccicata al concetto di popolo”. In questa interpretazione quindi non si può avere sovranità se non hai prima un popolo.

E’ una trappola perchè rischia di fare sia del popolo che della sovranità una ideologia. Infatti i “sovranisti alla Salvini/Meloni“, per intenderci, lo declinano proprio così; infatti i loro slogan non citano mai correttamente l’Art. 1, ma lo deformano – forse inconsciamente? – secondo i loro desideri (egoici): che il popolo sarebbe davvero sovrano. Ma è una trappola semantica.

Ma le parole pesano, come macigni!

«la sovranità appartiene al popolo»

Dire invece che “la sovranità appartiene al popolo” vuol dire che il popolo viene dopo la sovranità: in sostanzia prima siamo sovrani (di noi stessi in primo luogo) e poi proprio perché siamo sovrani allora possiamo essere anche popolo. Non il contrario, altrimenti come possiamo essere popolo, se prima non siamo sovrani?

Sembra una sfumatura, un gioco di parole o questione di lana caprina: ma è tutta li la questione.

In realtà il federalismo da un lato attacca radicalmente il concetto di sovranità, intenso nel senso di essere legato a un certo popolo (uno certo Stato Nazionale, etc..) ma è per liberare integralmente invece la vera sovranità alla dimensione giusta: innanzitutto quella della persona, dell’essere. La persona non è al servizio di un popolo (come nelle ideologie del secolo passato) ma il contrario: è il popolo che è fatto da persone, che essendo sovrane esprimo una sovranità dentro questo popolo, anzi è proprio grazie ad essa che il popolo esiste. Insomma in ultima analisi:

il popolo esiste perchè l’uomo è sovrano, non è la sovranità ad esistere perchè c’è il popolo.

In questo modo il “popolo” (che appunto viene dopo, non prima) può essere quello Italiano, certo, ma può anche essere quello Europeo, o quello mondiale o semplicemente quello della tua città o del tuo quartiere. Insomma “Cesare”, per dirlo in termini evangelici, non è richiuso in una scatola preconfezionata e immutabile. Il proprio essere romano o livornese o palermitano o italiano non esclude l’essere anche Europeo. E allora se appartieni a più popoli (in senso verticale, non orizzontale) è ovvio che la sovranità appartiene a tutti questi popoli perchè sono tutti parte della propria “polis-identità“.

Infatti la sovranità non necessita di nessuno popolo in particolare: la sovranità è all’origine: “esiste” già in principio. Questo è un’ aspetto cruciale e importante che io ho imparato a discernere proprio all’interno del Movimento Federalista. Da questo punto di vista il federalismo è massimamente “sovranista” in un certo senso: perchè toglie la sovranità dalla logica dello Stato, o della città, o anche fosse quella Europea in quanto nessuna di queste realtà la esprime pienamente; proprio perchè questa pienezza si realizza (“incarna”, è il caso di dire) solo nella Persona.

ideologie (ed ego) sotto scacco

Il federalismo toglie sia alla “sovranità” sia al “popolo” le deformazioni ideologiche, a favore della Persona mettendola al centro e all’origine sia della sovranità sia del popolo.

Finora il migliore modello che abbiamo trovato per esprimere questo collegamento fra sovranità verso il popolo (e non dal popolo verso la sovranità!) è il sistema democratico in cui tutti noi crediamo, pur coscienti dei tanti limiti che ha.

Il federalismo non professa la sostituzione della sovranità o il suo passaggio di essa da una dimensione nazionale a quella sovranazionale ma la sua espansione, la sua dilatazione. Non vogliamo un super-stato Europeo che sostituisce quelli nazionali, ma che li supera senza negarli e mantenendone la propria identità. Per cui si parla di “sovranità condivisa” fra stato nazionale e stato federale. Un recente slogan federalista (non primo di ambiguità) reclamava la “sovranità europea“: potrebbe far sembrare che questa vada a sostituisce quella nazionale, in realtà la integra soltanto. E forse questo potrà anche avvenire un giorno in una ipotetica federazione mondiale (che non è federazione di stati, ma federazione di federazioni).
Tutte queste dimensioni infatti sono parte di ogni singolo uomo, sono tutte popolo e il popolo è fatto da persone.

Dunque è la sovranità ad appartenere al popolo, come recita saggiamente la nostra Costituzione, non il popolo ad essere sovrano. E se i popoli che sono dentro le nostre anime sono tanti, allora tante sono le nostre sovranità. Ognuna di esse è una forma esteriore (politica) che sia pure italiana, europea, etc…  espressione della vera autentica sovranità interiore e personale, che è poi la dimensione spirituale.

Da questo punto di vista il federalismo non ha tendenze falsamente messianiche (al contrario delle ideologie del secolo scorso: pensiamo ad esempio al Comunismo che imita in tutto termini specificamente cristiani) perchè la vera sovranità è quella che appartiene all’uomo e a lui soltanto. In questo senso il federalismo da a Cesare quello che è di Cesare il quale non ha diritto a monopolizzare o ideologizzare la sovranità rubandola alla persona, bensì essere al suo servizio, al servizio dell’uomo. Insomma l’incarnazione non è in un popolo (soggetto reale ma non esente da rischi ideologici) ma è nella Persona! Questo si è autentico messianismo, anche da una prospettiva diciamo apocalittica nel senso di storicamente rivelatoria.

E diciamo anche che è un chiaro segno della Nuova Umanità nascente.

Suona meglio messo così ? Sono sicuro di si….

Una patria o molte patrie?

Dante chiamava “Patria” la sua Firenze, oggi chiamiamo patria lo stato nazionale. Ma il termine patria non è forse desueto e logoro? Esso rimanda a un tipo di sovranità inteso in senso esclusivo, escludente: la patria è sempre e solo una e in genere vuole essere la sola. E’ gelosa la patria. perchè quando chiama, chiama alla guerra, al confronto violento con l’altro. Ed esige fedeltà assoluta. D’altra parte le patrie moderne si sono massacrate nel nome della sovranità e il diritto di calpestare le altre patrie, cioè degli altri uomini che non sono considerati suoi figli, ma estranei; non diversamente dai comuni medioevali italiani, penso a Siena, Firenze, Arezzo che non ci andavano certo teneri al tempo di Dante! Sempre patrie erano.

Tutto questo avviene solo perchè una singola persona afferisce a una e una sola patria la quale monopolizza la sovranità tutta per se, quando invece essa appartiene in realtà alla Persona. Quando la patria è unica tenderà sempre a chiedere tutto: fino al sangue.

Il federalismo invita invece a pensare non alla “patria” ma alle “patrie”, che afferiscono contemporaneamente e da più direzioni a ogni singola persona, mettendo così all’angolo ogni pretesa assolutistica sulle nostre vite senza che possa più reclamare la nostra libertà come sacrifico supremo, carne da macello di epoche passate.

Se diamo infatti a “ogni patria” ciò che gli le è dovuto, e solo quello, allora stiamo dando “a ogni Cesare” ciò che è suo, senza che nessuno pretenda troppo; soprattutto il nostro sangue. Qui anche la costituzione italiana, pure se molto bella, non è esente da antichi retaggi (articolo 52: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino” che presuppone il sacrificio del singolo al servizio della Patria, e non le patrie al servizio dell’uomo). Tutto questo solo perchè la patria si concepisce “sovrana in senso assoluto“. In un mondo invece dove ogni cittadino ha molte patrie, come il federalismo professa, e dove nessuna patria si auto-intesta il monopolio del patriottismo, nessuna di esse può reclamare il diritto al suo sangue, come tutte le Patrie del passato hanno fatto con violenza e minacce di morte ai propri sudditi e cittadini se si rifiutavano. Per spingere a massacrarsi le varie patrie hanno così inventato ideologie, miti, dottrine, non esentando certo la religione, spesso fedele e paradossale alleata. Il federalismo vuole arrivare proprio a questo: che nessuna Patria possa più fare questo perchè è il diritto stesso a impedirglielo. Non è un processo solo che riguarda le istituzioni, ma un processo soprattutto umano. In sostanza che ogni patria impari che nessuno cittadino è mai “tutto per se“, ma che appartiene innanzitutto a lui stesso e, secondariamente, ad altre patrie con i loro diritti propri.

La patria deve dunque spegnere il proprio fondamento egoico ed entrare in un gioco relazionale, con le altre patrie: è negato il principio di separazione origine di ogni violenza; proprio come nelle persona umana la Patria, per essere davvero tale, deve riconoscere la dignità e i diritti delle altre Patrie; è anche questo un pezzo della Nuova Umanità Nascente.

Per uomini nuovi del XXI secolo ci vogliono idee nuove.
Vino nuovo in otri nuovi.

PS: alcuni refusi e contenuti sono stati aggiornati dopo la pubblicazione, al solo scopo chiarificatore.

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