30 luglio 2006

Generazioni assuefatte dalla guerra

La strage di Cana. 60 morti di cui molti bambini.
Perchè?
La risposta è incredibilmente semplice; basta raccogliere nelle news alcune ultime dichiarazioni.
L'ambasciatore israeliano:
«Terribile, ma Cana era un covo di Hezbollah»
Peretz (Premio Nobel per la pace!)
«Civili usati come scudi umani»
Il ministero degli Esteri israeliano:
«Israele esprime il suo rammarico per la morte di civili innocenti. Non vogliamo che dei civili siano coinvolti nella guerra tra Israele e Hezbollah»

Mi chiedo come è possibile una tale ipocrisia. Non solo. Fosse solo quella, sarebbe cosa tipica di tutta la politica. Ma qui c'è decisamente qualcosa di più, che non va. Supponiamo che fosse vero che Hezbollah si faccia scudo dei civili, come dicono. Foss'anche così, sarebbe una giustificazione procedere in questo senso ?

E' come dire che "se devo giustiziare due assassini in mezzo a cento sospettati, e non riesco a scovarli, giustizio tutti e cento e faccio prima. E' più facile". Semplicemente assurdo. Al di la di ogni limite. Di ogni comprensione.

Qui c'è una barbarie profonda, così profonda che non si esprime tanto nel numero di morti che contiamo in questi giorni e nel modo in cui vengono uccisi, si esprime in ciò che un governo così detto democratico (ma forse invece dobbiamo meditare sul significato di questa parola) reputa ammissibile e cosa non reputa ammissibile (forse nulla?). Il discrimine. Il Limite. Ciò che è concesso da ciò che non è concesso. La massima misura cuì è possibile spingersi.

In tal senso la giustificazione "ma Cana era un covo di Hezbollah" non è una scusante, ma un'aggravante. Che mette in primo piano il ragionamento perverso, profondo e radicato del malessere di una società assuefatta dalla guerra e dalla violenza. La guerra, da quelle parti, serve anche ai politici a far carriera.

In Europa abbiamo conosciuto molte guerre. Tremende e terribili, ma sono tutte finite. Nel tempo sono ricominciate e poi terminate ancora. Questo alternarsi di guerra e pace ha fatto si che si concepisse la guerra come una parentesi, pur difficile, della storia. Le generazioni hanno vissuto periodi di guerra, ma anche periodi di pace. Questo ha portato a concepire lo "stato di guerra" come eccezzionale e provvisorio nella nostra società.
Li è diverso: una guerra ininterrotta da 50 anni. Dall'anno zero (1948) fino a oggi, generazioni di persone hanno vissuto solo uno stato di guerra, nonostante molti conducano una vita "normale" lavorando, accompagnando i figli a scuola, oppure giocare a calcio o andare in bicicletta... il tutto con tragica assuefazione, fra una chiamata alle armi e un'altra. Fra un turno da riservista e un'altro.

Le nuove generazioni sono cresciute con la guerra. I loro nonni hanno fatto la guerra. I loro padri hanno fatto la guerra, è quindi normale che anche loro facciano la guerra: questa è la condizione di un mio coetaneo (e coetanea!), trentenne.

Nessun Europeo, per nessuna ragione, può comprendere ne accettare una tale concezione della realtà, della guerra, della politica, anche in un contesto di quel tipo.

Purtroppo, bisogna dirlo e mi raddolora: questo alimenta anche un certo tipo di antisemitismo e antisionismo nel vecchio continente, anche se non ne è la causa. Sopratutto il primo dei due, che ha radici buie, vergognose e lontante.

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1 Commenti:

Alle 30 luglio, 2006 23:08 , Anonymous Anonimo ha detto...

"I vecchi moriranno ...
...e i giovani dimenticheranno" (David Ben Gurion)



"Ogni volta che facciamo qualcosa, mi dici che l'America fara' questo e fara' quello ... Voglio dirtelo molto chiaramente. Non preoccuparti delle pressioni americane su Israele. Noi, il popolo ebraico, controlliamo l'America, e gli americani lo sanno". [Ariel Sharon a Shimon Peres, 3 ottobre 2001, riportato da Kol Israel Radio]


"Quando Sadat mi disse che per gli arabi la terra e' sacra, cio' mi rese invidioso. E a volte sono invidioso di come i palestinesi sono capaci di portare avanti una posizione senza alcun dubbio. Ma ci sono anche altre cose che mi rendono invidioso. Le diro' una cosa: anni fa, guardavo un gruppo di operai palestinesi seduti in circolo per mangiare e, ognuno di essi, aveva posto al centro il suo pranzo, quello portato da casa. Erano tutti seduti insieme e mangiavano ciascuno da qui e da li', senza limitazioni. Noi, al loro posto, ci saremmo seduti ognuno per conto suo a mangiare ciascuno il proprio cibo. Quando li vedevo, provavo invidia. Sia per la cultura del mangiare che per quella della limitazione. Come individui, gli ebrei hanno uno straordinario talento. Ma come nazione non darei loro un voto molto alto". [Ariel Sharon, intervistato da Ari Shavit, 15 aprile 2001]



"Quando avremo preso la loro terra, tutto cio' che gli arabi potranno fare e' correre come scarafaggi impazziti in bottiglia" [Raphael Eitan, Capo di Stato Maggiore israeliano, New York Times, 14 aprile 1983]



"Dovremo uccidere tutti i palestinesi a meno che non si rassegnino a vivere qui come schiavi" [Presidente Heilbrun della Commissione per la rielezione del generale Shlomo Lahat a sindaco di Tel Aviv, ottobre 1983]



"Non conosco nulla che si chiami "Principi Internazionali". Giuro che sono pronto a bruciare ogni bambino palestinese che nasca in quest'area. Le donne e i bambini sono piu' pericolosi degli uomini, perche' l'esistenza dei bambini palestinesi indica che le generazioni vanno avanti. Gli uomini causano pericolo limitato". [Ariel Sharon, in un'intervista con il generale Ouze Merham, 1956]



"I palestinesi sono come coccodrilli, piu' gli dai carne, piu' ne vogliono" [Ehud Barak, primo ministro israeliano all'epoca - 28 Agosto 2000, riportato dal Jerusalem Post del 30 agosto 2000]



"Gli accordi di Oslo sono molto importanti per i palestinesi, dal momento che e' l'unico documento ufficiale che possiedono. Noi ne abbiamo un altro, molto piu' vecchio ... la Bibbia". [Ariel Sharon, in un discorso ad un simposio a Washington, 8 maggio 1998]



"E' dovere dei leaders israeliani spiegare alla pubblica opinione, chiaramente e coraggiosamente, un certo numero di fatti che, col tempo, sono stati dimenticati. Il primo di questi e' che che non ci sarebbe stato sionismo, colonizzazione o stato ebraico senza l'espulsione degli arabi e l'espropriazione delle loro terre". [Yoram Bar Porath, Yediot Aharonot, 14 luglio 1972]



"Ridurremo la popolazione araba ad una comunita' di taglialegna e camerieri" [La descrizione della conquista di Lydda da parte di Yitzak Rabin, dopo l'adempimento del piano Dalet - Uri Lubrani, consigliere speciale di Ben Gurion sugli affari arabi, 1960. Da "Gli arabi d'Israele", di Sabri Jiryas]



"Dovremo usare il terrore, l'assassinio, l'intimidazione, la confisca delle terre ed il taglio di tutti i servizi sociali per liberarci della popolazione palestinese in Galilea" [Israel Koenig, "Il Memorandum di Koenig]



"Tra di noi deve essere ben chiaro che non vi e' spazio, in questo paese per entrambi i popoli ... non c'e' scelta se non quella di "trasferire" gli arabi nei paesi circostanti, trasferirli tutti; nessun villaggio dovra' essere lasciato" [Yosef Weitz, dello Jewish National Fund, prologo del diario, 1940]



"Non esiste nulla che si possa chiamare palestinesi, non sono mai esistiti" [Golda Meir, primo ministro israeliano, 15 giugno 1969]



"Incoraggeremo la popolazione povera a oltrepassare la frontiera negando loro l'impiego ... Il processo di espropriazione e quello della rimozione della fascia povera dovranno essere condotti con discrezione e circospezione". [Theodor Herzl, fondatore del movimento sionista, parlando dei palestinesi, Diari Completi, prologo, 12 giugno 1895]



"I palestinesi sono bestie a due gambe" [Menahem Begin, discorso alla Knesset, citato da Amnon Kapeliouk, "Begin e le bestie", New Statesman, 25 giugno 1982]



"Dovremo prepararci ad andare all'offensiva. Il nostro obiettivo e' schiacciare Libano, Transgiordania e Siria. Il punto debole e' il Libano, perche' il regime musulmano e' artificiale e cadra' facilmente. Vi insedieremo un governo cristiano, e dunque schiacceremo la Legione araba, elimineremo la Transgiordania, e cosi' anche la Siria cadra'. Quindi ci muoveremo verso Port Said, Alessandria ed il Sinai". [Davide Ben Gurion, maggio 1948 allo Staff Generale]



"Dovremo fare di tutto per evitare che essi [i profughi palestinesi] tornino" [Davide Ben Gurion, nel suo diario, 18 luglio 1948, citato da Michael Bar Zohar]



"Dichiariamo apertamente che gli arabi non hanno alcun diritto di stare su un solo centimetro di Eretz Israel ... La forza e' tutto quello che comprendono. Useremo la massima forza, affinche' i palestinesi non vengano da noi in ginocchio". [Raphael Eitan, Capo di Stato Maggiore israeliano, a Gad Becker, Yediot Aharonot, 13 aprile 1983, New York Times, 14 aprile 1983]



"Dovete correre e muovervi, e prendere ogni collina che potete. Perche' tutto cio' che prenderemo sara' nostro, tutto cio' che non prenderemo sara' loro". [Ariel Sharon, discorso ad una delegazione di coloni, estate 2000, riportato da Ha'aretz)



"A chi dovremmo ridare i territori occupati? Non c'e' nessuno a cui restituirli" [Golda Meir, 8 marzo 1969]



"Vorrei fare un'estensione della cosiddetta "logica" di Benny Morris [G2, 3 ottobre], il quale ha affermato che, se la pulizia etnica dei palestinesi fosse stata completa nel 1948, oggi ci sarebbe pace in Medioriente. Se il programma nazista di soluzione finale del problema ebraico fosse stato completo, di certo oggi ci sarebbe pace in Palestina" [Professor Baruch Kimmerling, Hebrew University, Gerusalemme]



"Se fossi un leader arabo, non firmerei nessun accordo con Israele. E' normale: abbiamo preso il loro paese. E' vero, Dio ce lo aveva promesso, ma questo a loro cosa importa? Il nostro Dio non e' il loro. C'e' stato l'anti-semitismo, i nazisti, Hitler, Auschwitz, ma e' stata colpa loro? Essi vedono una sola cosa: siamo venuti ed abbiamo preso il loro paese. Perche' dovrebbero accettarlo?" [Davide Ben Gurion, citato da Nahum Goldmann in "Il Paradosso Ebraico"]



"I villaggi ebraici furono costruiti al posto di quelli arabi. Voi non conoscete il nome di questi villaggi e non ve ne faccio una colpa, perche' i libri di geografia non esistono piu'. Non solo non esistono piu' i libri, ma non esistono piu' nemmeno i villaggi. Nahlal sorse al posto di Mahlul; Kibbutz Gvat al posto di Jibta; Kibbutz Sarid al posto di Huneifis; e Kefar Yehushua al posto di Tel al-Shuman. Non c'e' un solo posto in questo paese che non avesse una precedente popolazione araba". [Moshe Dayan, discorso al Technion di Haifa, riportato da Ha'aretz, 4 aprile 1960

 

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